Koinonia Luglio 2023


Dal libro di Vannino Chiti “La democrazia del futuro”*

IL BERLUSCONISMO DI SEMPRE

 

Ho detto che l’Italia, per i ritardi che segnano il rinnovamento della sua democrazia, presenta alcune fragilità. Deve compiere passi più rapidi per poter contribuire, con le altre nazioni europee, a realizzare gli Stati Uniti d’Europa e affermare una dimensione globale dei diritti umani, i valori democratici nel villaggio planetario, che è il nostro mondo.

Anche la nostra società civile ha in sé fragilità consegnateci dalla storia. Le ristrettezze delle sue basi democratiche, dal farsi dell’unità nazionale nel Risorgimento fino agli anni che seguirono la Prima guerra mondiale; il fascismo, impadronitosi del potere per la vocazione autoritaria della monarchia sabauda, i sentimenti reazionari di una parte significativa della borghesia e l’indifferenza di settori consistenti del popolo; l’isolamento per lunghissimi anni degli anti-fascisti, in Italia o in esilio; la Resistenza che divenne fenomeno di massa, soprattutto a partire da Napoli e nel centro-nord, all’indomani dell’8 settembre del 1943, nelle distruzioni della guerra e della sconfitta. Per tutti, i primi decenni di vita della Repubblica, fino almeno all’assassinio di Aldo Moro e alla sconfitta di Enrico Berlinguer, una preoccupazione costante nei partiti protagonisti della nascita della Costituzione, pur nelle dure contrapposizioni politiche, fu l’obiettivo dell’ampliamento delle basi, dello Stato, del pieno coinvolgimento dei ceti popolari nella vita della democrazia. Questo è stato il più grande successo di quella che impropriamente viene chiamata prima fase di vita della Repubblica: i valori della democrazia, gli ideali di libertà, entrati a far parte del DNA civico degli italiani. Traguardo importante ma non sufficiente né definitivo.

Rimangono nei meandri della nostra società civile deficit nel senso della legalità e dello Stato, in una memoria storica condivisa, in un sentimento forte di bene comune. Il berlusconismo, con la sua concezione di un individualismo amorale e di una competizione i cui fondamenti non sono le regole, ma il successo, comunque ottenuto; con l’adesione a un neo-liberismo tradotto in salsa italiana attraverso un clientelismo corporativo, di categorie e territori, ha offerto a queste sacche di arcaicità che ci circondano, la possibilità di un futuro.

Bisogna liberare la società italiana da stagnazione di culture e di valori, che ne frenano l’accesso a una modernità segnata da solidarietà e giustizia, ritardandone lo stesso percorso europeo. Il berlusconismo ha forgiato modi di pensare e aspirazioni, è stato il cantiere di egoismi che racchiudono il nostro orizzonte all’interno di un condominio, ha spezzato la solidarietà, sostituendola con la concessione di un pietismo compassionevole. Arretratezze  di costume e di comportamenti, che devono essere archiviate, hanno trovato una legittimazione; si è indebolito quel senso civico, che occorre invece diffondere; hanno ripreso centralità un ruolo del maschio e una visione della donna, indegni dì una società del XXI secolo.

Nella vita politica si è registrato il maggiore successo del berlusconismo: non solo il moltiplicarsi di leggi ad personam che accentuano i ritardi del Paese nel campo del funzionamento della giustizia, ma soprattutto il modello vincente di partito. Una forza politica a servizio del leader, di stampo elettorale, fedele e ubbidiente, orientata dai sondaggi d’opinione, flessibile nelle prese di posizione, agile ed efficace nella propaganda. Non un partito di carta: questa sarebbe sottovalutazione. Piuttosto un’azienda di marketing, che vede nella politica e nel rapporto con gli elettori niente più e niente meno di un mercato. E il mercato nel quale si opera, si tratta, si concludono affari e intese, il cui fine è quello della gestione del potere.

All’Italia continua a mancare quella destra europea, neo-liberista ma democratica, che ha saputo impostare una rivoluzione conservatrice: per me quella rivoluzione è negativa e quella destra è certamente un’avversaria, ma è certo preferibile alla brutta fotocopia nostrana.

Le permanenti fragilità della nostra società civile, i ritardi nella riforma delle istituzioni repubblicane, una destra come quella berlusconiana, i limiti e le divisioni nella sinistra, rendono l’Italia più esposta di altre nazioni alle ventate del populismo anti-democratico.

La risposta non ce la può dare né un ottimismo facilone né un pessimismo rassegnato: quella che si rende necessaria è la partecipazione dei cittadini, almeno di una loro gran parte.

Bisogna affermare come valore etico del civismo e di una nuova cittadinanza la responsabilità di ognuno di noi verso la comunità. Dipende da noi l’efficace funzionamento della democrazia, l’unità di diritti e doveri, il rafforzamento delle libertà, individuali e collettive.

Su queste basi, anche nella nuova epoca, la, democrazia sarà  vincente.

Non si deve aver paura delle riforme. Le libertà, per vivere, hanno bisogno di istituzioni in grado di rispondere alle esigenze di dignità e giustizia delle persone, alle loro speranze.

La sinistra, se vuole tornare a essere protagonista, deve avere il coraggio di realizzare in ogni campo innovazioni coerenti con la sua identità. L’essenziale si può racchiudere in due parole, non nuove, ma ricche anche di futuro: libertà e uguaglianza.

 

Vannino Chiti

 

 

*Sono le pagine conclusive de La democrazia del futuro. Le nuove sfide globali, il «caso Italia» e il ruolo del centrosinistra (Guerini e Associati, 2017, pp.193-96). Siamo sempre in tema di democrazia, forse disatteso nei termini in cui Vannino Chiti ne parla. Ma qui ci dice anche di un virus sempre attivo nella democrazia italiana: quello del “berlusconismo”. La morte di Silvio Berlusconi non ha segnato la fine del berlusconismo, che anzi ne è uscito rinvigorito e pronto a trasformarsi in “eredità” politica in memoria. L’analisi che qui se ne offre non è di circostanza  - post mortem - né polemica,  ma delinea un modo di concepire la “cosa pubblica”, lo Stato, le istituzioni scaduto a personalismi, a successo, a spettacolo, a consenso viscerale, a mercificazione: quanto ha contribuito ad inquinare le relazioni umane ed anche  il sentimento religioso in  linea con gli atei-devoti: un sentimento buonista di maniera di una religione civile in una società scristianizzata.

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