Koinonia Gennaio 2021


A IMMAGINE DI SAN DOMENICO*

 

In cammino verso gli otto secoli d’esistenza, i domenicani sono ancora riuniti in un solo ordine e beneficiano di quella diversità di doni che è segno, secondo san Paolo (1 Cor 12,12-30), dell’azione dello Spirito Santo. Quest’unità sorprende se si considera che l’ordine si è trovato coinvolto a partire dal XIII secolo in tutti i principali avvenimenti che hanno contrassegnato la storia della Chiesa e della società. San Domenico stesso aveva pregato affinché l’unità regnasse fra i suoi successori.

Nel corso di questa lunga storia, fatta di continuità e di contrasti, i domenicani si sono impegnati nelle situazioni più disparate. Nel XIII secolo si sarebbe potuto incontrare un paio di frati in cammino per le strade di campagna dell’Europa, mentre, esposti al pericolo di un attacco dei ladri o degli eretici, cantavano salmi per riconfortarsi e si accingevano a raggiungere le frontiere della cristianità e a superarle. Si sarebbe potuta ascoltare la predicazione dei domenicani in una delle nostre chiese costruite nelle nuove città che sorgevano ovunque in Europa a quell’epoca, o seguirne l’insegnamento nelle università fondate di recente a Parigi o a Oxford, dove i frati si lanciavano in discussioni accanite sulle questioni d’attualità, sulla filosofia d’Aristotele, allora sospetta, o sulle nuove scienze sperimentali, cimentandosi magari con qualche esperimento d’alchimia.

Nel corso del Rinascimento, le chiese domenicane, trasformate dagli architetti e dagli artisti del tempo, Botticelli a Firenze, Leonardo da Vinci a Milano, sono teatro del confronto con nuove problematiche. Sant’Antonino affronta il nuovo mondo dell’economia; Francesco de Vitoria si impegna nella prima formulazione di una teoria dei diritti umani. Altri frati traversano l’Atlantico alla scoperta del Nuovo Mondo e scompaiono nella giungla dell’America centrale, avendo rifiutato la protezione degli eserciti per poter predicare pacificamente alle popolazioni aborigene.

Nel corso dell’ultimo secolo i frati traversano gli oceani sulle nuove navi a vapore, accompagnando i propri connazionali alla ricerca di cibo, oro e libertà. Ai nostri giorni i successori di san Domenico si trovano, quasi ovunque - rappresentanti di novantadue paesi si sono riuniti nel capitolo generale di Città del Messico nel 1992 -, impegnati in ogni tipo di occupazione, dalle aziende agricole ecologiche del Benin all’esplorazione dei verbi copti a Friburgo. Cosa ha potuto conservare, attraverso le epoche trascorse, l’unità di uomini e donne così diversi, se non la passione per il Vangelo, ad immagine di san Domenico?

Nel leggere le avvincenti pagine del libro di padre Guy Bedouelle si è colpiti dall’intensità e dal fervore che anima le persone che vi sono descritte. Sia che si tratti dell’appassionata ricerca intellettuale di san Tommaso, che domandò a Gesù: Non nisi te, Domine, «null’altro che Te, Signore»; o della lotta vigorosa di Bartolomeo Las Casas (in favore della giustizia per gli indios), che scrisse al re: «Credo che Dio attenda da me che riempia di nuovo i cieli e la terra di clamori, di pianti e di gemiti»; o che si tratti dei «dolci, amorosi, gementi desideri» di santa Caterina da Siena per la riforma della sua Chiesa, che riveriva Cristo, amore e desiderio, al cuore del suo proprio essere: in tutte queste espressioni appassionate riconosciamo il fervore che animò san Domenico ed allo stesso tempo le multiformi maniere messe in opera da Dio per attirarci, per acquistarci a Sé stimolando i nostri desideri più profondi.

I recenti capitoli generali domenicani hanno cercato di aiutare l’ordine a focalizzare le proprie priorità di fronte agli inesauribili compiti, alle infinite possibilità d’impegno. Il nostro mandato apostolico è indirizzato verso quattro obiettivi principali: la formazione intellettuale, la missione mondiale, la comunicazione sociale e la giustizia.

