Koinonia Dicembre 2022


UNA VOCE FUORI DAL CORO

 

Se numerose associazioni cattoliche si sono mosse a chiedere la pace in Ucraina in sintonia con papa Francesco, le parrocchie fiorentine si sono distinte per un silenzio assordante. A parte coloro che dissentono dalle posizioni del papa (ma raramente si esprimono in tal senso), i più manifestano un tiepido consenso che mai si trasforma in operosità e mobilitazione.

In ambito locale hanno fatto eccezione due parrocchie di Bagno a Ripoli, quelle di Quarto e di Paterno.Sotto la guida dei rispettivi parroci, don Andrea Faberi e don Fabio Masi, dopo un approfondimento effettuato in più incontri sulla realtà della guerra in atto, le due comunità, al termine dell’assemblea eucaristica domenicale, hanno approvato un  documento ampio e circostanziato che hanno inviato a papa Francesco e al vescovo Betori.

Bruno D’Avanzo

 

 

A PAPA FRANCESCO,

ALL’ARCIVESCOVO BETORI E ALLA CHIESA CHE È IN FIRENZE,

AGLI UOMINI E ALLE DONNE DI BUONA VOLONTÀ.

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ottobre 2022

 

Siamo sempre più preoccupati di come si sta sviluppando la guerra fra Russia e Ucraina iniziata il 24 Febbraio 2022. Noi siamo del parere che sia il regime autocratico di Putin a volerla e non tutto il popolo russo, perciò speriamo nella reazione del popolo per fermare questa follia; ormai sono tante le famiglie russe che piangono un morto fra i loro cari! Sembra che a questo riguardo qualcosa si stia muovendo ma la paura di opporsi al regime è tanta che lo rende molto rischioso.

UKRINFORM, un’agenzia di stampa ucraina, informa che a Giugno 2022, i soldati russi morti in Ucraina, erano 33.800 e le vittime civili dichiarate ufficialmente, 25.000. Questo, dopo 4 mesi dall’inizio della guerra.

Un aggressore e un invasore dell’autonomia di una nazione non può giustificare la strage dicendo che nemmeno l’aggredito è puro e innocente, perciò la condanna per l’aggressione del regime di Putin è assoluta e senza riserve.

Ma siamo preoccupati anche della reazione dell’Occidente che ha scelto di porsi di fronte alla guerra in modo, secondo noi, sbagliato e drammaticamente pericoloso, oltre ad avere grosse responsabilità nelle tensioni che ci sono oggi nel mondo. Altrettanto allarmati siamo a causa della sospetta indifferente neutralità di Cina e India rispetto al conflitto in corso.

Papa Francesco tempo fa disse che è già scoppiata la “3° guerra mondiale a pezzi”. In effetti sono numerosi i paesi in cui recentemente ci sono stati o ci sono conflitti: spesso sono guerre civili che diventano guerre per procura di grandi potenze. Ne citiamo solo alcune. A continuare, l’elenco sarebbe lungo.

Si pensi alla Siria di Assad che dal 2011 vive una situazione drammatica. Le responsabilità principali sono di Russia, Turchia, Iran e, in secondo piano, della Cina,  ma questa storia segna anche il fallimento politico e diplomatico di tutte le altre potenze internazionali. 13 milioni di profughi e sfollati su 22 milioni di abitanti. I morti non si contano!

Pensiamo alla 2° guerra del Golfo in Iraq. Iniziò nel 2003 con lo scopo di abbattere il regime di Saddam Hussein. Il paese fu invaso da una coalizione guidata dagli USA e il conflitto terminò nel 2011 col passaggio di tutti i poteri alle autorità irachene insediate dal governo americano. Anche in questo caso i morti non si contano: si parla di centinaia di migliaia di persone.

Nella guerra civile dello Yemen, iniziata nel 2015, le responsabilità dell’Occidente e dell’Italia sono pesanti. Gli enormi affari della vendita delle armi sono sempre uno dei motivi che spingono a ignorare il rispetto della nostra Costituzione che ripudia la guerra come mezzo della risoluzione delle controversie, e anche a non tener conto di molte altre leggi che limitano l’esportazione di armi.

