Koinonia Ottobre 2020
È ANCORA ATTIVA LA SPINTA PROPULSIVA DEL PONTIFICATO?
Oggi la tentazione nella quale rischiano di cadere alcuni commentatori e analisti è quella di immaginare un Papa che costruisce una road map di riforme istituzionali, elaborate con spirito progettuale, funzionalistico e organizzativo. Come pure la tentazione di proiettare i contenuti di tale mappa sul procedere del pontificato, e infine giudicarlo alla luce di tali criteri. Francesco ha nel discernimento la chiave dello sviluppo e del dinamismo – attualmente ben attivo – del suo ministero petrino.
Non c’è un piano astratto di riforma da applicare alla realtà. Pertanto, «gli Apostoli non preparano una strategia; quando erano chiusi lì, nel Cenacolo, non facevano la strategia, no, non preparavano un piano pastorale». Non è a questo livello che si trova il metro di valutazione del dinamismo del pontificato. C’è invece una dialettica spirituale che osserva e ascolta non soltanto i pensieri e le proposte per il cammino della Chiesa, ma anche da quale spirito (buono o cattivo) vengono, al di là della loro stessa validità in sé e per sé.
Comprendiamo, quindi, che occorre evitare il rischio di piegare la volontà di riforma alla «mondanità spirituale». Cediamo a tale mondanità tutte le volte che facciamo il bene, e tuttavia lo facciamo per raggiungere i nostri obiettivi, le nostre «idee» di Chiesa così come dovrebbe essere, non ispirati dal discernimento proprio della fede in Gesù.
La logica mondana resta l’ultima e più profonda tentazione – anche di carattere strutturale – contro cui lottare senza respiro nella Chiesa. Nella sua omelia nella Messa di Pentecoste del 2020 Francesco lo ha dichiarato apertamente: «Lo sguardo mondano vede strutture da rendere più efficienti; lo sguardo spirituale vede fratelli e sorelle mendicanti di misericordia». È proprio questo lo sguardo che sa vedere nella Chiesa un «ospedale da campo», immagine efficace della sua vera struttura. «Io vedo con chiarezza – disse il Papa a La Civiltà Cattolica nella sua prima intervista del 2013 – che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite…».
P. Antonio Spadaro