Koinonia Novembre 2022


CHIESA SEDE DELL’AVVENTO

 

La situazione della Chiesa oggi è in uno stato di “gravidanza”, che soffre le doglie del parto, come San Paolo scrive ai Romani(8. 18-25.)

Il teologo Oscar Cillman dice a proposito che la Chiesa si trova in tensione tra il “già” e il “non ancora”.

Il “già” si è realizzato in maniera irreversibile, come il feto nel grembo materno, eppure non è ancora l’ora della nascita. Dunque la Chiesa può dirsi che si trova tra il “già” e il “non ancora” .

Il modo specifico della Chiesa di essere nella storia è l’Eucarestia. Ma non è soltanto la Chiesa che fa l’Eucarestia eucaristia, perché è l’Eucaristia che fa la Chiesa.

Nell’Eucaristia siamo tutti uniti anche in maniera visiva ed attuale in quella situazione tra il “già” e il “non ancora”. Quando ci riuniamo intorno alla Mensa per celebrare la Cena del Signore, Lo rendiamo presente, perché mentre riceviamo il suo dono, comunichiamo con Lui e ci uniamo tutti in quel solo corpo, superando così le diversità che ci dividono. Ma poiché quella cena è la promessa profetica di essere tutti insieme alla tavola di Dio, essa è in una situazione di attesa e di preparazione.

Nell’Eucaristia c’è quell’anticipazione, il segno di quel “già” ricco di pienezza relativo alla Cena nel regno di Dio; ma c’è anche quel “non ancora” che annunciamo con la morte e la risurrezione di Cristo, mentre attendiamo la sua venuta.

Ora, noi non attendiamo solo la ricostruzione fantasiosa, romantica o anche poetica della venuta di Gesù. Noi attendiamo veramente il suo ritorno e durante la Pentecoste invochiamo lo Spirito promesso, perché trasformi la nostra storia, sia essa individuale che universale. Questo celebrare insieme l’Eucaristia è dunque un legame fondamentale per fare Chiesa.

Facciamo Chiesa non per parentela o perché la pensiamo alla stessa maniera, o perché ci piacciono gli uni con gli altri o perché abbiamo in comune le stesse ideologie; facciamo Chiesa perché siamo uniti dalla promessa. La Chiesa che si rende concretamente visiva ed attuale è nella condivisione di chi porta in maniera nascosta la testimonianza, che rende forza alla promessa. Pertanto, oserei chiamare questa una situazione di Avvento, cioè uno stato in cui si volgono gli occhi verso le cose che non  appaiono. E la Chiesa è nella situazione di realizzare la promessa profetica, per cui libera tutte le forme presenti in sé e rende testimonianza, partecipando in forme ed abiti diversi alla Misericordia di Dio.

Che cosa è allora la Chiesa?

Un membro di una comunità religiosa molto famosa a cui si chiedeva: “Ma chi  siete voi che fate parlare tanto, che cosa dite di voi stessi?”, rispondeva: “Noi siamo un mucchio di miseria su cui Dio dice una parola di accettazione”. Perciò la Chiesa è un mucchio di miseria che vive giorno per giorno con la coscienza che le ha fatto misericordia. E per rendere grazie a questa misericordia c’è l’Eucaristia che si fa Chiesa ogni volta che due o tre servi di Dio s’incontrano per testimoniare la Parola la cui bellezza dura nei secoli.

È dunque la Chiesa che parla e che si fa testimone di Cristo. Che, venendo, ha sovvertito l’ordine delle cose, cioè ha instaurato un ordine rovesciato, quello delle Beatitudini per una comunità del tutto nuova, quella degli ultimi, dei poveri e dei derelitti. Ma per sapere che la fedeltà di Dio, prodotta dalla Misericordia, non venga meno, la Chiesa e i suoi componenti hanno bisogno di guardare al futuro con la fiducia che supera le ingannevoli  delusioni quotidiane.

Ovviamente, questo motivo non sarà presente in nessuna realtà terrena e contingente, invece, ogni volta che la Chiesa ripropone  il canto dell’Avvento si apre il passaggio verso il “non ancora”.

In fondo, tutte le volte che un derelitto o smarrito prende coraggio perché in due o tre gli hanno mostrato quella strada,  allora è Natale!

Ed ancora, quando un colpevole duro ed incallito sorride ad un bimbo o s’intenerisce ad un sofferente, di nuovo è Natale!

Oppure, allorché un indesiderato o scacciato da tutti, viene avvicinato da qualcuno, ritrovando coraggio e calore, allora è Natale!

Infine, ogni volta che una famiglia si ricostituisce nella pace e nell’armonia per l’incontro con la Chiesa dei due o tre, nasce il Natale! Tutto quello che si fa nella Chiesa non è la pura e semplice assistenza che può essere specifica dello Stato, bensì la buona azione originata dall’Amore.

Incisione cruda ed amara è la battuta di Peguy: “hanno le mani pulite, ma non hanno le mani”.

Dunque la Chiesa renderà più credibile l’amore di Dio quando incontrando l’uomo gli mostrerà come il suo amore è attivo, mentre trasforma e convoglia la sua forza nella più vasta comunità umana.

È per questo che la Chiesa portatrice dell’Incarnazione si fa sede dell’Avvento. A maggior ragione si spoglia della ipocrisia e del fasto per attuare definitivamente l’incontro con il prossimo, il quale giorno dopo giorno contribuisce a realizzare quel “non ancora”, perché porta in sé il germe di gestazione.

 

Maria Luisa Donadio

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