Poi pensiamo a quello che sta succedendo nel continente africano di cui la stampa e gli altri organi d’informazione parlano raramente. Ci sono tanti paesi africani in cui la guerra civile è in atto ma con la complicità e la responsabilità diretta di paesi di tutto il mondo. Che almeno si rompa il muro del silenzio: si tratta di centinaia di migliaia di morti e di milioni di profughi.

Non si tratta di negare il diritto a un popolo aggredito di difendersi anche con le armi o di ignorare il dovere di chi ama la giustizia di aiutarlo. E’ anche estremamente difficile segnare una linea di distinzione chiara fra armi di difesa e di attacco, ma è importante che la difesa sia proporzionata all’offesa! Il vecchio e saggio principio biblico “dell’occhio per occhio, dente per dente”, ha ancora una sua sapienza: non è un incitamento alla vendetta, ma un contenimento della difesa. Su questo aspetto oggi, nell’era delle armi atomiche, il terreno è particolarmente scivoloso. Dobbiamo registrare purtroppo il fallimento e l’assoluta necessità di un organismo come l’ONU che gestisca autorevolmente conflitti come questi.

Ma oggi sembra che l’aiuto dell’Occidente all’Ucraina aggredita, sia prevalentemente se non unicamente quello di inviare armi, in una escalation che rischia di diventare senza fine. Anche l’esperienza preziosa della lotta non violenta (si pensi a Gandhi e a Mandela) non è presa in considerazione se non da piccoli gruppi che non riescono a essere incisivi.

Dietro questa guerra, in Occidente, ci sono interessi enormi che vogliono che la guerra continui. Pensiamo all’industria delle armi. Secondo il SIPRI[1], nel decennio 2010-2020, l’industria delle armi nel mondo ha fatturato circa 5000 miliardi di dollari. E l’Italia nel 2021 ha esportato armi per un valore di circa 5 miliardi di euro.

Ora la cosa più urgente è trattare con il governo russo e con quello ucraino per fermare la guerra che uccide e spreca enormi ricchezze che dovrebbero essere investite in ben altri settori. Si pensi alla crisi climatica.

Fra le voci autorevoli non c’è che Papa Francesco che si distingue per spingere alla trattativa e fermare subito la guerra: una posizione che molti non condividono. Nella Via Crucis del Venerdì Santo 2022, presente il Papa, due donne, una ucraina e l’altra russa, hanno portato insieme la Croce. Una scelta che non voleva certamente essere qualunquista, ma testimoniare che la croce la portano gli ucraini invasi e trucidati, ma anche i russi e che non si può addossare la responsabilità della guerra all’intero popolo russo. Diversi media internazionali criticarono questa scelta e non trasmisero l’evento.

Noi intendiamo unirci a queste posizioni del Papa.

Un effetto collaterale, ma non certo di secondaria importanza, di questo conflitto, è anche la rottura di un difficile equilibrio fra ortodossi russi, ucraini ed est-europei, tra i quali la guerra esaspera divisioni religiose che vanno ad alimentare i vari nazionalismi: un pericolo risorgente, fra i più gravi di questi nostri tempi.

Kirill, il Patriarca di Mosca, che già non aveva un rapporto facile con quello di Costantinopoli, si è schierato decisamente dalla parte del governo russo e molte Chiese ortodosse hanno condannato la sua posizione; addirittura c’è chi ha chiesto che venga processato.

Questo coinvolge anche il dialogo ecumenico con le altre confessioni cristiane. Papa Francesco ha mantenuto, pur polemicamente, un filo di dialogo col Patriarca di Mosca ma non c’è dubbio che la situazione è molto tesa.

Chiediamo a tutti di fare il possibile perché si sviluppi la via della trattativa e che le armi tacciano, subito!

 

 

Le Comunità parrocchiali di Quarto e di Paterno

di Bagno a Ripoli (Firenze)



[1] SIPRI: ‘Istituto di ricerche sulla pace’ di Stoccolma

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