Koinonia Novembre 2022


LA KOINONIA DI ERNESTO BUONAIUTI

 

Ernesto Buonaiuti era riuscito a coagulare intorno a sé un nucleo consistente di amici e discepoli da quando, ottenuta nel 1915 per concorso pubblico la cattedra di storia del cristianesimo, aveva iniziato le lezioni alla Sapienza. Racconterà Raffaello Morghen, uno tra i primi frequentatori dei convegni che cominciarono sollecitamente a svolgersi a Roma e nei dintorni, e più tardi in quei «bivacchi estivi», come li definì scherzosamente Buonaiuti, a San Donato: «Ascoltammo per un anno affascinati la parola del maestro ed, insieme all’ammirazione, un profondo vincolo di consenso e d’affetto si venne giorno per giorno costituendo tra noi e lui. Così, superati gli esami, quando per gli altri professori avviene il distacco della scolaresca del corso, per noi si strinse [...] il legame spirituale che ci aveva raccolto intorno a lui.

Così nacque la koinonìa, intorno al 1917. Koinonìa è la parola che indica, nella lettera di S. Paolo, la prima comunità cristiana unita nell’amore, nella fede e nella speranza. La nostra comunità non era sorta per un proposito deliberato, né aveva una carta istituzionale, né una sede fissa. S’era formata spontaneamente intorno al maestro, che leggeva ogni settimana (in genere la domenica mattina) gli evangeli e le lettere di S. Paolo, nell’edizione del Nestle. Oltre alla traduzione del testo, l’esposizione del maestro mirava a mettere in evidenza, da un punto di vista storico, l’esperienza religiosa della prima comunità cristiana [...]. Mancava [...] nelle parole di lui ogni forma di indottrinamento teologico e la più grande libertà (unita al più riguardoso rispetto reciproco) era la regola della nostra convivenza.

<...> Conferma sostanzialmente queste notizie la deposizione rilasciata da un francescano nel 1920 durante un’inchiesta del S. Offizio a carico dello stesso Buonaiuti. Il religioso vi riferiva alcune confidenze ascoltate da un’allieva del docente di storia del cristianesimo, l’appena menzionata Clelia Cesarini: «La signorina insieme alla sorella, già laureata, frequentava la casa del Prof. Buonaiuti, e così facevano altre studentesse e studenti universitari, compresi anche degli impiegati. Ogni domenica si radunavano a leggere insieme la Bibbia, e la leggevano in greco. Queste adunanze aveva [sic!] il nome di koinonìa. A quando a quando facevano insieme al Prof. Buonaiuti delle escursioni turistiche e mi mostrò anche fotografie nelle quali il Prof. Buonaiuti vestiva la rendingote, fotografie istantanee, prese sul posto. Per Pasqua non fecero la comunione a S. Carlo, perché mi dissero che l’avrebbero fatta nella cappella del Prof. Buonaiuti, il quale usciva allora da una malattia. Alla messa del Prof. Buonaiuti assistono talvolta nel suo oratorio privato questi intellettuali che simpatizzano per le sue idee».

 

Annibale Zambarbieri 

da “La koinonìa di Ernesto Buonaiuti. Echi e ricordi”

in Humanitas 56 (2/2001) 212-230

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