Koinonia Novembre 2022


Una significativa pagina di Adriana Zarri

dal romanzo  "Dodici lune" (1989)

 

DOPO L'ESALTANTE STAGIONE DEL CONCILIO

 

Nella Chiesa, dopo l'esaltante stagione del Concilio, la «saggezza» sta riprendendo il sopravvento. Forse vogliamo farci perdonare l'incauto momento di trasporto, l'incontrollato cedimento al cuore, alla fantasia, alla storia, alla vita... e tutto torna sotto il coperchio. È incontrollabile lo Spirito, soffia anarchicamente dove vuole; invece il Diritto canonico è tranquillo,  rassicurante: tutto «sotto controllo», come dice l'autorità civile dopo che una catastrofe gli ha fatto sfuggire la situazione dalle mani..

In effetti, il Concilio è stata una sorta di catastrofe, per i canonisti della curia, e adesso bisogna rimediare: adesso ci vuole Zamberletti - questo ministro dei disastri - per riprendere in mano ciò che era sfuggito, per normalizzare le cose.

Di Papa Giovanni, a Roma, dicono: «un santo, ma ringraziare il cielo che se l'è preso in tempo. Non si può governare solo con la bontà: occorre diplomazia, furbizia, calcolo umano e anche un po' di potere e di finanze, se non si vuole soccombere, come un vaso di coccio. Perché buono sta bene, ma due volte buono è da  babbeo...». Eppure Gesù fu proprio un vaso di coccio, e si lasciò rompere senza protesta, senza proccupazioni di prestigio. Era due, tre,trecento volte buono... Forse nemmeno lui sapeva governare, se è vero che, di dodici, se ne lasciò scappare uno: una percentuale troppo alta secondo il nostro ministro degli Interni che, ad ovviare incidenti del genere, havarato le sue leggi speciali, per consentire ai poliziotti di infierire con comodo. Nostro Signore, invece, era un tipo sospetto, forse non proprio sovversivo ma certo troppo garantista.

Il suo «vicario» invece no: più d'accordo con il ministro. Se al buon governo serve la diplomazia, fasto, potere umano e anche un po' di umana prepotenza, questo «vicario» sa governare molto bene. Nel piano di ristrutturazione della cristianità, ha perfino previsto un Anno Santo straordinario con il perdono pianificato, regolamentato, «sotto controllo»; e che il Signore non si prenda licenze: che stia al diritto canonico anche lui come tutti. Non ha condannato i privilegi? E allora che non se ne prenda. E lo Spirito possibilmente non spiri dove vuole lui, ma dove vuole il Vaticano. Un po' di disciplina e di ordine non guasta neanche con Dio (specie con un Dio - ha ragione il ministro degli Iterni - che, quaggiù in terra, ha contestato troppo le autorità regolarmente in carica). Che si accorga che ha un «vicario» energgico, dal polso fermo e dalle idee precise.

E sennò? Se Dio non ci sta, che ne facciamo? All'inferno anche lui? E quasi quasi, almeno nella sua umana incarnazione, se lo  sarebbe meritato perché era un fedele poco in regola, con la sua «chiesa», pronto alla critica e perfino all'invettiva; e non per nulla il Sant'Uffizio di quel tempo ne contrattò con Giuda la cattura. Come Papa Giovanni, come tutti i profeti, meglio da morto, senza voce. E dopo è bello accendergli i ceri sulla tomba, ma prima ha da avere una tomba: meglio che muoia un solo uomo per la salvezza d'Israele.

 

Adriana Zarri

in Dodici lune, Camunia, pp.124-125

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