Koinonia Marzo 2023


Parlare di eremiti ci porta istintivamente a ricordare Adriana Zarri, interprete  singolare e modello di vita eremitica formalmente non canonica e settoriale, ma estremamente aperta e comunicativa. Ma con lei capita di imbattersi nella presentazione che fa del lavoro di Gianni Bertone “Fare democrazia – dal federalismo alla federatività”, un numero della rivista bimestrale “Intra montes” del 1999, ritrovato per caso tra le carte in questi giorni. Vale la pena riascoltare la sua voce anche da qui, perché  ci riporta ad una esperienza spirituale   complessiva e non solo di “stato di vita”. Ma al tempo stesso l’incontro si rinnova con Gianni Bertone, su problematiche non solo attuali ma urgenti, che meriterebbe rivivere con la sua passione e  ripensare  con il suo insegnamento. Con Gianni Bertone ci siamo incrociati fin dai primi tempi di Koinonia, grazie  ad Ettore De Giorgi, presenza e voce viva tra noi, di cui fare memoria insieme. Gianni è stato tra noi a Pistoia per gli “Incontri di Koinonia” il 21/11/1999 a parlarci di “Cultura del dialogo per fare democrazia. L’esperienza del ‘900 e le speranze del 2000”, dopo che il 29/1/1995 era venuto a parlarci del P.Chenu. Nel foglio di presentazione dell’incontro veniva riportato un suo testo, che pubblichiamo dopo la presentazione della Zarri. Abbiamo anche una eredità da raccogliere! (ABS)

 

Presentazione di Adriana Zarri al libro di Gianni Bertone

 

GUIDA ALLA CONOSCENZA E ALLA VERA DEMOCRAZIA

 

Temo proprio che l’amico Bertone si sia sbagliato a chiedere a me qualche parere sul suo libro, in quanto mi sento (e sono) del tutto impreparata. Perciò dovrà accontentarsi se, su un lavoro di così vasto impegno, io dirò poco e male (non male, si intende, del libro ma del mio incompetente parlarne). Un libro, anche prima e al di qua del discorso strettamente politico, di grande passione civile, di grande respiro democratico.

Ahimè, che luogo comune, frusto ed usurato, l’appello alla democrazia, da tutti evocata e da così pochi davvero coltivata! Ma qui davvero la democrazia è un grande respiro morale, ancora prima che politico: un discorso previo, prepolitico, che poi politicamente si dispiega e si articola. E, in questo articolarsi e prendere corpo, nella politica propriamente detta, quanta acutezza di analisi! Si veda, ad esempio, il lucido studio sul fascismo, quasi una vivisezione che ne scopre le pieghe più insospettate e più nascoste: «La strumentalizzazione della guerra, giocando sui sentimenti nei confronti dei morti e dei mutilati, fu un capolavoro del fascismo», perché «per il fascismo la guerra era una condizione naturale dell’uomo e lo Stato, identificato nella Nazione, era l’organizzazione sociale che aveva come obiettivo supremo la preparazione della guerra». E torna alla memoria degli anziani, che quei tempi hanno vissuto, un canto allora in uso, tra le camicie nere: «Verrà, quel dì verrà, che la gran Madre degli eroi ci chiamerà»; con la Madre maiuscola ovviamente perché lo spreco della Maiuscolatura fu un indice grafico della retorica del regime.

Diverso il giudizio sul comunismo di cui pur si denunciano le realizzazioni storiche. « <...> non si possono mettere sullo stesso piano il comunismo e il fascismonazismo. Disse Emanuel Mounier negli anni ‘30, alfiere del personalismo comunitario, che nel comunismo vi erano delle verità prigioniere; e analogamente Chesterton parlava di verità impazzite. Stessa cosa non si poteva dire per fascismo e nazismo». E tuttavia questi antipodi storici, impensabilmente convergono in quella massificazione che l’autore definisce «il male oscuro di questo secolo» « <...> i partiti comunisti di tutto il mondo sono stati retti con un metodo definito centralismo democratico in sé contradditorio perché i due termini tra loro confliggono. La base può discutere, deve discutere, deve attivare la sua capacità di analisi, di riflessione, di proposta, ma poi sarà il gruppo dirigente a decidere. Non sono consentite correnti organizzate, il partito è un tutto unico. I frazionismi sono condannati, chi dissente non è più nel partito, o lo lascia o viene cacciato. Non si può essere in disaccordo con la linea del partito. Si fa qui netta l’analogia con la massificazione fascista, che nella sua forma più estremizzata, il nazismo, riassumeva così al cittadino il senso della nuova società: “tu non sei nulla, il tuo popolo è tutto”. Il comunismo diceva al suo militante: “tu sei nel partito, e il partito è te stesso”. La massificazione, dunque, come male oscuro di questo secolo.»

La lotta alla massificazione, che fa corpo con la difesa della democrazia, è uno dei temi portanti di queste pagine implacabili nella scarnificazione e nella denuncia delle coperture. Ferma l’opposizione al leghismo bossiano. Ed anche qui scoperture di equivoci (“L’equivoco della Lega” recita il titolo di un capitolo). « <...> È riconosciuto che l’identità più corposa e compatta della nostra epoca, la Nazione, è una creazione di due secoli fa circa, intendendo la Nazione che fa tutt’uno con lo Stato sovrano, con l’assolutezza di questa sovranità. Prima della Rivoluzione Francese un tale concetto di Nazione non esisteva. Così è possibile - accade - che vengano inventate nazioni mettendo insieme sentimenti, risentimenti, animosità interessi. È il caso di Miglio-Bossi, che cercano di accreditare un territorio, la Padania, come nazione. E potrebbero anche riuscirci, se non si fa una decisa e costante opera di appropriato chiarimento. Così com’è stata inventata una Nazione in Valle d’Aosta» (e qui il Bertone gioca in casa, con la conoscenza che gli viene dalla sua origine e dalla sua residenza).

La Valle d’Aosta, dicevamo, “dove c’era una etnia ed una patria e dove è stata infiltrata da poco una fittizia e strumentale immagine di nazione”. E così via scrivendo, analizzando e denunciando si passano in rassegna, con un ampio respiro, i temi più scottanti della nostra politica, del nostro paese, del nostro tempo.

Un contributo lucido alla conoscenza e alla vera democrazia.

 

Adriana Zarri

.