Koinonia Ottobre 2022


IN RICORDO DI MONS. GASTONE SIMONI, AMICO FRATERNO 

 

Caro Gastone,

        

ci siamo accompagnati per un lungo cammino, fin da quando negli anni ’60 del primo dopo-concilio ci siamo incontrati in un congresso di filosofia. Ma pur rimanendo sempre  vicini, i nostri cammini si sono divaricati e sono stati paralleli, ciò che non ha impedito l’aiuto reciproco quando necessario. La tua morte non ha interrotto la nostra comunicazione, che è stata più che altro tacita ma continua: direi che l’ha  intensificata, ed io ora mi trovo a confronto con te, considerando la comune passione che ci ha uniti pur andando per strade diverse nella medesima direzione. Non posso nascondermi qualche tua perplessità nei miei confronti, mai però per contrasti di spirito, ma semplicemente per ragioni di diversa collocazione ecclesiale. Accetta fraternamente questa mia confidenza e sappimi venire incontro.

Il punto è questo: tu hai avuto meritatamente un ruolo nella Chiesa a tutti i livelli, io mi sono mosso sempre nelle periferie senza coperture istituzionali, se non quelle pastorali senza gregge, se non per le pecore perdute della casa di Israele. Ecco, forse una differenza è proprio qui: per te in primo piano veniva l’ordo iurisdictionis in funzione sacramentale, per me l’ordo sacramentalis è rimasto sempre l’unico canale di comunicazione e di azione, senza peraltro uscire dall’ambito istituzionale: pur rimanendoci convintamente dentro, mi sono ritrovato di fatto ai margini di ogni ruolo ufficiale. È questo “fuori” che mi ha fatto sempre pensare e che mi ha portato a sognare una “Chiesa dei Gentili”, dentro un sistema di Chiesa monista, pensata sempre in una unica forma storica, nonostante tutte le buone intenzioni di “evangelizzazione”, di missione, di uscita: ma sempre una chiesa uguale a se stessa nel suo assetto esteriore, che si vorrebbe facesse da Marta e da Maria, impersonata indistintamente da Pietro e Paolo, come se questi non portassero un vangelo diverso. Altro insomma è una “ecclesia condita”, ed altro una “ecclesia condenda”: una Chiesa fatta e una Chiesa da fare! La chiesa “una” del Credo non è chiesa unica ed uniforme per tutte le stagioni!

Come vedi, caro Gastone, resto su questa linea, anche se non è quella vincente. Ma volendo andare alla radice di tutto, forse all’origine c’è un modo diverso di rapportarsi al Vaticano II: o come aggiustamento modernizzante dell’esistente e all’esistente (toppe nuove su vestiti vecchi), o invece come rigenerazione totale del mondo della fede cristiana per un necessario cambiamento di Chiesa dentro il cambiamento d’epoca. Qui verrebbe fuori tutto il tuo indefesso impegno per una politica ad ispirazione cristiana, quando a me è stata sempre a cuore una chiesa che fosse di suo presenza “politica” in forza della sua fede e nel suo stesso modo di stare al mondo come vangelo aperto: problema in cui continuiamo a dibatterci e in cui hai lasciato un vuoto.

A questo proposito rilancio di seguito una tua recente lettera agli amici e riprendo volentieri quanto di te dice il Prof. Angelo Passaleva su  “Toscana oggi”: per continuare segretamente il nostro colloquio, confidando nel tuo aiuto  da dove discende ogni dono perfetto dal Padre. In gratitudine e fraternità.

 

Tuo Alberto

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