Se si pensa al posto eminente occupato in seno alla Chiesa da fra Tommaso d’Aquino non ci si stupirà che la ricerca della verità e l’opera di santificazione dell’intelligenza umana siano fra le nostre priorità. Che Dio benedica questa ricerca! Al di là del sospetto che nutre la cultura occidentale contemporanea nei confronti di un «arido intellettualismo», ogni studio vero è un compito profondamente pastorale. La giustizia non può fiorire in una società che non nutre alcuna passione per la verità ricercata di per sé e non unicamente in funzione dell’utile finanziario che se ne può ricavare.

L’analisi accurata dei testi costituisce del resto un ottimo esercizio per un ascolto attento e paziente delle persone. I più grandi uomini di scienza che ho conosciuto sono persone dotate di un profondo istinto pastorale. Perciò non sorprende che lo studio ci abbia condotti alle frontiere della vita apostolica, come è accaduto ad un martire del XIII secolo, Pietro da Verona, la cui forma d’apostolato può risultare un po’ sconcertante al giorno d’oggi. All’opposto troviamo la vicenda di Henri-Dominique Lacordaire che nel XIX secolo si è impegnato nella ricerca di una rinnovata comprensione della libertà, ai confini fra il Vangelo ed un mondo nel quale predominano i valori secolari.

I domenicani, in qualità di predicatori del Vangelo, devono confrontarsi con l’arte della comunicazione. Questo significa, oggi, utilizzare tutte le risorse messe a disposizione dalla tecnica. Ma anche prima dell’era dei mass media, della televisione e della radio, vi era fra i domenicani chi aveva grande abilità nell’attirare l’attenzione degli altri: così il beato Angelico, le cui rappresentazioni dei misteri della vita di Cristo ci affascinano ancor oggi, o l’illetterata santa Caterina da Siena, i cui dialoghi con Dio e la cui corrispondenza con le persone più semplici continuano ad interrogarci. Cosa dire del resto delle capacità comunicative del mio predecessore, il beato Giordano di Sassonia? Quando arrivava in una città per predicare, i genitori rinchiudevano i figli per evitare di non rivederli più.

La predicazione della parola non comunica solo una verità astratta, ma può trasformare la vita e la società. La «Parola di Dio», in quanto tale, è una parola creativa, che implica una trasformazione, che contribuisce alla costruzione del Regno. Perciò vi è un legame profondo fra la vocazione domenicana alla predicazione e la passione per la giustizia. È bene che, fra i molti domenicani del Vecchio e del Nuovo Mondo che si sarebbero potuti commemorare, il presente libro offra l’esempio di una donna, di un sacerdote e di un fratello cooperatore, ciascuno dei quali rappresenta a suo modo la passione per un mondo più giusto. Nell’Italia del Rinascimento una monaca di clausura, la mistica Caterina de’ Ricci, sa tenere a distanza, con grazia ma con altrettanta fermezza, le autorità ecclesiastiche che non sanno vedere quale delicatezza sia necessaria per garantire una vita religiosa praticabile per le donne dell’epoca. Bartolomeo Las Casas, dal canto suo, si è impegnato per ottenere il pieno riconoscimento dei diritti degli aborigeni americani e a tutt’oggi rimane un esempio eminente. Mezzo secolo dopo, un fratello cooperatore mulatto, san Martino de’ Porres, offre una testimonianza straordinaria, mostrando alla Chiesa del Nuovo Mondo il fuoco della carità che il Vangelo può accendere in mezzo a terribili sofferenze.

Abbiamo tanto da imparare dal nerbo e dalla passione di questi nostri fratelli e sorelle. Ci aiutino ad avere il coraggio di lasciarci toccare, nel cuore del nostro essere, dal Dio che vorrebbe sedurci se soltanto lo permettessimo. Ho dunque il grande piacere di presentare, all’inizio del mandato di maestro dell’ordine dei frati predicatori, questo insieme di saggi e di testi, riuniti da padre Guy Bedouelle, che esprimono in modo assai bello la vita e lo spirito della famiglia domenicana. Coloro che hanno già avuto occasione di apprezzare il suo Domenico - La grazia della parola gusteranno egualmente questo volume. E per chi si avvicina per la prima volta all’ordine domenicano queste pagine saranno un irresistibile invito a scoprirlo ancor di più.

 

Timothy Radcliffe op

* Prefazione al libro di Guy Bedouelle A immagine di san Domenico, Jaca Book, 1994

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