Koinonia Giugno 2023


DALLA CONVERSAZIONE DI PAPA FRANCESCO CON I GESUITI UNGHERESI

 

Domanda - Il Concilio Vaticano II parla del rapporto tra la Chiesa e il mondo moderno. Come potremo riconciliare la Chiesa e la realtà che è già oltre il moderno? Come trovare la voce di Dio amando il nostro tempo?        

 

Risposta - Non saprei come risponderti teoricamente, ma certamente so che il Concilio è ancora in via di applicazione. Ci vuole un secolo perché un Concilio sia assimilato, dicono. E so che le resistenze sono terribili. C’è un restaurazionismo incredibile. Quello che io chiamo «indietrismo», come dice la Lettera agli Ebrei 10,39: «Noi però non siamo di quelli che tornano indietro». Il flusso della storia e della grazia va da giù in su come la linfa di un albero che dà frutto. Ma senza questo flusso tu rimani una mummia. Andando indietro non si conserva la vita, mai.

Si deve cambiare, come scrive nel Commonitorium primum san Vincenzo di Lérins quando afferma che anche il dogma della religione cristiana progredisce, consolidandosi con gli anni, sviluppandosi col tempo, approfondendosi con l’età. Ma questo è un cambio dal basso in alto. Il pericolo oggi è l’indietrismo, la reazione contro il moderno. È una malattia nostalgica. Questo è il motivo per cui ho deciso che ora è obbligatorio ottenere la concessione di celebrare secondo il Messale romano del 1962 per tutti i nuovi preti appena consacrati. Dopo tutte le consultazioni necessarie, l’ho deciso perché ho visto che quella misura pastorale ben fatta da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI veniva usata in modo ideologico, per tornare indietro. Bisognava fermare questo indietrismo, che non era nella visione pastorale dei miei predecessori.

 

In Civiltà cattolica, Quaderno 4149, 6 maggio 2023

 

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