Koinonia Novembre 2022


Le chiese parlano poco di Dio

 

Il silenzio su Dio è «il dato più allarmante dell’odierna situazione del cristianesimo». Nel suo Dio. Apologia, uscito per la casa editrice Claudiana, Paolo Ricca risponde con oltre quattrocento pagine all’allarme (pp. 411, € 24,50).

Il maggiore teologo protestante italiano vivente imputa il silenzio delle Chiese, di tutte le Chiese,  non soltanto a imbarazzo, insicurezza psicologica, eccesso di pudore, paura di non essere ascoltate. Se le Chiese parlano più volentieri di migranti, diritti, ambiente, libertà religiosa, è piuttosto per «una sostanziale carenza di fede», per «un livello insufficiente di certezze interiori». Ai cristiani che non sanno che «cosa dire di Dio», il pastore valdese offre abbondanti materiali. Si parte dalle  critiche della modernità verso un Dio inventato o assente, si continua con il Dio della Bibbia e si conclude con il Dio di indù, buddhisti, ebrei e musulmani. Al centro, l’autore colloca la questione della fede. Di Dio si può parlare anche senza credere in lui, precisa, e tuttavia «a un certo punto, il discorso su Dio da generale deve diventare personale». Deve, cioè, diventare un discorso sulla propria fede.

Allora Paolo Ricca si affaccia dal volume per spiegare che spesso chi crede non sa dire perché e per confessare che egli stesso, «l’autore di queste pagine», è «uno di questi». A ottantasei anni, comunque, egli «dirà che cosa crede lui di Dio, cioè quali sono le principali caratteristiche di Dio  che nutrono la sua fede, e quindi che cosa sente lui, in coscienza, di dire di Dio». Se Dio non ha  bisogno d’essere difeso, come chiarisce Ricca, Dio. Apologia difende una parola profonda,  autentica, su di Lui. Per trovarla, uomini e donne devono avventurarsi tra i due rischi: che sia la  nostra fede a creare un Dio inesistente, o che Dio esista e ci manchi la fede

 

Marco Ventura

in “la Lettura” del 23 ottobre 2022

.