Koinonia Febbraio 2024


IN RICORDO DELL’OPERA DI P. ALBERTO SIMONI

 

Conoscevo padre Alberto Simoni, dell’Ordine domenicano dei predicatori, “solo” da poco più di vent’anni, da quando una mia collega, la cara Anna Tovini, mi invitò a una riunione di Koinonia. L’associazione che portava questo bellissimo nome era stata fondata da padre Alberto all’inizio degli anni ’70, nel clima pieno di fervore del post-concilio, quando elaborò, a Querceto, vicino a Firenze, insieme al confratello Aldo Tarquini, un progetto di vita religiosa che, fuori dalle strutture conventuali e parrocchiali, mettesse in contatto più diretto con la realtà umana. Presto all’associazione si affiancò una rivista dallo stesso nome che, proprio l’anno scorso, ha festeggiato i 47 anni di vita.

Forse non tutti sanno che p.Alberto, di origine ciociara, aveva studiato negli anni ’50 proprio a Pistoia, dove poi era tornato nel 1969, dopo l‘ordinazione sacerdotale e dopo aver completato i suoi studi a Roma. Ha vissuto le sue prime esperienze pastorali a Firenze, in Santa Maria Novella, nel periodo in cui il “caso Isolotto” creava nella Chiesa un clima di forte contrasto. Osservatore attento della vita ecclesiale, si rese disponibile a cogliere gli elementi di novità che la vicenda presentava e le possibili vie di soluzione.  Con entusiasmo e passione seguì le vicende del Concilio Vaticano II, lui grande ammiratore e seguace dei padri domenicani francesi Marie-Dominique Chenu e Yves Congar, che furono tra i più validi animatori delle attività conciliari. E il Concilio è rimasto per tutta la vita la stella polare del suo lavoro. Non si rassegnava al fatto che, dopo i primi anni di sperimentazioni entusiaste, la Chiesa si fosse come ripiegata su se stessa, quasi spaventata da un così impetuoso rinnovamento e fosse tornata alla più sicura “tradizione”. Quando, dopo 50 anni, arrivò papa Francesco, lo salutò con gioia, ma si lamentava perché gran parte della Chiesa era ormai incapace di seguirlo nei suoi slanci evangelici. Non era mai contento (alcuni lo trovavano il suo limite), ma poteva dare questa impressione perché voleva che la sua Chiesa reagisse alla deriva che la portava sempre più all’insignificanza nella società moderna e tornasse a illuminare il mondo in tempi che diventavano sempre più oscuri e in cui era sempre più pressante il bisogno della parola evangelica nella sua autenticità.

L’esperienza di Querceto finì nel 1988, ma non così la vita dell’associazione e della rivista, sempre animate dall’attività instancabile di p.Alberto. Trasferito al convento di San Marco, fu eletto priore l’anno dopo, fino al 1992 e poi a Pistoia dove pure divenne priore dal 1996 al 1999. Quando nel 2018 fu trasferito da Pistoia al convento di san Domenico di Fiesole, volle rimanere in contatto con gli amici della diocesi pistoiese, mettendo on line la rubrica “...in altre parole” in cui ogni settimana commentava i testi liturgici della domenica seguente, cosa che fece fino a quindici giorni prima di morire. Inoltre, quando un avvenimento di rilievo, non solo in campo ecclesiale, sollecitava la sua attenzione, spediva anche un Forum in cui univa commenti suoi a quelli di amici competenti tra i numerosissimi che si era fatto in tanti anni.

Essendomi negli ultimi anni trasferita da Pistoia a Fiesole per motivi familiari, lo vedevo abbastanza spesso. Mi portava in giro per il convento ad ammirare i capolavori del Beato Angelico; tra gli altri, nella sala del Capitolo, un gigantesco crocifisso ai cui piedi la sua salma ha riposato per due giorni, prima del funerale. I suoi confratelli hanno scelto proprio bene decidendo di fare lì la camera ardente, perché Gesù crocifisso è stato veramente l’ispiratore di tutta la sua vita e nessuna fatica o sacrificio l’hanno mai fatto indietreggiare o esitare nella sua attività profetica: veramente egli non taceva quando si trattava di proclamare la parola del vangelo. Ricordo con commozione come mi veniva incontro a braccia aperte nel grande corridoio buio e spoglio del convento, illuminandolo tutto col suo calore e la sua cordialità. Sapeva confortare con partecipazione ai miei problemi e rasserenarmi sempre con la sua fede serena ed incrollabile. Apparteneva all’ordine dei predicatori, ma la sua maniera di predicare era semplice e familiare: usciva sempre dal ‘recinto sacro’ dove celebrava e parlava spontaneamente ai fedeli, sollecitando commenti e risposte.

Grande lettore e studioso (è stato docente di Filosofia all’Istituto Superiore di Scienze Religiose a Firenze), sapeva consigliarmi letture sempre importanti che rispondevano ai miei interessi del momento e di cui spesso mi chiedeva di fare la recensione per Koinonia. Ricordo, in particolare, oltre ai suoi amati confratelli francesi, i testi di un altro domenicano, p.Timothy Radcliffe, che è stato Maestro dell’Ordine dal 1992 al 2001, e di cui si può senz’altro dire che ha trovato un linguaggio nuovo per far conoscere il Vangelo al mondo contemporaneo.

Sono certa che, come a me, mancherà a molti, ma il suo insegnamento e la sua amabile presenza continueranno a dare frutti di fede e di amore in tutti noi e ci daranno la forza di continuare il suo lavoro.

 

Donatella Coppi

La Vita, 4 febbraio 2024

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