Koinonia Settembre 2020


PRIMA RIUNIONE DEI VESCOVI TEDESCHI

DOPO L’INATTESA “ISTRUZIONE” DA ROMA

 

“No comment” è la usuale risposta alla domanda di cui si occuperanno i 27 vescovi cattolici lunedì. Le sedute del Consiglio permanente non sono pubbliche; di regola i risultati non vengono comunicati. È molto improbabile che non si giunga a vivaci dibattiti sull’Istruzione vaticana sul tema delle riforme delle parrocchie. Tanto più che è la prima volta che i vescovi si trovano dopo che l’inattesa Istruzione da Roma è giunta sulle loro scrivanie il 20 luglio. Da allora è all’origine di forti reazioni – da parte di teologi, ma anche di molti vescovi.

 

Il vescovo Bätzing tiene un profilo basso

È sorprendente che il presidente della Conferenza episcopale non abbia finora preso posizione – ed è quasi l’unico. Alla domanda dell’Agenzia di Stampa KNA (“Katholische Nachrichten Agentur”) èstato risposto che il vescovo di Limburg Georg Bätzing – visto il suo ruolo di moderatore – vuole prima ascoltare le discussioni a Würzburg.

 

Il vescovo Bode si preoccupa per la difficoltà di motivare i laici

Il portavoce di Bätzing, vescovo di Osnabrück, Franz-Josef Bode, è stato tra i primi a criticare il documento, definendolo un “forte freno alla motivazione e all’apprezzamento del servizio dei laici”. Inoltre ha dichiarato che si era aspettato che Roma si informasse meglio sulle realtà locali. Se il Vaticano esclude sostanzialmente i laici dalla direzione della parrocchia – anche come parte del team di direzione – e se il ruolo del prete viene messo tanto in rilievo, questo significa un “ritorno alla clericalizzazione”. Bode ritiene che le norme presentate siano in gran parte da tempo superate dalla realtà. È preoccupato di come, a tali condizioni, si possa avere la disponibilità di cristiani mpegnati.

 

Il cardinal Marx critica lo stile

Il predecessore di Bätzing, cardinale Reinhard Marx, ha criticato lo stile: “È ben strano che arrivi da Roma un documento senza che mai prima se ne sia parlato con noi”. Non dovrebbe essere questo il modo di collaborare tra la Chiesa universale e la Chiesa locale. A suo avviso l’Istruzione seminerebbe sfiducia e inasprirebbe le divisioni favorendo ulteriori tensioni.

 

Il vescovo di Magonza Peter Kohlgraf ha affermato che non potrà semplicemente accogliere questa intromissione nel suo ministero vescovile. Visto il documento, si preoccupa per le persone impegnate, per ora ancora molte. Persone che presto potrebbero averne abbastanza di vedere il loro operato considerato con tanta diffidenza e guardato dall’alto in basso. Inoltre si preoccupa per i preti. Si vuole alleggerirli, ma senza togliere loro nulla. “Già ora non riusciamo a coprire i posti vacanti. Molti preti si lamentano per il sovraccarico di lavoro relativamente all’amministrazione e alla burocrazia.

 

Secondo l’arcivescovo di Bamberga Ludwig Schick il documento fa “più male che bene”. Ritiene che sia carente dal punto di vista teologico, che trascuri i nuovi sviluppi e non prenda in considerazione la situazione della Chiesa locale.

 

I vescovi Ackermann e Overbeck notano la mancanza di temi come potere e abusi

I vescovi di Treviri e di Essen, Stephan Ackermann e Franz-Josef Overbeck, criticano inoltre il fatto che l’Istruzione non spenda una parola sui casi di abuso e sull’abuso di potere clericale. “Come può una Congregazione competente per il clero produrre nel 2020 un documento in cui a quegli argomenti non si fa neppure riferimento?”, ha chiesto Ackermann. Vista la mancanza di preti, inoltre, Overbeck non vede alternativa ai processi di rinnovamento in corso: “Ciò che il documento richiede, non è realizzabile concretamente, perché non c’è più un numero sufficiente di preti tale da permettere che da soli rispettino tutte le disposizioni”.

