Koinonia Giugno 2021


Nel suo libro “Nelle mani di Dio” Marco Ventura parla di una

 

SUPER-RELIGIONE:COSA È?

 

Nel febbraio 1945, due mesi prima dell’esecuzione di Bonhoeffer, la Conferenza di Yalta ha deciso il nuovo ordine internazionale.

Mentre il teologo e resistente tedesco scrive della potenza e dell’impotenza di Dio, stanno nascendo le super-potenze sovietica e americana. Dura un trentennio quell’ordine. Comincia a incrinarsi negli anni Settanta dopo la crisi petrolifera del 1973 e si consuma nel corso degli anni Ottanta, quando le due super-potenze vengono sconfitte in nome di Allah, dapprima in Iran, gli americani, e poi in Afghanistan, i sovietici.

Nei trent’anni seguiti al crollo dell’impero sovietico si afferma la super-potenza cinese, difende il primato la super-potenza americana, rinasce quella russa, emergono nuove super-potenze commerciali e finanziarie, fino ai giganti dell’industria digitale dell’ultimo ventennio.

È in questo tempo - negli ultimi decenni e oggi - che le tre mani del Dio contemporaneo - mano armata, mano invisibile e mano aperta - disegnano la traiettoria di una super-religione della quantità, più grande delle singole religioni che essa ingloba, e di una super-religione della qualità, più potente della potenza di ogni singola religione.

 

La religione più grande

Il primo carattere della super-religione è quantitativo. Le tre mani del Dio contemporaneo spingono i credenti e le loro comunità verso gli stessi obbiettivi: verso la risposta alla violenza e alla povertà, verso la pace e lo sviluppo, verso una buona programmazione.

Lo scenario accomuna i credenti e le comunità, per quanto diversi, giacché li induce a impiegare le risorse nella stessa direzione e comunque a misurarsi con le medesime questioni.

I comuni obbiettivi disegnano una super-religione quando spingono a una cooperazione consapevole e deliberata, come nell’impegno interreligioso per lo sviluppo sostenibile.

Tuttavia le religioni si sommano e si superano anche nella competizione e nello scontro, perché sono comunque parte della stessa congiuntura e devono misurarsi con lo stesso orizzonte, perché inevitabilmente si specchiano le une nelle altre e si influenzano a vicenda.

La super-religione tracima così oltre gli argini, come ben mostra il conio nell’arena internazionale di categorie quali spirituality, religion or belief, religion and non-religion, religious, secular and spiritual identities.

Anche quando queste espressioni emergono in contrapposizione alla religione, come spesso la spirituality o sempre la non-religion d’impronta atea e umanista e le fedi create artificialmente contro i privilegi religiosi sull’esempio dei cavalieri jedi e dei pastafariani, esse sono in realtà sempre additive. Sempre esse finiscono con l’allargare il campo del religioso.

In effetti, come ha spiegato il sociologo italiano Enzo Pace, le religioni sono «formidabili compassi».

Appoggiandosi sulla punta «infissa in un punto preciso nel tempo e nello spazio», il compasso apre progressivamente il proprio arco e «traccia cerchi sempre più larghi», cosicché le religioni si espandono lontano dall’origine.

La super-religione del nostro tempo è tale perché il suo è un super compasso e perché i suoi cerchi sono di ampiezza superiore; consapevolmente o meno, volontariamente o meno, collaborativamente o meno, essi superano non soltanto la differenza tra hindu e buddhisti, ma anche quella tra affiliati e non affiliati, e tra credenti e non credenti.

 

La religione più potente

Oltre che più grande, la super-religione è anche più potente. Nel discorso del gennaio 2016 in un college cristiano di Sioux Center nell’Iowa, il presidente Trump grida «il cristianesimo salirà al potere».

