Koinonia Maggio 2021


Alcune annotazioni a margine

 

“IN CRISTO NON ESISTONO PROBLEMI CRISTIANI”

 

La lettera appena letta è un fatto di cronaca, ma ha anche valore emblematico, perché ci riporta a fatti simili che si ripetono a nostra insaputa e meriterebbero necessaria attenzione, in quanto segnale di problemi non episodici. Se la nostra attenzione si ferma ora su questa lettera è anche perché essa provoca un forte cortocircuito rispetto alle parole di apertura di questo numero, dove il Papa dà precise sollecitazioni sul da farsi per quella  “conversione pastorale” che gli sta a cuore.

Una “conversione pastorale” viene di continuo compromessa  da inerzie, sfide, disegni ed organizzazioni che si fanno vanto di contrastare la visione e conduzione “sinodale” della chiesa di Papa Francesco. Certo, ci conviene minimizzare tutto, ma ciò non toglie che in gioco ci sia ben altro che dover dirimere un contenzioso locale. C’è l’esercizio della responsabilità pastorale del Popolo di Dio, qualcosa che manca e andrebbe invece promosso, invece di venire represso là dove affiora.

Ma forse sbaglieremmo a pensare che una “conversione pastorale” stenti a partire per i contrasti e per l’indifferenza a cui va incontro, perché invece potrebbe essere vero il contrario, e cioè che è per sua intrinseca debolezza  che essa subisce violenza: inconsistenza di mentalità e di convinzione, ma anche immaturità teologica. In una eventuale risposta del Papa alla Lettera della comunità parigina ci si può aspettare che egli la riabiliti e la rimetta in marcia, ma soprattutto ci si dovrebbe aspettare che venissero meglio precisate le condizioni operative e fossero chiariti i necessari principi teologici per dare vita ad un effettivo cambio di paradigma (adottiamo pure questo frasario) in campo pastorale. Altrimenti tutto resta ambiguo, approssimativo, aleatorio. A proposito di principi teologici, per esempio, sarebbe già indicativo affermare  che se la chiesa è “una” nella sostanza non è unica nelle sue forme, così come Dio è “uno” quanto a se stesso (quoad se) ma non uniforme quanto a noi (quoad nos).

Ma quali che siano i principi formulati e funzionali da tenere presenti in un possibile confronto, il principio base deve tornare ad essere, nella sua  specifica realtà, la fede di chi crede (fides qua creditur) per cui il confronto non è tra le diverse forme o formulazioni che essa può avere, ma tra tutte queste e la sostanza del credere, che risiede nella coscienza di ciascuno: ed è ciò a cui dovremmo tutti tornare di continuo, e da cui poi ripartire per qualunque avventura di cambiamento e di riforma.

Come si sarà capito, è questo ormai l’asse del nostro discorso, che trova in queste parole di Bonhoeffer il suo manifesto: “La ragione di tutto questo sta nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo. Egli è il centro della vita, e non è affatto ‘venuto apposta’ per rispondere a questioni irrisolte. Partendo dal centro della vita determinate questioni vengono semplicemente a cadere, e parimenti viene a cadere la risposta ad esse (penso al giudizio degli amici di Giobbe!). In Cristo non esistono problemi cristiani” (Resistenza e resa, p.383). E tanto meno problemi ecclesiali di autoconservazione.

 

P.Alberto Simoni op

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