Koinonia Ottobre 2022


Preghiera del Pastore Paolo Ricca

in chiusura del libro “Dio. Apologia”

 

Proprio perché non è facile parlare di Dio «secondo verità», l’ultima parola di questo discorso su Dio non può essere altro che un discorso a Dio in forma di preghiera.

 

Signore, «ho creduto, perciò ho parlato» (Salmo 116,1).

Ho fatto bene a parlare?

Avrei fatto meglio a tacere?

«Sta’ in silenzio davanti all’Eterno, e aspettalo» (Salmo 37,7).

Forse non ho aspettato abbastanza?

Non ho avuto la pazienza di aspettare la parola

che «non sgorga dal cuore dell’uomo,

ma che Dio ha preparato per coloro che lo amano» (I Corinzi 2,9)?

Ho avuto fretta di parlare?

Signore, pietà! «Ho creduto, perciò ho parlato».

«Ma che cosa si può dire quando si parla di Te?»

Si può dire tutto senza accorgersi di non dire niente.

Ci si può illudere di parlare di Te

perché si menziona il tuo nome,

ma in realtà si parla di Te senza Te, alle tue spalle.

Signore, pietà! Ho creduto di poter parlar bene di Te:

che per questo bastasse essere pastore.

Ho creduto di saper parlare bene di Te, «secondo verità»,

che per questo bastasse conoscere un po’ la Bibbia,

e professare la fede cristiana con tutta la Chiesa.

Signore, pietà delle povere parole

con le quali ho cercato di parlare di Dio.

Non ne ho trovate altre, forse non ti servono.

Certo, servono più a noi che a Te,

anzi, servono solo a noi.

Eppure, Signore, non ho potuto tacere:

«Ho creduto, perciò ho parlato».

Se non sono riuscito a parlar bene di Te, come invece ci è riuscito

il tuo amico Giobbe, «secondo verità»,

come desideravo, ancora una volta: pietà di me!

Signore, so che Tu solo parli bene di te stesso.

Proprio questo mi consola e rasserena,

che il discorso buono, affidabile, su di Te è il Tuo.  Amen

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