Nelle ore del conteggio dei voti nel novembre 2020, quando i trumpiani passano dall’euforia alla paura, risuona in rete la preghiera della consigliera spirituale di Trump, presagio della resistenza che il 6 gennaio 2021 irrompe nel Campidoglio.

Paula White-Cain denuncia il «complotto demoniaco» contro la «decisione di Dio». Un po’ in inglese e un po’ nelle lingue della pentecoste, la pastora della chiesa City of Destiny di Apopka proclama di udire «un suono di vittoria»: «Il Signore dice che è fatta. Il Signore dice che è fatta. Sento vittoria, vittoria, vittoria nei viali del paradiso. Proprio adesso gli angeli sono stati liberati. Dall’Africa, dal Sudamerica. Proprio adesso gli angeli sono stati inviati».

La religione contemporanea vuole potenza in tante forme, tra cui quelle spettacolari e partigiane di Trump, e quelle sottili e bipartisan di Biden che prega per l’avversario vittima del coronavirus.

Come per la dimensione quantitativa, anche per quella qualitativa la super-religione si rende manifesta nell’incontro tra pezzi di religione che riconoscono di necessitare l’uno dell’altro perché le mani di Dio possano di più contro la violenza e contro la povertà, per la pace e per lo sviluppo.

Anche in questo caso, tuttavia, la potenza della super-religione non ha bisogno della partecipazione, della cooperazione, né di consapevolezza e volontà da parte degli attori.

La super-potenza sta anche, se non soprattutto, nella competizione, nella corsa alla supremazia, in ogni forma di antagonismo intorno a ciò che può Dio e a ciò che possono credenti e noncredenti, poiché proprio in queste dimensioni si manifesta la voglia di potenza e si alimenta la realtà della potenza.

 

La religione super

Il superamento è cruciale nella religione contemporanea. La parola super è la sua parola in forza dell’ambizione a essere più grande e più potente, ossia a superare in quantità e qualità le religioni esistenti. In questo senso la super-religione non è “un’altra religione”, ma è “le religioni”  nell’atto di tendere al superamento, ed è “la religione” che esse complessivamente producono mentre si superano. Dunque non ha altra faccia, la super-religione, che non quella delle religioni mentre si misurano con il super e quella della religione contemporanea che ne risulta, con le sue variazioni e tuttavia con i caratteri comuni che la contraddistinguono. In questo senso la super-religione è il musulmanesimo globale che supera l’islam marocchino e l’islam indonesiano, è l’hindu che mischia i super-eroi della Marvel  e  Krishna col tridente, ed è la religione contemporanea che da un lato si globalizza oltre i radicamenti culturali e dall’altro reinventa le tradizioni per accrescere il potere.

Il super non si accontenta del religioso delle mappe, quello del Maghreb islamico e dell’America latina cristiana. Vuole superare ogni confine. La super-religione non è soltanto nel cristianesimo e nell’islam, ma anche nella religione del mercato, nella religione dei dati, nella religione dei social, nella religione dei diritti umani. La super-religione è in ogni uso della religione, anche in quell’uso che i credenti ritengono abusivo, anche in quello che mischia religione e non-religione al punto da non distinguerle più. Non sappiamo se la super-religione sia voluta da Dio oppure se sia inventata dall’uomo, o un po’ da tutt’e due. In ogni modo essa è in sintonia con questo tempo di obbiettivi globali, di azione globale, di paure e ambizioni globali. È super, la religione contemporanea, anche in questo senso, giacché è causa ed effetto di un’umanità che ha bisogno di più, in quantità e qualità di risorse, per fronteggiare l’emergenza climatica, la povertà, le ingiustizie. La super-religione è quindi la religione dell’ambiente, del pianeta, dello sviluppo sostenibile, dove, ancora, sono inscindibili da un lato il ridefinirsi delle religioni con il loro capitale morale e materiale in funzione della sostenibilità e dall’altro il contestuale ridefinirsi della sostenibilità come religione.

 

Marco Ventura

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