Koinonia Febbraio 2022


Sulla “Proposta di lavoro di Esodo” per le Riviste della Rete Viandanti

 

UN CONTRIBUTO CRITICO

 

Se del sinodo annunciato da papa Francesco lo scorso ottobre, del quale abbiamo detto e sul quale stiamo lavorando, ben pochi segni si colgono nella vita delle parrocchie, molta letteratura viene elaborata e ci auguriamo che sia comunque un impegno di studio per costruire consapevolezza e proposte, per motivare scelte personali e di gruppo originali e coraggiose.

Fra i contributi critici al dialogo, raccogliamo quello degli amici di Koinonia  http://www.koinonia-online.it che nel forum dello scorso 14 gennaio  pubblica insieme al documento di Esodo fatto proprio dai Viandanti  (sul Gallo ne ha parlato Cesare Sottocorno nel quaderno di gennaio) delle articolate annotazioni interlocutorie a firma dell’animatore del gruppo, il domenicano Alberto Simoni, amico di molti di noi, mosse dalla convinzione che «non è il sinodo a fare la “chiesa sinodale”, ma è la “chiesa sinodale” a fare il sinodo».

Padre Alberto, critico sull’impostazione dell’analisi di Esodo e delle sue ipotesi di lavoro, denuncia, con ampie motivazioni, diverse perplessità: da un non sufficiente richiamo al concilio Vaticano II a una permanente ecclesiocentricità; da una troppo generica dottrina cristologica a una scarsa chiarezza su che cosa si deve intendere come mondo e un equivoco fra la sinodalità come metodo normale nei rapporti ecclesiali ad intra e ad extra, e la sinodalità come obiettivo del sinodo.

Pur riconoscendo l’apertura delle proposte di Esodo, riportiamo la presentazione delle annotazioni con le parole di Alberto Simoni.

È chiaro che in gioco c’è la svolta epocale del Vaticano II da riprendere alla radice, in ordine a una evangelizzazione che ritrovi la sua linfa in un radicale evangelismo, costi quel che costi! Si ha l’impressione che tutta l’opera di riforma intrapresa nel e dal Concilio risulti un mettere vino nuovo in otri vecchi o applicare toppe nuove su un vestito vecchio. Il problema rimane avere vino nuovo per otri nuovi. In questo senso, un Sinodo non può essere una sorta di modernizzazione tecnica o di apparato, ma volontà di rigenerazione globale di fede: che non è mai una semplice consultazione o lavoro a tavolino, ma esperienza vissuta e condivisa di incontro, di ascolto e di discernimento

Qualcosa che si dà solo sulla base di un coinvolgimento personale e di relazioni interpersonali: qualcosa che avviene e basta, indipendentemente o a dispetto di programmi, progetti, piani ecc… Convinciamoci una volta per sempre che i mezzi e i modi si trovano se c’è la spinta, la passione, il desiderio e il tentativo di  comunicare nella fede, dopo che  noi stessi siamo conquistati dal vangelo per credere nel vangelo”.  Vediamo fili d’erba spuntare anche tra i sassi!

Sarò anche rinunciatario, ma le vicende e le circostanze della vita mi portano sempre più a credere e puntare su quei due o tre che si trovano riuniti nel Nome di Cristo Gesù, non in maniera spiritualistica, ma come base e condizione perché egli sia realmente in mezzo a noi. Se è vero che dal Concilio in poi abbiamo ripreso a pensare la chiesa in chiave  comunitaria, è altrettanto vero che  noi ragioniamo sempre in termini   societari. La sfida perciò è che nuclei comunitari di vita, che si moltiplicano per una sorta di gemmazione spontanea, diano origine a un organismo vivente come Popolo di Dio, che vive di vita propria e non di riflesso  grazie a sovrastrutture istituzionali.

Quando questi nuclei prendono consapevolezza di sé e passano a farsi carico del tutto di cui fanno parte, nasce la sinodalità, la disponibilità a dire e a dare  quanto ciascuno matura nel proprio cammino di fede per farne tesoro comune: e solo allora potrà essere Sinodo, altrimenti si rischia di mettere il carro davanti ai buoi!

 

Ugo Basso

Il Gallo, febbraio 2022

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