Koinonia Ottobre 2020


 

 

In un libro di Alberto Alberti e Mauro Ventola*

 

“UMANESIMO III” COME NUOVA UMANITÀ

 

L’attenzione a questo libro - apparso nella collana “Conversazioni di Psicosintesi de “L’uomo edizioni” – è prima di tutto un segno di gratitudine verso Alberto Alberti, uno degli autori e creatore della casa editrice, voluta  come servizio dell’indagine sull’uomo nella linea di pensiero di Roberto Assagioli, appunto la Psicosintesi. Ritroviamo così la vena di questa disciplina a cui tempo addietro Alberto ci aveva introdotti con i suoi interventi. A parte considerazioni personali e formali, è poi il tema a stimolare la lettura, perché si tratta niente di meno che di “Umanesimo” e di “mondo nuovo”, aspirazioni insopprimibili di ogni epoca storica e di ogni generazione umana.

 

Inutile dire che, ai nostri giorni, questo discorso è tutt’altro che accademico o puramente culturale. Siamo in tempi in cui risuona di continuo l’appello a “restare umani”, fino a farne uno slogan, e in cui il richiamo all’umanesimo arriva da tutte le parti e da tutti i punti di vista. Buona cosa, quindi, prendere visione e coscienza nell’ottica della Psicosintesi, che “è un modo nuovo di vedere il mondo, e può essere indicata come un atteggiamento e una lenta conquista verso l’integrazione e la sintesi in tutti i campi dello scibile e delle attività umane”. Si direbbe una sorta di scorciatoia per far convergere il sapere sull’uomo come misura di tutte le cose.

 

In questa prospettiva, un primo rilievo che viene da fare è che non basta “restare umani” secondo un’accezione comune, ma c’è da “diventare umani”, ritrovando e mettendo a frutto tutta l’umanità dell’uomo, come terreno e patrimonio comune da salvaguardare e da cui attingere. Alcune parole della prefazione di A.Alberti fissano il punto centrale intorno a cui ruotano poi tutte le sue altre considerazioni: “L’identità umana è ricerca dell’essere, ‘divenire ciò che si è’, attuare la pienezza umana… L’incontro tra essere e divenire è il punto centrale dell’esperienza dell’humanitas. Qui si rivela l’essenza autentica e completa della natura umana. Si svela il suo contenuto, che è il bene, e il suo manifestarsi nella bontà e nei sentimenti liberi dell’anima” (p.13).

 

È l’uomo a più dimensioni, in profondità verso se stesso, orizzontalmente nel rapporto con l’altro-io e verticalmente col mondo della trascendenza: una visione positiva e ottimistica, che però non è spontaneista, ma ha la sua misura nella “umiltà”, e quindi in una qualità o forza morale che bilanci le potenzialità umane con il senso del limite: il radicamento e l’istinto infallibile di bene  portano alla spontaneità ma non sono spontaneismo.

 

Se dal punto di vista psicosintetico A. Alberti focalizza tutto sulla humanitas, M. Ventola si pone dal punto di vista filosofico, e in termini più generali si esprime in termini di Umanesimo con queste precise parole: “Permettetemi di dire che qui, oggi, ci interroghiamo sull'Umanesimo perché il mondo in cui stiamo vivendo - il contesto storico e temporale in cui ci siamo incarnati, in cui siamo stati gettati - sta vivendo una crisi così radicale dell'identità dell'uomo... che è una vera e propria metastasi! È proprio come una malattia generalizzata che si sta diffondendo in tutti i sotto-ambiti dell'umano, cioè in tutte le forme dell'identità e in tutte le strutture di senso: economia, medicina, politica, religione, logica, fisica, filosofia, educazione, famiglia, maschile e femminile, ecc. C'è però un tumore centrale da cui si origina questa crisi radicale, e questo - nella sua riduzione ultima - vive nell'identità dell'uomo. Quindi è da quel punto originario che tutte le sottostrutture antropologiche in cui l'essere umano si esprime, si ritrovano a loro volta in crisi”  (p.39).

