Koinonia Marzo 2023


QUALE POSSIBILE “REDENZIONE”?

 

Nel Decreto  sull’apostolato dei laici del Vaticano II “Apostolicam actuositatem”:

        

Questo è il fine della Chiesa: con la diffusione del regno di Cristo su tutta la terra a gloria di Dio Padre, rendere partecipi tutti gli uomini della salvezza operata dalla redenzione, e per mezzo di essi ordinare effettivamente il mondo intero a Cristo. Tutta l’attività del corpo mistico ordinata a questo fine si chiama “apostolato “. (n.2)

 L’opera  della redenzione di Cristo ha per natura sua come fine la salvezza degli uomini, però abbraccia pure il rinnovamento di tutto l’ordine temporale. Di conseguenza la missione della Chiesa non mira soltanto a portare il messaggio di Cristo e la sua grazia agli uomini, ma anche  ad animare e perfezionare l’ordine temporale con lo spirito evangelico. (n.5)

In primo luogo il laico impari ad adempiere la missione di Cristo e della Chiesa vivendo anzitutto nella fede il divino mistero della creazione e della redenzione, mosso dallo Spirito Santo che vivifica il popolo di Dio e che spinge tutti gli uomini ad amare Dio Padre e in lui il mondo e gli uomini. Questa formazione deve essere considerata come fondamento e condizione di qualsiasi fruttuoso apostolato. (n.29)

 

Mentre Domenico Gallo ed Edgar Morin ci fanno prendere coscienza del dramma e della “crisi dell’umanità senza accedere all’Umanità”, siamo portati ad interrogarci sulla nostra capacità umana di redenzione dai mali che nascono dall’uomo stesso e sulla possibilità di una efficacia redentiva dalla esperienza di fede. Di qui il ricorso alle brevi citazioni del Vaticano II, che in linea di principio sembrerebbero prevedere una via di uscita dallo stato di sconfitta a cui rischiamo di rassegnarci come inevitabile, magari scegliendo vie di fuga o di distrazione. Col solo effetto di ritardare la resa dei conti.

Allo stesso tempo, nel colloquio sotterraneo che Koinonia consente, arriva la voce di Pierino Montini, che ci richiama al mistero di redenzione del “Sangue di Cristo”, facendo memoria dell’apostolo del “Preziosissimo sangue” San Gaspare del Bufalo e ricordando la sua Coroncina del Preziosissimo Sangue, da lui riproposta in forma dialogica, e che non può rimanere  solo pratica devozionale, se non ci riporta alla sua verità di fede e alla sua dimensione storica.

L’interrogativo che la circostanza ripropone è se il mondo di una redenzione  cercata e sperata possa convergere  col mondo di una redenzione  proclamata e celebrata: questi due mondi possono comunicare, o sono destinati a rimanere  distanti? E a quali condizioni? Si tratta solo di soluzioni spiritualistiche? Di fatto, quanto è nelle attese dell’umanità non sembra avere risposta da quanto è vissuto come mistero della fede, o da come è vissuto o testimoniato. Quanto di tutto questo si parla nei Sinodi?

Ancora una volta, rispondere a questi interrogativi ci mette davanti all’urgenza di fare del Concilio Vaticano II il lievito nuovo per un’umanità rinnovata, attraverso una fermentazione di fede dentro una partecipazione viva e sofferta, alla ricerca di una salvezza.  Al di fuori di questa prospettiva, trasformazioni sul volto della Chiesa non sono che operazioni di “maquillage”!

 

ABS

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