Koinonia Dicembre 2022


Ernesto Di Fiore, Nostalgia di casa, Edizione Paoline, Milano 2021, pp. 346 , Є 20,00

 

Abramo: nomade per eccellenza

 

Ernesto Di Fiore appartiene alla Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue (C.PP.S.), fondata da san Gaspare del Bufalo nel 1815, presso il convento di san Felice di Giano dell’Umbria. Attualmente l’autore risiede proprio lì, dove sorge un Centro di Spiritualità, fulcro di divulgazione della devozione del Sangue di Cristo. Il Di Fiore ha già pubblicato il testo Sangue di misericordia (Thau, 2015), dedicato alla meditazione spirituale sui 7 spargimenti di Sangue compiuti da Gesù dal momento della Sua presentazione al tempio, cioè dalla Circoncisione, fino alla Lanciata nel costato.

embra del tutto paradossale che in un’epoca storica nella quale si predica una civiltà caratterizzata dalla globalizzazione mondiale e nella quale riceviamo giornalmente continue informazioni riguardanti un’emigrazione di masse indescrivibili, al cospetto delle quali esprimiamo giudizi …, l’autore abbia edito un romanzo il cui tema specifico è esattamente Nostalgia di casa. E ciò anche a partire dal fatto che il personaggio principale del romanzo è Abramo: nomade per eccellenza.

Pertanto, perché dall’Abramo biblico? Si tratta di un anacronismo? Di un paradosso? Oppure di una proposta provocante e, pertanto, orientativa a partire dalle problematiche attuali e dalla considerazione propositiva di un Abramo inteso ermeneuticamente come esempio spirituale di quell’inclinazione personale, che ognuno di noi ha celata ed inscritta in sé stesso, ad essere nomadi nonostante noi stessi. E ciò nonostarnte i nostri timori ed i rischi da affrontare. E ciò nonostante i giudizi altrui, non sempre trasparenti e retti: spesso perimetrici. Come gabbie imposte dall’alto. Non come semi sboccianti dalla vita giornaliera, capaci di farci credere e di farci scommettere sulle capacità, personali e comunitarie, sufficienti per sopportare e per supportare assiologicamente quello che non si è ancora in sé ed insieme a … ma che può, che deve essere ancora essere nella via della Grazia.

Nostalgia di casa è un romanzo. Si compone di 26 capitoli e di un epilogo. Il tutto è preceduto dalla Prefazione di L. M. Epicoco. Ogni capitolo ha un titolo specifico. Il contenuto di ogni unità è riassunto in un versetto biblico posto alla fine di ogni brano. Le citazioni sono tratte dal Vecchio Testamento, ad accezione di quella relativa al capitolo 12. Non è un caso se essa è “Il nostro nemico…come leone ruggente va in giro cercando chi divorare” (Pt 5,8). Questa puntualizzazione permette di cogliere una costante che accomuna entrambi i Testamenti: l’esistenza di un maligno-leone, che cerca di divorarci nel mentre cerchiamo Dio; ma noi, forti nella certezza e nella lode da attribuire a Colui che costituisce la vittoria sull’anti-Leone, canteremo lode a Dio i Cristo.

Ogni volta non resta che accettare le cose così come sono: smontare la tenda, riunire le poche cose e proseguire oltre. Adagio adagio. Passo dopopasso. Nel tempo e nello spazio. Il perché, il vero perché è che, dopo aver disubbidito all’amore, al tempo del Paradiso terrestre, dobbiamo anche noi, ognuno di noi, sperimentare la lontananza dall’Amore e manifestare la scelta, la voglia di ricercare il luogo che non è di nessuno a meno che non sia di tutti, ma nel solo Amare.