 

Quando perciò egli evoca un “Umanesimo III”, è chiaro che non si tratta più di una forma di civiltà (come poteva essere “Umanesimo I”) o di un fenomeno culturale (come poteva essere “Umanesimo II”), ma un compito che guarda al futuro quasi in senso salvifico e di cui assumersi tutta la responsabilità. Se gli umanesimi classici erano fondati sulla oggettività, ora avremmo un umanesimo a carattere soggettivo. Non si tratta più solo del proprio presente o del passato, ma del futuro e della nascita dell’uomo nuovo che deve farsene carico: non si tratta cioè di “migliorismo” ma di una svolta! Queste altre sue parole sono estremamente indicative: “Io non credo affatto che la risposta alla sfida del nostro tempo, e quindi il futuro, sia nel migliorare le diverse cose che abitano nel nostro orizzonte. Credo piuttosto che esso viva nella possibilità di creare una svolta nel nostro orizzonte (paradigma) relativo a ciò che significa essere davvero umani” (p.45). Ed eccoci allora a ”L’orizzonte di un mondo nuovo”, titolo del libro.

 

È già stato detto che il libro si presenta nella collana “Conversazioni di Psicosintesi” e come sottotitolo si caratterizza come “Una conversazione aperta sull’esserci e sulle sua possibilità di vita”: questo ci dice che se come contenuto il libro è una conversazione sull’uomo, come metodo si sviluppa appunto come conversazione umana, non solo tra i due autori, ma anche con altri interlocutori che si sentono coinvolti e partecipi a quella  presa e dilatazione di coscienza che può portare ad un umanesimo  inteso come nuova umanità.

 

Fa piacere notare come le due voci portanti si sintonizzino tra di loro per diventare corali insieme ad altri. Quando A. Alberti si riferisce a M. Ventola si esprime così: “Quello che accomuna me e Mauro è l’amore per l’uomo: la passione per la ricerca, l’interesse, la volontà, il desiderio di indagare la natura dell’essere umano, svelare la sua humanitas, di cercare di capire la sua essenza profonda nel suo essere (ontologico) e nel suo divenire (fenomenologico), e l’aspirazione a dare il nostro contributo per aiutare l’uomo a esprimere e realizzare al massimo le sue potenzialità e la sua umanità” (pp.35-36).

 

C’è da dire in proposito che da parte sua M.Ventola dedica tutta la “Postfazione – la possibilità di essere umani” a tutto il lavoro di ricerca di A.Alberti in chiave più filosofica e si esprime in questo modo: “L'incontro con la psicosintesi dal punto di vista dell'elaborazione di Alberti mi aprì alla possibilità di concepire quell'«imprint generativo» come humanitas, e di proseguire la ricerca dal punto di vista fenomenologico. Negli anni successivi mi sono dedicato a una ricerca avente come finalità principale lo svelamento delle distinzioni dell'identità ontologica dal punto di vista puramente fenomenologico - autenticità, svolta, temporalità dell'esserci, linguaggio performativo, vuoto ontologico, colpa ontologica, ecc.; diverse delle quali sono state messe al centro di questa conversazione. Questi brevi cenni non possono che essere incompleti, ma sono forse sufficienti a lasciar intravedere che lo sfondo comune di questi itinerari, per quanto diversi, è l'umanesimo: il tentativo di riportare radicalmente la riflessione, le energie e gli sforzi attorno alla natura e alla misura umana” (p.197).

 

Una semplice segnalazione di alcuni punti intorno a cui si sviluppano e si integrano i discorsi del libro, ma intorno a cui non può mancare una riflessione e conversazione da parte nostra, esplicita o implicita che sia! Con l’augurio che l’impegno di questi amici possa aiutare anche altri.

 

Alberto Simoni

 

*Alberto Alberti – Mauro Ventola

L’ORIZZONTE DI UN MONDO NUOVO - La Psicosintesi come Umanesimo

L’uomo edizioni, 2020

Sito della Casa Editrice: www.luomoedizioni.com

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