Koinonia Settembre 2022


INCONTRI

 

Ieri pomeriggio con mia moglie ci siamo inerpicati verso il Castello di Sambuca pistoiese. Dopo un improbabile parcheggio ad incastro davanti al convento delle suore francescane, ci siamo incamminati verso il borghetto, che è veramente minuscolo e percorribile esclusivamente a piedi. Attorno la magia degli Appennini che sembrano foderati di velluto verde tanto è fitta la foresta che li ricopre. Abbiamo rapidamente raggiunto la chiesa di San Giacomo, posta quasi sulla sommità dell’abitato e, una volta entrati, ci ha accolti un arzillo vecchietto dal bell’accento fiorentino con tanta voglia di parlare. “Occhè vu’ siete venuti anche stamani?”. “No veramente siamo arrivati ora”. “Bene, guardate pure che poi vi spiego...”. Dopo un rapido giro della chiesa, l’omino, 88enne, ci fa: “Ora sedetevi che son stanco, è da stamattina che parlo...“. Abbiamo obbedito alla “perentoria” richiesta sedendoci insieme a lui su una delle panche e ci siamo goduti questa bella storia. Il vecchietto, fiorentino doc, ha una casupola nel borghetto dove passa tutte le estati insieme alla moglie. La chiesa trent’anni fa era in completo abbandono e lui, insieme ad altri quattro volontari, si è dato da fare per trovare fondi e persone disposte a dare il loro tempo per restaurarla. Cosa che con molta pazienza è avvenuta nel corso degli anni. È stato rifatto il tetto, il campanile e restaurate molte opere custodite nel suo interno, fra cui un pregevole Cristo morto in cartapesta, due splendidi armadi da sagrestia del 1700 e tante altre cose. Fra l’altro c’è un organo sempre del XVIII secolo che meriterebbe un bel restauro per riportarlo agli antichi fasti.  Della pattuglia di volontari, l’ultimo sopravvissuto insieme ad una signora però assorbita dai suoi compiti di mamma, era proprio il vecchietto. “Sapete, il ‘muratorino’ (sic) che tanto ha fatto per la chiesa, gli è morto da poco a 93 anni... Vedete - e ha indicato una cassetta per le offerte - con quello che trovo là dentro ci si paga a mala pena la corrente elettrica. Però per ora si va avanti. Son rimasto io che d’estate racconto un po’ la storia della chiesa. Beh ora chiudo. Vo dalla mi’ moglie se no mi brontola... E poi devo prendere la pasticca...”. Così ci siamo salutati. Abbiamo quindi visitato ciò che resta del castello, una parte di una torre, e il quieto cimiterino dove riposano i “castellani”. Abbiamo goduto ancora dello stupendo panorama dei boschi e della vista dall’alto del convento delle francescane con il suo torricino così particolare. Poi ci siamo lentamente incamminati per tornare all’auto. Quando stavamo per uscire dal borghetto ci siamo sentiti chiamare. Era il vecchietto apparso da un finestrino posto in alto su una minuscola casina, così piccolo che a mala pena ci passava la sua testa. “Tutto bene?”. “Benissimo. Grazie ancora per quello che ci ha raccontato”. E mia moglie: “L’ha presa la pasticca?”. “ Si si, tutto a posto...”. E così ci siamo salutati con una sensazione di immensa gratitudine e tenerezza per quell’uomo.

 

Lino Addis

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