Koinonia Maggio 2022


 

 

LE RADICI DELLA GUERRA E LE RAGIONI DELLA PACE

 

Scorrendo gli anni a ritroso nella storia possiamo affermare che l’idea della legittimità della guerra  è sempre stata prevalente rispetto alle ragioni della pace, almeno di una pace autentica. Perché ci pare del tutto improprio l’uso della parola “pace” quando , ad esempio, si dice che il popolo romano aveva “pacificato” tanti altri popoli. In realtà, dopo averli vinti, li costringeva a una pace basata sulla sottomissione.

Per la prima volta la Parola del Vangelo rompe questi schemi, ma il messaggio cristiano della pace sarà tradito fin quasi ai nostri giorni dalle stesse chiese, oltre, ovviamente, dagli imperi e dai regni che pure di dicevano cristiani.

Limitandoci al mondo occidentale possiamo dire che le ragioni della pace furono affermate, nel corso dei secoli, solo da singoli pensatori o comunque da piccole minoranze, spesso perseguitate.

Ruzzante, poeta popolare del ‘500, descrive con dovizia di particolari le violenze sanguinarie presenti in ogni battaglia col chiaro intento di condannare la guerra. Sempre tra 1500 e 1600 Tommaso Moro e Tommaso Campanella immaginano mondi futuri dove l’umanità vive in pace. All’epoca delle guerre napoleoniche il grande pittore spagnolo Francisco Goya dipinge “Gli orrori della guerra”.

Potremmo trovare molti altri esempi, ma sono solo singoli casi, mai la regola. Al punto che fece scalpore, durante jl primo conflitto mondiale, l’appello alla pace di papa Benedetto XV, quando definì quella guerra una “inutile strage”. Alle due guerre mondiali che nella prima metà del ‘900 hanno insanguinato l’intero pianeta sono seguiti proclami di pace universale. Parole inutili. Le ragioni della guerra hanno sempre prevalso.

Oggi siamo in presenza dell’ennesimo conflitto. Non possiamo che condannare senza appello l’invasione russa dell’Ucraina, né chiudere gli occhi di fronte alle atrocità compiute dall’esercito invasore. Ma questo non ci deve far credere, come vorrebbero i media dell’America e dell’Europa, che Stati Uniti e NATO (e pertanto anche l’Italia) siano esenti da colpe, che siano i paladini della libertà dei popoli.

Nelle guerre di ogni tempo non solo gli aggressori, ma anche gli eserciti che combatterono contro le tirannie si sono sempre macchiati di indicibili atrocità, che negli ultimi conflitti hanno colpito soprattutto i civili. Perché meravigliarci delle terribili violenze commesse dall’Esercito russo in Ucraina (scuole e ospedali bombardati, torture e uccisioni di civili, donne stuprate)? Altrettanto fecero gli alleati nella Seconda Guerra Mondiale: centinaia di migliaia di vittime causate dai bombardamenti inglesi e americani sulle città di mezza Europa, per non parlare degli effetti delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. In una recente trasmissione di Rai Storia Franco Barbero ha descritto la battaglia di Okinawa, l’ultima combattuta nel 1945 tra USA Giappone. Un evento sanguinosissimo: centomila morti giapponesi, poco meno quelli americani. Nemmeno ventimila prigionieri giapponesi feriti, un numero irrisorio, impossibile da credere, rispetto alla media di un morto su tre feriti. Dove sono andati a finire tutti gli altri (presumibilmente duecentomila o giù di lì)? Barbero ce lo lascia solo immaginare.

Nelle guerre moderne le vittime sono in gran parte le popolazioni inermi. L’uso massiccio dell’aviazione  che bombarda le città e l’utilizzo di armi sempre più sofisticate e devastanti portano già di per sé queste atroci conseguenze. Ma spesso, ormai, la strage di civili diventa funzionale all’ottenimento della vittoria. In questo modo si fiacca, o almeno così si pensa, lo spirito di resistenza del nemico. Che senso aveva, se non questo, da parte dell’aviazione americana, bruciare con le bombe al napalm migliaia di contadini vietnamiti, vecchi, donne, bambini, non certo guerriglieri combattenti? E tali atrocità si sono ripetute in tutte le guerre successive: in Afganistan prima da parte dei sovietici e poi degli americani; e successivamente in Iraq, Siria, Libia, a opera, secondo i casi, di russi, americani, inglesi e negli anni più recenti a opera della NATO. E  il tutto di fronte all’impotenza dell’ONU.

Di questi tempi soffiano venti di irrazionalità guerrafondaia: Putin come Hitler, militati russi come nazisti; e si chiede a gran voce un tribunale speciale per il capo del Cremlino.

Se entriamo in questa logica quanti tribunali speciali, dopo quello di Norimberga, dovremmo istituire per tutti i crimini compiuti da tanti responsabili?

Bernie Sanders, uno dei più prestigiosi parlamentari americani, è una voce “eretica”, fuori dal coro. In un suo recente intervento al Congresso degli Stati Uniti ha avuto il coraggio di dire la verità - quella verità che viene puntualmente occultata dai media di tutto l’Occidente - a proposito della guerra in corso. Che Putin, un personaggio con un profilo da dittatore, sia da condannare per la guerra di aggressione scatenata contro l’Ucraina è fuor di dubbio. Ma gli si può dar torto quando pretende di non avere a ridosso della Russia paesi ostili? Sarebbe diverso se al posto suo a capo del Cremlino ci fosse un presidente realmente democratico? Certo che no. Ci ricordiamo la crisi dei missili del 1962 quando l’Unione Sovietica tentò di installare rampe missilistiche nell’isola di Cuba, a meno di duecento miglia dalle coste americane? L’allora presidente Kennedy, non certo un dittatore, minacciò di fare guerra all’URSS: un conflitto dove era previsto l’uso dell’arma nucleare, con conseguenze catastrofiche per l’intero pianeta. E infine, può l’America presentarsi come la paladina della libertà dei popoli se solo nell’America Latina non si contano i suoi interventi militari a favore di veri e propri dittatori, ogni volta che giudicava messi in discussioni i suoi interessi economici e politici?

In questi mesi di sono susseguite dichiarazioni sconsiderate da entrambe le parti in lotta. Putin ha alimentato un sentimento nazionalistico aggressivo, esaltando il diritto della Russia a tornare grande e potente come un tempo, imponendo la sua politica sugli stati confinanti. Per contro l’alleanza occidentale, per bocca di Zelensky, di Biden e dei leader di molti stati europei non fa che demonizzare l’avversario, come se i crimini di guerra dei quali accusa - a buon diritto - l’esercito invasore russo, non fossero gli stessi commessi in altre circostanze, anche recenti, dalla NATO.

L’appello di papa Francesco ad appoggiare il popolo ucraino con aiuti umanitari e con l’accoglienza dei profughi, di tutti i profughi, quindi anche gli immigrati presenti in Ucraina in fuga dalla guerra, e non con l’invio di armi sempre più sofisticate, viene sbeffeggiato da tanti, o quantomeno ignorato, perché ritenuto inefficace e inopportuno; ma se continuano a prevalere le logiche della guerra anche quando le armi taceranno non si uscirà da questo conflitto con una vera pace, ma con uno strascico di odi senza fine, che non saranno certo di buon auspicio per il futuro.

 

Bruno D’Avanzo

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