Il personaggio principale, come anticipato, è Abramo, ispirato interiormente dalla figura del nonno Nacor. Nacor, infatti, esercita nei confronti di Abramo, fin da quando era bambino, una funzionalità insostituibile, in quanto tramanda in lui - meglio, semina in lui - usi e costumi propri dei nomadi ma soprattutto la voglia, il desiderio, la ricerca della Nostalgia di casa. Ed è proprio da tale concatenazione d’amore, che intercorre a livello intergenerazionale tra i due, tra il nonno Tarech ed il nipote Abramo, occorre partire per comprendere e partecipare all’incipit di quell’esodo biblico non solo personale che, iniziato a Betel, si icarna a Betlem e trova pieno compimento nella casa del Padre. Betel, infatti, significa “casa di Dio”: è il luogo santo in cui Abramo incontra Jhwh (Gen 12,8). Betlem significa “Casa del pane” ed è il luogo in cui il Verbo si incarna (Gv 1,14), a tal punto da dire : “Prendete e mangiate”.

Per quanto riguarda, poi, la casa di tutti, come non pensare alla parabola del Figliol prodigo? Alla casa, ai periodi di attesa vissuti dal Padre del figliol prodigo, mentre scruta l’orizzonte, guarda e riguarda l’inizio delle varie e poche strade che conducono alla casa, che non è proprietà nè solo sua né del solo primogenito, ma è la casa anche di quel figlio che si è ravveduto come figlio?

Il testo è intriso di narrativa biblica, di riferimenti storico-geografici, di accenni introspettivi in riferimento alla psicologia evolutiva ed adulta, di affabulazione creativa e, talvolta, anche di poesia. La soglia che, però, permette un avvicinamento iniziale più prossimo all’accoglimento del messaggio proposto dall’autore si nasconde nella citazione finale del capitolo 14: “L’intimo dell’uomo e il suo cuore: un abisso!” (Sal 64,7). Citazione biblica di sapore agostiniano, ma che il Di Fiore ‘semina’ all’interno di una mediazione propositiva intesa in maniera del tutto personale: Dio stana l’uomo dal profondo della sua nudità, conducendolo attraverso ricchezze e deserti, siccità e povertà, per parlare al suo cuore e per dirgli e per dimostragli che l’essenzialità non si fonda nella residenzialità, nel possesso e nella ricerca di ‘una casa’ che sia solo mia e non di altri, ma nella Nostalgia di casa. ‘Una casa’ è una casa qualunque, mia, tutta mia e di nessun altro. In Nostalgia di casa, al contrario, è presente un riferimento determinato e determinante. Peculiare e specifico. Infatti, all’eco del ricordo delle parole del nonno Tarech: “La nostra casa è il cuore di Dio. In ogni altro luogo noi saremo sempre stranieri”, fa da riscontro nell’anima di Abramo la convinzione sempre più certa che “Anche se straniero in terra, il suo cuore era sempre più radicato nella relazione con il suo Signore” (p.236). Pertanto, ascoltare la Nostalgia di casa equivale a cercare, dirigersi verso la soglia del Paradiso. Casa comune. Anche di coloro che confessano di non averne diritto oppure esclusi. Ed ecco che l’introspezione agostiniana genera, in modo chiaro e deciso, l’atteggiamento carismatico di un Abramo decisamente viator. Un viator, esempio per altri uomini, vocato alla ricerca di una casa comune.

A questo punto non si può non evidenziare un richiamo attuale al testo di G. Marcell intitolato Homo viator. E dal Marcell breve è il richiamo a J. Maritain il quale, pur confessando la sua felicità e la sua certezza, in quanto abituale frequentatore, in  senso analogico, dei principi di Verità illustrati da s. Tommaso d’Aquino, trasforma la propria vita in uomo sapiente, perché non gli basta ricercare la Verità: esige incontrare la Verità. Insieme a sua moglie. Pertanto: Sarai ed Abramo. Marcell e Raĭssa, la sua sposa.

L’autore ci invita a non aver cura della propria, angusta Nostalgia di casa ma di quella  casa comune, che ci rende tutti figli di Dio e fratelli nel Suo amore, certi che il Sangue di Cristo è fiume di misericordia per le nostre anime.

 

Pierino  Montini

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