Koinonia Marzo 2022


LA LIBERTÀ DI LUIGI BETTAZZI*

 

Anche il papa dice di “sognare”. Ma il sogno è parola ambivalente: Freud i sogni se li faceva raccontare per vedere come stava l’inconscio del paziente. Ma il sogno non è solo il contenuto di visioni notturne, c’è il sogno evocatore di fantasie a occhi (e mente) aperti e questo Francesco lo raccomanda ai giovani: “Sognate, siate svelti e guardate al futuro con coraggio. Fate chiasso, perché il chiasso vostro è il frutto dei vostri sogni” (il 21 novembre 2021). E pochi giorni prima - per il dream day del 25 settembre -: “Per essere portatori della speranza è necessario che non perdiate la capacità di sognare... chi non ha la capacità di sognare è rinchiuso in sé stesso... è già andato in pensione”.

Novità nella tradizione predicatoria cattolica. Infatti sono pochi quelli che sognano ispirati dall’amore per la loro Chiesa.

Luigi Bettazzi, vescovo emerito, pensionato per pure ragioni anagrafiche, mantiene l’abituale coraggio della persona che «crede» sul serio e spera che i cristiani possano recuperare i sogni del loro fondatore anche oggi, nel 2022.

Si spiega così il titolo sorprendente del  suo ultimo libro Sognare eresie, dentro la triade fede, amore, libertà. L’emerito, in procinto di diventare tra due o tre anni centenario (quando diventerà, dice lui, “secolare”) ha sempre cercato di dire con chiarezza cose che - senza abbandonare teologia e dottrina - inquietano le coscienze di chi non ama essere distolto dalle tranquille abitudini. Chi ha meno di quarant’anni non era ancora nato e fatica a capire lo “scandalo” - erano anni  di passioni e di tensioni - quando uscì la sua Lettera a Berlinguer, segretario del partito comunista. Era di Bettazzi anche La sinistra di Dio, che in apertura esordiva “sono nato mancino”.

Il più giovane dei vescovi chiamati a partecipare al Concilio è un prete sorridente, ma serissimo e perfino «osservante» come scrisse in «Osservante in Ivrea», la comunità del suo episcopato, dove fu inviato dalla Bologna del cardinal Lercaro e dove rimase, lontano da Roma, fino alla pensione. Ci sta ancora perché ritiene che il vescovo anziano più che emerito, resta, da nonno, nella diocesi in cui è stato padre. Ma il vescovo è il “sovrintendente” della sua comunità, ma anche il testimone di un cristianesimo universale che non si riduce al silenzio quando gli anni gli lasciano più libero il pensiero: non cessa l’umana responsabilità. Si può finire nell’eresia?

Bisogna intanto mettersi d’accordo sulla parola: l’eresia secondo la tradizione ecclesiastica, fortunatamente ai nostri giorni senza roghi, è continuata nella mancata libertà nella ricerca teologica producendo sofferenze non meno costose per chi è stato ridotto al silenzio. Sfortunatamente compare tuttora come minaccia nei siti cattolici conservatori. Bettazzi, invece risale all’etimo greco, l’eresia è una «scelta» e l’apostolo Paolo usa la parola per indicare la divisione che si produce tra ricchi e poveri al momento dell’eucaristia. 

Luigi Bettazzi la usa per «sognare» la sua Chiesa: Sognare Eresie, alla luce - è il sottotitolo - di Fede, amore e libertà. E affronta i pensieri intriganti che gli vengono da un’esperienza prima di tutto intellettuale (la ragione formula idee per “discernere”) e insieme pastorale (l’intuizione si prende cura dell’amore). Non voglio togliere il piacere della lettura e pongo solo qualche esempio di un invito a vivere da cristiani contemporanei una fase di trasformazione che non può non essere problematica. Riusciamo a dire che se il Vangelo non cambia, noi dobbiamo leggerlo con lo stile del nostro tempo?

Il Cristianesimo nasce ebraico e biblico: la Bibbia possiamo leggerla liberamente solo dopo il Concilio Vaticano II. È una narrazione carica di simbologia che è “parola di Dio” nell’interpretazione. Impossibile pensarla letteralmente. Sappiamo del Big Bang: ha bisogno del Dio Creatore? Certo, ma prima del Big Bang? E l’uomo, quando arriva? Adamo viene creato, immagine di Dio “insieme con Eva” -, ma non è successo letteralmente 4.500 anni fa. E prima? sappiamo di vivere nella fase homo sapiens, molto dopo l’erectus. E prima? Quando si forma la coscienza di poter capire e creare i simboli e sentire la libertà? La Chiesa non dà le risposte che, implicitamente, avrebbe se non si trovasse davanti a un bivio rischioso: o perdere chi non capirebbe o i giovani che già se ne vanno. Quando Paolo sosteneva che, tra battezzati, non c’è schiavo né libero, non c’è maschio né femmina perché sono tutti rivestiti di Cristo, ma ribadirà il concetto allargando l’accoglienza ai circoncisi e non circoncisi al posto dei maschi e femmine: “forse si è accorto - puntualizza Bettazzi - di essersi un po’ spinto in avanti”, come conveniva anche ai suoi tempi misogini. Per l’uguaglianza originaria meglio leggere Teresa D’Avila: “Dio concede grazie più alle donne che agli uomini e le donne ne fanno più profitto degli uomini”. O prendere in considerazione la risposta della teologa Adriana Zarri a Giovanni Paolo II sull’assenza delle donne all’ultima cena che le rende negate all’altare: “non c’era nemmeno nessun polacco”. Bettazzi non auspica nessun sacerdozio femminile, ma si compiace con le chiese protestanti che riconoscono il presbiterato e l’episcopato e ricorda che durante la dittatura comunista in Cecoslovacchia furono ordinati nella clandestinità uomini sposati e donne. Sogni, ma nessuna “eresia”. Qualcuno deve pur dire quanto è importante sognare. Anche durante la preparazione del Sinodo.

 

Giancarla Codrignani

 

*Luigi Bettazzi, Sognare eresie. Fede, amore e libertà, EDB, 2021, pp. 168, € 12,00

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