Koinonia Gennaio 2021


DALLA OMELIA DEL CARD.MATTEO ZUPPI

per l’apertura del Giubileo Domenicano (Bologna 06-01-2021)

 

<…> San Domenico ci aiuta a sentire il freddo di un mondo segnato da tante pandemie e il caldo della passione perché l’amore di Cristo raggiunga il cuore di tanti, lo scaldi e lo illumini. Ci aiuta la commovente immagine della Mascarella, che avete scelto come icona di questo giubileo e che ci riporta alla prima generazione domenicana. Si tratta della più antica raffigurazione di San Domenico (pochi anni dopo la sua morte) ma è anche – ed è tipicamente di San Domenico – la raffigurazione dell’intera comunità insieme a lui.

L’umile è sempre in una comunione, frutto dello Spirito, che valorizza il nostro carisma, ci genera e ci rende una cosa sola: da questa veniamo e in questa saremo riuniti. In un mondo di solitudine e di tanto individualismo quanto sono necessarie tavole di amicizia e di intimità profonda, non efficienti self service o anonime mense aziendali! I frati sono raffigurati a due a due, tutti seduti alla mensa ricolma di pani.

Fraternità e missione, perché la comunità non è un gruppo di auto aiuto, non vive per sé, ma per mettere in pratica e predicare il vangelo con la parola e i gesti. I fratelli sono raffigurati insieme ma non sono uguali, tanto che i volti dei frati hanno tratti diversi, come ad indicare varie provenienze.

Una tavola universale e locale, con tante identità: tutti fratelli, non tutti uguali! Siamo contemporaneamente chiamati e mandati, fratelli tra di noi e fratelli universali, missionari ma non monadi. Questa immagine ci aiuterà a contemplare le nostre tavole di oggi, per scoprire anche con i nostri tratti il carisma che produce tanti frutti e per scegliere di apparecchiare tante tavole dove vivere il sacramento dell’amore vicendevole, festa dell’umile servizio che ci protegge da ogni supponenza, da un’idea alta di sé per cui pieghiamo gli altri a noi e non viceversa. E la Porticina, in realtà piccola perché umile ma grande nella carità verso i poveri, è una continuazione pratica di questa tavola di comunione.

San Domenico ci insegna a vestire l’abito della festa, perché quella tavola è gioia, pienezza. “Egli accoglieva ogni uomo nel grande seno della carità e, poiché amava tutti, tutti lo amavano. Si era fatto una legge personale di rallegrarsi con le persone “Senza difficoltà appena lo conoscevano, tutti cominciavano a volergli bene”. “La sua figura brillava di uno splendore dolce ed amabile, non per questo era meno rispettato, anzi si cattivava assai facilmente il cuore di tutti, e bastava guardarlo per sentirsi attratti verso di lui. Fosse in viaggio co’ suoi compagni o fosse in casa d’altri, fosse coi grandi, coi principi, coi prelati, dappertutto dov’egli si trovava abbondava in discorsi ed in esempi che inducessero le anime al disprezzo del mondo ed all’amore di Dio; omo evangelico sempre colla parola e coi fatti”. Ecco come si apparecchia la tavola e come saperne godere e saperla rendere attraente!

San Domenico ci comunica oggi la passione di portare il vangelo del Signore ovunque, a tutti, ai lontani, ai poveri, agli studenti, ai piccoli e agli intelligenti. Voleva che il fuoco dell’amore di Cristo venisse acceso nel cuore e nella mente delle persone. È proprio questo, mi sembra, il kairòs che stiamo vivendo, quindi la decisività dell’ora che non ammette rimandi e ci libera da un senso del tempo dilatato e fuori dal tempo. <...>

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