 

Le riforme pianificate devono essere portate avanti

Il vescovo di Magdeburgo Gerhard Feige ha concluso che non si lascerà paralizzare o bloccare da ingiunzioni restrittive, che appaiono lontane dalla realtà. E ha aggiunto che il documento non indica alcuna possibilità di soluzione al problema della crescente mancanza di preti. Alcuni vescovi hanno affermato di voler restare fedeli alle riforme programmate e al forte

coinvolgimento dei laici – come ad esempio il vescovo di Rottenburg Gebhard Fürst e gli arcivescovi Stefan Hesse (Amburgo) e Stephan Burger (Friburgo): “Naturalmente rispetto le linee guida del Vaticano. Ma dobbiamo anche essere all’altezza degli sviluppi e delle realtà del nostro paese”.

 

Il cardinal Woelki loda gli stimoli per un atteggiamento missionario

Accanto a critiche insolitamente chiare, ci sono state anche opinioni divergenti. Per primo, il cardinale di Colonia Rainer Marie Woelki ha lodato il documento della Congregazione per il clero, di cui del resto fa parte come unico membro di lingua tedesca. Ritiene che ci siano molti stimoli per

una partenza missionaria della Chiesa: “Al contempo ci ricorda delle verità fondamentali della nostra fede che proprio noi in Germania forse talvolta perdiamo di vista, quando siamo troppo occupati di noi stessi”.

 

Il vescovo Hanke vede molti impulsi validi

Il vescovo di Eichstätt Gregor Maria Hanke apprezza i molti validi impulsi per la partenza missionaria. Al contempo ammonisce a non vedere nell’Istruzione solo una lotta per i ruoli nella Chiesa o a preoccuparsi solo dello schema perdenti-vincitori.

 

Il vescovo Ipolt sottolinea l’impegno per la collaborazione nel documento

Il vescovo di Görlitz Wolfgang Ipolt ha affermato di non leggervi un “assolutismo” del parroco. Ritiene che il documento impegni il parroco alla collaborazione con i diversi organismi: “Chi fiuta qui, per chissà quale motivo, ancora sempre il clericalismo, ha ignorato queste indicazioni”.

 

Il vescovo Voderholzer accoglie con favore il documento

Tra gli ultimi che hanno accolto con favore il documento vi è il vescovo di Ratisbona Rudolf Voderholzer. Ritiene che il fatto che in una parrocchia possa spettare solo al parroco la responsabilità ultima, sia una cosa ovvia. Il parroco naturalmente deve fare affidamento su una buona collaborazione con i laici. Al contempo mette in guardia dal parlar male della professione del prete. In questo modo non si supererà certo la mancanza di preti: “Se però noi preghiamo e riceviamo dal cielo di nuovo più preti, anche nelle altre professioni pastorali ci saranno di nuovo più vocazioni”. La Chiesa è una “quasi-democrazia”, ha aggiunto Voderholzer e ha anche respinto l’istituzione di “grandi parrocchie”.

 

La reazione da Roma è stata l’offerta di dialogo ai vescovi tedeschi

Un’altra altrettanto inattesa reazione è giunta da Roma: un’offerta di dialogo ai vescovi tedeschi. La Congregazione per il clero li riceverebbe volentieri per superare i loro dubbi e perplessità, ha detto a KNA il prefetto della Congregazione, il cardinale Beniamino Stella. Il tema perciò rimarrà vivo – sia in Vaticano come adesso a Würzburg, poi all’inizio di settembre al prossimo turno del dibattito di riforma del Percorso sinodale e anche all’assemblea generale dei vescovi alla fine di settembre a Fulda.

 

Gottfried Bohl

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