Koinonia Settembre 2020


A CONFRONTO CON DANIELE GAROTA

 

Tralasciando le sue considerazioni sull’ecologia e sulla catastrofe umanitaria, ancora più grave di quella ecologica, sulle quali sono assolutamente d’accordo, ci sono alcune affermazioni nell’articolo di Daniele Garota del numero di luglio di Koinonia che mi sento di contestare, alla luce del pensiero di Teilhard de Chardin e del fisico Guido Tonelli, con il suo Genesi- Il racconto delle origini.

Garota afferma che, in quanto cristiani, “non si ha a che fare con la natura e con il cosmo, ma con la creazione e con la storia, con la salvezza promessa dal Signore”. Io credo invece che la natura, la ‘santa materia’, può avere molto a che fare con il credente, se egli è convinto che, fin dal principio, era all’opera, nel moto frenetico delle particelle elementari e poi nella necessità che portava gli atomi a raggrupparsi in molecole, il santo Spirito di Dio che, in forma di “energia radiale”, animava l’evoluzione verso forme sempre più complesse, fino alla nascita della coscienza umana che avrebbe riconosciuto in tutto questo l’intenzione amorevole del Padre.

Garota afferma anche che “dei miliardi di anni delle galassie eternamente circolanti dell’infinito universo al credente poco interessa....”  Penso che il credente possa invece interessarsi, e molto, alle affascinanti ipotesi sulla nascita e alla conoscenza sulla vita di questo infinito universo. Basta leggere il testo di Guido Tonelli per provare un senso di ‘stupore e tremore’ di fronte alle ‘mirabilia Dei’ dispiegate nei miliardi di anni e negli spazi incalcolati dell’universo. “Seguendo la scienza,” dice il fisico italiano usando termini che siamo abituati ad usare in teologia, “siamo costretti a raccontare l’indicible, a raffigurarci l’inimmaginabile”. Questo è il sentimento che traspare dalle parole dell’autore che ha articolato il suo racconto delle origini in sette giornate.

È interessante il fatto che il testo di Tonelli è nato da un confronto, durante un convegno su Tommaso Campanella che si è svolto nel febbraio del 2018 a Modica  per ricordare i 350 anni dalla nascita del filosofo, medico e scienziato. Il confronto era fra Tonelli, il rabbino capo di Venezia e padre Cesare Geroldi, teologo e gesuita come Teilhard de Chardin. Egli parlava dopo il fisico ed esordiva così: “Il professor Tonelli vi ha raccontato la nascita dell’universo... Io vi parlerò invece della Genesi, un libro che parla del futuro”. I cristiani infatti, delle Scritture dovrebbero conservare soprattutto quanto si richiama alla promessa del Signore, quella promessa di salvezza che si dipana attraverso la storia, la promessa di “cieli nuovi e terra nuova nei quali abita la giustizia”.

E qui ha ragione Garota  a chiedersi con angoscia se questa salvezza è ancora desiderata dai cristiani. Ma forse i cristiani si sono allontanati proprio da ciò che è essenziale nella Scrittura, la promessa di Dio in cui avere fede e speranza, perché si è presentato loro un Cristo ‘troppo piccolo’, come dice Teilhard, invece del Cristo cosmico che è risorto per redimere l’umanità e l’intera realtà, la quale geme, come tanta parte dell’umanità, in attesa appunto di quella redenzione. Ne Il cuore della Materia, il gesuita scienziato afferma: ”Primo motore del movimento evolutivo di complessità/coscienza…(il Cristo) acquisisce e sviluppa una vera onnipresenza di trasformazione...il mistero eucaristico si prolunga all’infinito in una vera transustanziazione universale in cui le parole della consacrazione cadono sulla totalità delle gioie e delle pene, ingenerate nei suoi progressi dalla Convergenza del Mondo.” E forse Daniele sarebbe d’accordo con quest’altra affermazione di Teilhard: “Ti benedico, o Materia, non già quale ti descrivono, ridotta e sfigurata, i pontefici della Scienza e i predicatori della Virtù”.

Per tornare al libro di Tonelli, il fisico italiano afferma che ‘In principio’, quando non c’era ancora un principio perché non esisteva il tempo, c’era il vuoto che non era affatto vuoto perché era pieno di particelle che apparivano e scomparivano a un ritmo forsennato. Da questo vuoto che, dice Tonelli, era “cosa viva, sostanza dinamica e incessantemente mutevole, gonfia di potenzialità, gravida di opposti” emerge una minuscola fluttuazione, una particella che non rientra subito, come le altre, nel vuoto da cui viene, ma, come spinta da” un soffio irresistibile...si gonfia in maniera parossistica coinvolgendo il vuoto che la circonda, trascinandolo nello stesso meccanismo”. Nasce così, secondo un’ipotesi considerata convincente dalla maggioranza degli scienziati, in “10¯³² secondi un universo che contiene tutto quello di cui avrà bisogno per evolvere nei successivi 13,8 miliardi di anni”. 

E nelle successive giornate del racconto delle origini, sarà sempre qualcosa di imprevisto a spingere l’evoluzione nella direzione necessaria affinché “un pianetino, come dice Garota, diventi per Lui, il Creatore di Tutto, l’unico mondo per sempre”: qualcosa che rompe la simmetria dell’universo incandescente uscita dalla fase inflazionistica per fargli acquistare stabilità o quando, intorno a ‘irregolarità’ dell’immensa nuvola di idrogeno e elio,  si formano i nuclei delle prime stelle da cui, solo dopo miliardi di anni, eromperà la luce. Prima, ogni volta, essa sarà ringhiottita dalle tenebre. Proprio come sappiamo che quando verrà nel mondo la “luce vera” le tenebre non la accoglieranno e solo attraversandole il profeta di Nazareth riuscirà a sconfiggerle.

Tutto questo per dire che la conoscenza delle discipline scientifiche può portare il cristiano di oggi a individuare nuove prospettive per avvicinarsi alle eterne verità della Scrittura e per desiderare nuovamente la salvezza che essa offre.

Per finire con Teilhard de Chardin, ecco un’altra citazione che mi sembra illuminante da Il cuore della materia, una vera autobiografia spirituale. A proposito del cristianesimo egli scrive nel 1950 che “ogni giorno diventa più evidente che qualcosa di essenziale manca per la nostra generazione ad un evangelismo sub-manicheizzato in cui i progressi della Conoscenza e della Tecnica sono ancora presentati non come una co-condizione primaria, ma come un semplice sovrappiù della spiritualizzazione umana...Dall’istante in cui, anziché isolarlo o opporlo a ciò che si muove lo si innesta decisamente nel mondo in movimento, il cristianesimo ritrova immediatamente e integralmente la sua capacità iniziale di attivazione e di seduzione”.

 

Donatella Coppi

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