Koinonia Settembre 2020


DOPO LE FOIBE

 

Sappiamo tutti che la satira non deve andare troppo per il sottile, per essere efficace… però ho sentito il bisogno di dirvi quali sono stati i miei pensieri  immediati quando è nata questa vignetta.

Veramente il disegno è di poco dopo il 13 luglio ma purtroppo non siamo stati tempestivi, e non è stato possibile pubblicarlo prima di adesso… vi ricordate l’evento ?

Il Presidente Sergio Mattarella il 13 luglio 2020 ha reso omaggio, per la prima volta insieme al Presidente sloveno Borut Pahor, alle vittime italiane delle Foibe, uccise dopo l’armistizio e anche dopo la fine della guerra; ha restituito ufficialmente alla Slovenia la Casa del Popolo (Narodni Dom)  di Trieste incendiata cento anni fa, nel 1920 , prima della guerra, e ha reso omaggio a quattro monumenti che ricordavano i martiri slavi (partigiani) vittime del Fascismo del 1930, prima della guerra. È certamente giusto ricomporre la memoria e percorrere strade di dialogo tra popoli e governi.

Vorrei però guardare più da vicino quello che la televisione e i giornali ci hanno detto e ripetuto, …forse  dimenticando qualcosa?

È certo molto importante che per la prima volta i presidenti di questi Paesi si incontrino personalmente per questi motivi, ma…

- I quattro monumenti non riguardavano - come poteva sembrare guardando la TV - quattro punti di memoria per decine, forse centinaia di vittime riguardanti, forse quattro località o quattro stragi in tempi diversi del periodo fascista. Si riferiscono invece a quattro singoli partigiani, che furono giudicati da un tribunale - anche se fascista - e giustiziati il giorno 6 settembre 1930, secondo le leggi di allora, per crimini commessi (attentato ad un giornale fascista con un giornalista morto).

- L’incendio della Casa del Popolo avvenne, sì,  per mano di una folla di estremisti italiani e fascisti fomentati dal fiorentino Francesco Giunta, (era un momento molto teso politicamente e socialmente, con aggressioni e uccisioni continue, non solo  a Trieste ) ma non si dice che il palazzo era protetto da ben 400 soldati italiani che tenevano lontano la folla, perché proprio dentro, in quel momento, c’erano asserragliati alcuni terroristi armati. Questi terroristi (partigiani?) da dentro il palazzo lanciarono sulla folla una bomba a mano che uccise una persona e ne ferì altre sette e ci furono anche degli spari: fu questo il fatto che scatenò - subito dopo - l’assalto e l’incendio del 13 luglio 1920.

- La foiba (in realtà una ex-miniera) di Basovizza, a cui Mattarella e Paho hanno rivolto il pensiero, è stata mantenuta in silenzio per anni, e ancora oggi (grazie al  desiderio sincero di memoria storica di Tito e dei suoi successori post-muro) non sappiamo nemmeno quanti morti nasconda né quando avvennero esattamente gli eccidi,  avvenuti comunque dopo la fine della guerra … mentre sappiamo bene le date ed i nomi dei quattro sloveni ricordati; ”vittime” sì,  ma di un tribunale!

E quanti morti nascondono le altre foibe, utilizzate quasi tutte dopo la fine della guerra…perché questi morti non hanno nomi e date?

Certo, criticando, non  possiamo dimenticare la complessità della questione di Trieste, ma neanche la pigrizia e la miopia colpevoli dello  Stato Italiano dell’ultimo dopo guerra nei confronti dei profughi istriani .

Così come neanche ricordiamo più i decenni di dura discriminazione italiana verso gli Slavi, almeno dal 1920 in poi, con l’uso di veri e propri campi di concentramento, nelle isole e in Italia, con centinaia di morti per fame e maltrattamenti! Ma se cerchiamo, dopo tanto tempo, la ricomposizione dei rapporti ed il rispetto della memoria, mi sembra che l’Italia potesse offrire un po’ meno, e chiedere qualcosa di più.

D’altra parte, perché stupirsi? L’Italia - così sensibile - ha dichiarato monumento nazionale la foiba di Basovizza solo nel 1992 …dopo cinquant’anni; forse per non essere troppo precipitosi, e per non disturbare nessuno (Tito era morto “appena” nel 1980).  Il “Giorno del ricordo”,  poi,  per l’Istria e le foibe, è stato istituito solo nel 2004 … certo per mantenersi cauti!

Più significativa e onesta mi è parsa - in confronto - la frase con cui lo scrittore italo-sloveno, centosettenne, Boris Pahor, ha ringraziato per le onorificenze italiane e slovene ricevute in questa occasione:  “Dedico le onorificenze a tutti i morti che ho conosciuto nel campo di concentramento e alle vittime del nazifascismo e della dittatura comunista”.                                                      

                                               

Renato Scianò

Agosto 2020

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