Koinonia Marzo-Aprile 2021


CI CREDERESTE?

 

Spesso, quando sono in macchina, ascolto Isoradio (1).

Giorni fa, credo fosse il 23 febbraio scorso, di mattina, telefona un uomo, forse un operaio: “Pronto, Isoradio?”. “Dica, signore” risponde la simpatica giornalista in servizio in quella fascia oraria.

“Sono un operaio e mi chiedo: di questi tempi si parla tanto di donne lavoratrici che sono sottopagate. Questa denuncia è più che giusta, ma si dovrebbe dire che lo stesso problema vale anche per molti uomini. Si fa fatica arrivare a fine mese. Anche questo si dovrebbe denunciare. Per tutti i lavoratori maschi e femmine, ci dovrebbe essere un aumento di paga”.

“Signore, viviamo tempi difficili, ora che c’è il covid per giunta! Pensi  a quante imprese sono costrette a chiudere, a quanti disoccupati ci sono in più. Come si possono chiedere, proprio ora, aumenti di stipendio?”.

Una risposta apparentemente sensata, se diamo per scontato che la realtà sociale di oggi abbia un senso; se è normale che l’indigenza (che fino a poco tempo fa era la condizione di vita di una minoranza fatta di immigrati extracomunitari,  disoccupati, precari, persone separate con figli e magari buttate fuori di casa per morosità…) colpisca anche un numero sempre maggiore di lavoratori occupati. Infatti per chi guadagna mille euro con moglie e figli a carico e senza una casa di proprietà arrivare al trenta di ogni mese è un’impresa ardua. E le mense della Caritas vedono ogni volta aumentare il numero di questi “nuovi” poveri.

Un tempo nessuno avrebbe potuto immaginare che chi aveva un lavoro stabile dovesse affrontare simili difficoltà. Non solo la classe operaia, ma anche il ceto medio a reddito fisso, negli ultimi decenni ha visto il proprio tenore di vita abbassarsi drasticamente.

Prendiamo il caso della donna che sarebbe diventata mia moglie. Insegnante alle prime armi, giovanissima, alla fine degli anni ‘60 venne dal Sud a lavorare a Firenze. Era sola; nessun aiuto da parte della famiglia. Eppure trovò una casa in affitto in centro. Un appartamentino signorile in via Guicciardini! Se ne partiva così un terzo dello stipendio, eppure se la cavava più che bene: spesa nei negozi vicini, certo non a buon mercato; cinema e teatro più volte al mese; cene in trattoria con amici, e un sacco di telefonate ai suoi, quando telefonare era molto caro.

Ve lo immaginereste, oggi, un caso del genere? Una casa modesta in affitto condivisa con altri; comprare solo nei supermercati; grande difficoltà a trovare, fuori dai mercatini, abiti e scarpe decenti a un prezzo ragionevole; evitare  di mangiare fuori casa, al massimo andare qualche volta in pizzeria; pochissimi cinema e, ma solo eccezionalmente, andare a teatro, in piccionaia.

Eppure di questi tempi chi vivesse in tali condizioni dovrebbe considerarsi fortunato.

Ma è giusto accettare, e considerarla normale, la povertà di tanta, troppa gente, quando c’è una minoranza che vive nel lusso?

Io che non sono un economista, ma una semplice persona di buon senso, almeno così credo, mi sarei aspettato da Isoradio una risposta diversa. Che so: lo stato potrebbe per legge stabilire un tetto salariale più alto di quello attuale, sostenendo anche la piccola e media impresa; per ottenere tanto denaro, ovviamente, dovrebbe tassare maggiormente i ricchi, imponendo in via eccezionale (2), una patrimoniale fortemente progressiva; al tempo stesso dovrebbe perseguire con più efficacia l’evasione fiscale utilizzando le maggiori entrate per garantire migliori servizi sociali. Cose del genere. No, i bassi salari non si possono aumentare, ma al tempo stesso i grandi patrimoni non vanno colpiti. Questo è il messaggio che deve essere recepito.

Le leggi del libero mercato non solo hanno creato un impoverimento generalizzato che ha toccato soprattutto il ceto medio, ma ci hanno anche fatto credere che tutto ciò è inevitabile, quindi normale: una realtà che va accettata così com’è.

Pochi giorni fa, sempre a Isoradio, ho sentito parlare di un miliardario americano la cui ricchezza negli ultimi tempi ha superato quella del padrone di Amazon, diventando così il più ricco uomo del mondo. Si calcola che guadagni come svariati milioni di lavoratori messi assieme. Anche qui il commento che veniva fatto da Isoradio era di sostanziale ammirazione per quell’uomo che dal nulla si era creato una strabiliante fortuna.                                                         

Per molti secoli la Chiesa ha predicato che il sacrificio dei poveri sarebbe stato ricompensato col paradiso, a patto, beninteso, che i poveri accettassero la loro condizione senza ribellarsi. Beh, pensando a questo si potrebbe dire che Marx non aveva tutti i torti quando parlava della funzione alienante della religione. Ma noi sappiamo bene che questo non ha niente a che vedere con la fede in Cristo. Eppure molti credenti sono ancora condizionati da questa distorta visione della religione. Per questo papa Francesco quando dice che la povertà è frutto dell’ingiustizia desta meraviglia in tanti, e più ancora quando propone un modello di sviluppo totalmente altro rispetto a quello attuale.

Ricordo, anni fa, che un leader politico, parlando del messaggio sociale di Francesco, disse: “Facciamo che non sia solo lui a dire queste cose”.  

Non facciamoci caso. Era solo un estremista, proprio come Francesco. Possiamo anche battere le mani, dato che è il papa, a patto che poi ci giriamo dall’altra parte. Così vorrebbe il dio denaro.

 

Bruno D’Avanzo

 

NOTE

 

(1) Isoradio offre un servizio prezioso. Ventiquattro ore su ventiquattro informa gli automobilisti sulle condizioni del traffico: ingorghi, code, incidenti, strade interrotte per lavori in corso…; e riesce a dare in tempo reale consigli per eventuali deviazioni. Tali notizie sono poi intervallate da musiche e canzoni, generalmente ben scelte, da notiziari e da interviste su argomenti di attualità. Un vero sollievo per chi sta facendo lunghi viaggi, soprattutto di notte.

(2) Anni fa, interpellato sul fisco, Luigi Bersani, un tempo leader del Partito Democratico, affermò che prima di imporre patrimoniali ai cittadini bisognerebbe rendere efficace la lotta all’evasione fiscale. Da buon economista sa bene che una patrimoniale, per essere efficace, deve colpire un’ampia fascia di contribuenti, partendo dal ceto medio. Ma attenzione, c’è una bella differenza tra chi riesce con mille scappatoie a evadere il fisco (e sono tanti) e chi invece, come i lavoratori dipendenti, non può farlo; per cui solo questi ultimi verrebbero tassati.

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