Koinonia Agosto 2020
Ricordando il P.Yves Congar nel 25° della sua morte (22/5/95)verso il Giubileo domenicano del 2021
«IO VADO AVANTI PERCHÉ LA CHIESA AVANZI»
Andiamo verso il Giubileo domenicano del 2021, ottavo centenario della morte di San Domenico, ricordando via via figure di suoi figli o perché partecipi del cammino di Koinonia, o perché significative per tutta la chiesa e anche per noi. Tra queste figure c’è senz’altro P.Yves Congar, di cui ricorreva il 25° della morte il 22 giugno scorso. Ricordarlo anche solo con qualche piccolo accenno è un modo per raccogliere la sua eredità e testimonianza ed è un invito a far tesoro ancora del suo insegnamento per ridare una prospettiva fondata e chiara al rinnovamento pastorale e missionario che è nell’aria.
Un cenno va fatto volentieri alla sua opera Vera e falsa riforma nella Chiesa, che andrebbe utilmente ripresa, per trovare un modo condiviso e un metodo unitario per far fronte ad istanze di riforma nel cambiamento d’epoca. L’opera, che vede la luce nel 1950, nel vivo del rinnovamento teologico e del fervore apostolico della Francia del dopoguerra fu sottoposta a censura e fu motivo di sanzioni disciplinari per l’autore. Anche se nel marzo 1998 il Segretario di Stato Sodano ne fa oggetto di una conferenza nel contesto della missione cittadina in preparazione del Giubileo, e arriva a dire: «Il profondo studio del noto teologo francese - creato poi Cardinale dal Papa Giovanni Paolo II il 30 ottobre 1994 -, metteva bene in risalto la perenne identità della Chiesa nel suo tronco fondamentale, insieme poi alla necessità di un continuo sforzo di rinnovamento, affinché l’albero potesse essere sempre rigoglioso e produrre i frutti di bene voluti da Cristo».
Altro elemento di ricordo è la preghiera riportata di seguito, composta nel 1930 durante la prigionia in Germania, e se lo stile del pregare tradisce la qualità della vita, qui c’è già tutto Congar: la sua vocazione storica, la sua missione profetica, il suo servizio teologico. Ma queste parole ci dicono anche che non si può leggere Congar separatamente dalla situazione storica in cui ha operato, dal suo inserimento nella tradizione e dalla prospettiva di un processo di trasformazione sempre in atto nella vita della Chiesa e nella teologia.
Ma soprattutto vogliamo ricordarlo facendo ricorso a lui riguardo alla “conversione pastorale” in cui ci ritroviamo impegnati: il testo riportato a chiusura del numero parlava già di tutto questo in maniera molto lucida e illuminante. È una selezione della sua prefazione alla edizione francese del 1964 al libro di Karl Delahaye del 1958 “Per un rinnovamento pastorale”, mentre l’edizione italiana è del 1974 (Ecumenica editrice).
Nel suo Diario del Concilio Congar ripeteva: «Io vado avanti perché la Chiesa avanzi». Riguardo al Concilio ci dà un avvertimento: «Il pericolo è che non si cerchi più, ma che si estragga semplicemente dall’inesauribile deposito del Vaticano II; in tal caso si inizierebbe un’epoca post-vaticana, come è esistita un’epoca post-tridentina. Sarebbe un tradire l’aggiornamento il ritenerlo fissato una volta per tutte nei testi del Vaticano II».
ABS