Koinonia Aprile 2023


COMPAGNI, IL RIFORMISMO NON È UNA BRUTTA PAROLA

 

Era stato chiaro a inizio del 2022 Gianni Cuperlo: “Ora il Pd prenda l’iniziativa e porti le riforme dentro il palazzo”. Un invito ragionevole, ma non basta fare l’elenco. Al Manifesto dei valori e dei principi è sfuggito che la Costituzione è presidio di tutti i valori della democrazia, a partire dalla libertà sempre poco nominata rispetto alla giustizia che le è gemella: nessuna delle due è gratis. C’è da pensare che troppa gente progressista si senta più depressa che indipendente per rinnovare il suo partito: la libertà vale anche per un Nuovo Partito Democratico. Non si può perdere l’elettorato così.

Forse era meglio partire da un Congresso, almeno per originalità: non lo fa più nessuno. E, infatti, si “sa” sempre meno, i social non aiutano e il riformismo sembra moderato, anche se si è riconosciuto (cfr.Emanuele Felice al tempo su Domani) che Turati aveva ragione.

L’art.49 della Costituzione fa del partito il fondamento della partecipazione: necessita un approfondimento per mettere in chiaro che cosa si intende per “partito” dopo la stagione dei movimenti che sembra stia finendo di suggestionare l’elettorato che si raccoglie attorno a formazioni ibride perfino nelle denominazioni: il PD è l’unico che rivendichi la parola. I cittadini non se ne accorgono nemmeno più dopo aver votato Berlusconi, Salvini, Conte, nomi usati per fare immagine elettorale e andare dopo, tranquilli e consociati, a governare. Il voto non è un like dato a raggruppamenti che hanno statuti per non rispettarli e non fanno Congressi. Tuttavia nessuno, per ora, né partito né movimento, è obbligato alla trasparenza dei bilanci ed è la ragione per cui i radicali vinsero a mani basse il referendum per l’abolizione del peraltro civilissimo finanziamento pubblico, oggi delegata al sistema lobbistico e al potere dei ricchi.

Anche il Pd ha imparato a sue spese il consociativismo con chiunque che distrugge la relazione con l’elettorato, il quale - scomparso l’”arco costituzionale”,  e resi non antichi, ma “vecchi” i partiti-organi di potere autoreferenziali, è diventato, nella complessità, sempre più esigente e vuole sapere quanto sia di destra un partito di destra e di sinistra uno di sinistra. Quali destre o sinistre se a Conte “gli va bene tutto”? Una normale democrazia esigerebbe che i conflitti interni si risolvessero nei congressi, senza produrre scismi esiziali, ormai così superati che i giovani non se ne ricordano perché non c’erano e gli adulti ricordano solo per rancori personali. Il risultato è che “democristiano” non significa più l’affiliato a un partito storico, “liberale” e “repubblicano” traducono i liberal e la destra americana, mentre “il comunismo” – teoricamente nobile fin da Platone - suona ancora condanna, a trent’anni dal cambiamento troppo tardivo di un “partito comunista italiano”, protagonista della Resistenza e interprete delle speranze di mezza Italia democratica. Né si capisce la scomparsa del “socialismo”: non solo cultura (il libro non solo la falce e il martello) ma personalità di teorici e politici, pezzi di storia libertaria a partire da Matteotti e il controverso Bettino, in fondo, è stato solo un segretario del Psi, a cui D’Alema propose i funerali di Stato (lo ha ricordato l’Avanti online).

I Fratelli (d’Italia) restano invece fascisti e gli fa sponda il grande corruttore del patto con gli italiani. Che il gruppo denominato Azione richiami al Partito d’Azione di Parri - che non fu il più amato dal Pci – non se ne accorge nessuno. Il Pd per essere democratico era già maturo ai tempi di Berlinguer e e avrebbe fatto bene a promuovere nel 2021 un grande convegno per spiegare come andarono le cose nell’Italia del 1921. Oggi deve dare prova di un nuovo antifascismo. Giorgia Meloni intende lasciare il segno: ha scardinato le regioni, porterà avanti il presidenzialismo e la riforma della giustizia: il Pd si renderà conto che, nonostante le trappole delle nuove tecnologie che hanno visto Putin aiutare Trump per via elettronica, nonostante l’invasione dei social non è retorico rinominare i principi, la Costituzione, la disciplina e onore degli eletti, il rispetto delle istituzioni (che Pasolini trovava commoventi) a partire dal Parlamento nell’interesse dei cittadini che sono in maggioranza persone perbene che non possono accettare slogan e promesse di benefici senza essere ricondotti ai principi e alla nota spese. Peccato che nel condominio della sinistra nessuno apra mai le finestre sul mondo. Lo farà Elly Schlein?

 

Giancarla Codrignani

Ex-parlamentare della Sinistra Indipendente

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