Koinonia Aprile 2023


 

CHI È SENZA PECCATO…

 

Se ce ne fosse ancora bisogno - lo dico per tutti coloro che accusano i pacifisti di essere alleati di Putin o nel migliore dei casi degli “utili idioti” -  ricordiamo che per noi l’invasione dell’Ucraina da parte dei russi è un crimine contro l’umanità. E non possiamo che essere colti da un fremito di rivolta quando assistiamo quotidianamente ai corpi straziati delle vittime a seguito dei bombardamenti o alle sofferenze dei civili inermi prostrati dal freddo  e dalla mancanza dei beni più elementari. E si possono capire le reazioni di molti che invocano a gran voce l’invio di armi  affinché gli ucraini possano difendersi efficacemente di fronte all’invasione.

In presenza di tanta ingiustizia, di tanto dolore, per molti anche il dettato costituzionale secondo il quale “l’Italia ripudia la guerra” passa in secondo piano; e allo stesso modo le parole del papa, anche per tanti che si dichiarano cattolici, lasciano il tempo che trovano.

Credo tuttavia che la condanna senza appello dell’aggressore non deve trascinarci verso il convincimento che alla via delle armi non c’è alternativa. Questa è la posizione di coloro che pensano l’Occidente (e di conseguenza anche l’alleanza atlantica, la NATO) come portatore di pace e democrazia nel mondo, a fronte di paesi illiberali e aggressivi come la Russia. Mi spiace, ma questi signori devono ricredersi. Devono togliersi la benda dagli occhi e guardare in faccia il marcio che esiste anche nel cosiddetto “mondo libero”.

Una prima considerazione. Alla luce della storia, anche di quella più recente, non possiamo ritenere che le violenze subite dalla popolazione ucraina siano frutto di una efferatezza dell’invasore “particolarmente eccezionale”; sono invece conseguenza della logica di guerra in sé: più terrorizzi la popolazione, più la demoralizzi, più crei le condizioni favorevoli per vincere la guerra (1). È un criterio che è stato adottato in tutti i conflitti dell’era moderna, non è una novità del conflitto in corso.

Se poi volessimo analizzare quanto sta avvenendo oggi in Ucraina e lo confrontassimo  con ciò che avviene in altre nazioni ci accorgeremmo allora che anche altrove popolazioni intere subiscono aggressioni e violenze, talvolta da decenni; e sovente le responsabilità, dirette o indirette, di tali orrori, sono attribuibili al nostro “civile” Occidente.

In taluni casi si è trattato di interventi militari che hanno causato centinaia di migliaia di morti, in gran parte civili, come nel caso dell’Iraq, quando il dittatore Saddam Hussein venne accusato di essere una minaccia per l’Occidente perché ritenuto in possesso di armi di distruzione di massa. Un’accusa mai provata, ma utile a giustificare una guerra, di fatto voluta dai petrolieri e dai produttori di armi.

In altre situazioni sono le multinazionali che si accaparrano a buon mercato ogni genere di ricchezze prodotte nei paesi del Sud del mondo inducendo i propri governi ad appoggiare anche dittatori sanguinari, corrotti oppressori dei loro popoli, che però si dimostrano “buoni alleati” in quanto favoriscono gli interessi delle imprese occidentali.

E per restare in casa nostra, che dire delle italianissime imprese che costruiscono ed esportano armi verso paesi in guerra? Che possono dire di noi quelle popolazioni che subiscono morte e distruzioni causate da armi “made in Italy”?

In questa sciagurata guerra l’unica alternativa allo scontro armato, alle distruzioni di persone e beni, non può essere che una trattativa. E che intanto tacciano le armi, subito. Questo deve essere l’obiettivo immediato. Questo è ciò che invoca papa Francesco ogni giorno.

Si dice che Putin non ha alcuna voglia di trattare, che vuole condurre la guerra fino alla sottomissione totale dell’Ucraina. E probabilmente, accecato da un eccesso di onnipotenza, poteva essere questo il suo intento, anche se si deve essere accorto, ormai, che i suoi calcoli erano sbagliati. Ma anche da parte del governo ucraino e della Nato che lo sostiene insistere nel voler continuare la guerra “fino alla vittoria” è segno di insensatezza. E gli opposti proclami non fanno che prolungare la guerra, col suo strascico di morti e di distruzioni. Se ci fosse un “vincitore” sarebbe una disgrazia per tutta l’umanità. Sarebbe il riconoscimento che uno dei due contendenti è nella parte del giusto. Se dovesse prevalere, Putin si sentirebbe autorizzato a estendere il suo controllo su tutti i popoli slavi, con la benedizione di quella parte di chiesa ortodossa  che si identifica col popolo russo. Se invece fosse l’Ucraina a vincere la guerra, gli USA, utilizzando l’Alleanza Atlantica, si sentirebbero incoraggiati a rafforzare la propria politica di potenza  e la loro egemonia su gran parte del pianeta.

A lungo andare, senza un accordo tra le parti che garantisca la sovranità nazionale dell’Ucraina e al tempo stesso larghe autonomie alle regioni ucraine di lingua russa, come del resto era già previsto nei passati accordi di Minsk, si rischia che la situazione sfugga di mano con conseguenze catastrofiche.

In un recente documento sottoscritto dai fedeli di alcune parrocchie fiorentine vengono riportate le famose parole di don Milani, profeta di pace. “Di fronte alla possibilità di una guerra nucleare, è in gioco la sopravvivenza della specie umana e noi stiamo qui a questionare se <….> sia lecito o no distruggere la specie umana?”.

 

Bruno D’Avanzo

 

(1)   Se così è accaduto nella Seconda Guerra Mondiale quando il Giappone, dopo aver subito due attacchi nucleari, è stato costretto ad arrendersi, in numerosi altri casi avviene proprio il contrario. Tutto dipende dalla compattezza dei popoli attaccati e dalla loro determinazione a resistere.

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