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CRISTIANESIMO O RICCHEZZA
Perché un cristiano non può essere ricco


di Pelagio

a cura di Anna Maria Sciacca

Editore Castelvecchi, 2016
pp. 96, € 13.50



Monaco, teologo, oratore, spirito indipendente all’interno del variopinto universo cristiano a cavallo fra il IV e il V secolo, Pelagio elabora una visione personale del modo in cui un vero credente dovrebbe vivere, basato su un rigoroso ascetismo pratico e morale. Il breve scritto sulla ricchezza, che anticipa le più ampie riflessioni sul libero arbitrio e sulla natura, esprime in maniera chiara e radicale l’idea ascetica di Pelagio: il cristiano non solo non deve desiderare di arricchirsi ma. se nascesse ricco o gli toccasse una cospicua eredità, dovrebbe liberarsene senza remore, donando tutto ai poveri. Tale è l’incompatibilità tra cristianesimo e ricchezza da non permettere neanche il minimo contatto del credente con beni e proprietà, perché è impossibile per quella via giungere al Regno dei Cieli.

Pelagio
(Britannia, 360 – Palestina, 420) Monaco e teologo bretone, vive a Roma distinguendosi per la grande cultura e le idee originali e radicali in materia di ascetismo religioso. Dopo il Sacco della città nel 410, fugge con l’amico Celestio prima a Ippona e poi a Cartagine, dove elabora una versione definitiva della sua dottrina. Negatore della trasmissione del peccato originale e dell’intervento salvifico della grazia, il pelagianesimo viene combattuto da sant’Agostino e infine condannato nel concilio di Cartagine del 418.



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