Koinonia Giugno 2021


Un testimone della stagione conciliare*

 

Luciano GherardI

Un presbitero della Chiesa bolognese negli snodi civili ed ecclesiali del Novecento

 

Questo ricco volume - quasi quattrocento pagine che offrono ben 18 saggi - contiene analisi e testimonianze sicuramente significative per la storia della diocesi bolognese segnata dalla guida del card. Giacomo Lercaro e, poi, dalle conseguenze della sua discutibile rimozione: mons. Luciano Gherardi faceva allora parte di quel clero che, mentre il paese avanzava in democrazia, anticipava la percezione dei “segni dei tempi” e della necessità di rinnovamento  promossa da Giovanni XXIII e, poi, resa fondamento cristiano dal Concilio Vaticano II. La teologia - per chi, come il nostro presbitero, frequentava le librerie - contava su grandi autori, poco apprezzati, quando non rimossi da parte della curia romana, le cui opere restano ancora preziose. A Bologna don Luciano Gherardi, studioso, storico, esegeta, liturgista, ma anche appassionato di arte, attento alle nuove tendenze dell’architettura sacra (anche in funzione delle nuove chiese volute da Lercaro) e promotore di cultura tra i giovani, fu testimone a Bologna del passaggio dalla vitalità della stagione conciliare alla tranquilla tradizione dei successori di Lercaro.

Tuttavia si deve per forza abbandonare la ricerca sulla varia attività di Gherardi e l’interesse per la sua vita stimolato dai saggi delle personalità che lo hanno conosciuto e storicamente l’hanno analizzato per ricordarne il centenario dalla nascita - per caso cadono anche i venti dalla scomparsa -, perché il nome e la fama del prelato bolognese sono principalmente affidati ad un libro che coraggiosamente scrisse nel 1986 e da Bologna ebbe diffusione nel mondo cattolico italiano suscitando grande sconcerto: Le querce di Monte Sole rappresentò una scoperta e un trauma. Tutti sapevano della crudelissima e perversa strage nazifascista di Marzabotto, ma non se ne era mai parlato con il nome di Monte Sole, il luogo che fu il tragico teatro reale dei crimini e che si estendeva su un vasto territorio di Comuni, frazioni, case sparse, aree di vita montana di gente normale, che paradossalmente aveva travolto meno direttamente l’epicentro dell’area, Marzabotto. Consapevole della topografia del territorio in cui gli orrori erano imperversati e dell’iniziativa che il Comune di Marzabotto era intenzionato a prendere per creare un Parco della Memoria, don Gherardi si appassionò alla ricerca sul campo e al disvelamento dell’immagine reale della vicenda storica. Perfino don Giuseppe Dossetti - che in quel luogo avrebbe fondato la sua comunità - ignorava quale fosse stata la realtà di quel dramma. La Chiesa bolognese per trent’anni si era disinteressata dell’eccidio in cui sacrificarono la vita cinque dei suoi preti e il card. Nasalli Rocca si assunse la responsabilità di silenziare la strage di cui Giacomo Lercaro, quando arrivò in diocesi, non seppe nulla, tranne la vulgata che consegnava la responsabilità delle rappresaglie alla presenza delle “bande  partigiane”. La memoria e la gloria delle vittime fu consapevolmente consegnata alla storia del movimento partigiano e del Partito comunista che ovviamente si sentì autorizzato a mantenere il primato storico della titolarità dei luoghi e dei martiri delle stragi. Dopo l’indagine personale di don Gherardi che compì la “risalita” a Monte Sole registrando testimonianze e recuperando archivi, fu restaurata la verità, scomoda per i cattolici più giovani incapaci di trovare un significato plausibile nell’occultamento del martirio di un’intera popolazione che contò almeno (il conteggio è quasi impossibile perché il reperimento di tutti i casi sparsi nella zona è stato difficile e soggetto a nuovi aggiornamenti della memoria) 770 vittime, tra cui 216 bambini, 142 ultrasessantenni, 316 donne, 5 preti - don Giovanni Fornasini, Ferdinando Casagrande, Ubaldo Marchioni, p. Elia Comini, p. Martino Capelli - e una suora, Maria Nerina Fiori, “suor Ciclamino”). A sintesi della triste vicenda diocesana Luigi Pedrazzi un giorno ebbe a dirmi “eravamo troppo anticomunisti...”.

 

Giancarla Codrignani

 

* Atti dei Convegni di Bologna e Marzabotto (3 e 12 ottobre 2019), a cura di Simone Marchesani, Ediz. Zikkaron, 2020, pp.406, € 21,00.

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