Koinonia Aprile-Luglio 2020


LETTERA DI DON LORENZO MILANI

A DON EZIO PALOMBO

 

Barbiana, 29.4.1955

Caro Ezio,

t’avevo scritto una lunga lettera con accluse altre cinque lettere per conferenzieri, ma non te l’ho spedita perché ho visto Ferruccio che mi ha detto che non sei più priore.

“Signor Ispettore, ho sempre considerato la revoca come il coronamento normale della mia carriera”, diceva Simone Weil a chi la destituiva da professoressa universitaria.

Leggi poi anche il “Focolare” che uscirà domenica prossima. Se non l’hai, fattelo portare da Luigi. Ci sarà l’addio del Padre (don Giulio Facibeni) alla parrocchia. È stato letteralmente costretto a dar le dimissioni. E il Padre ci ha sofferto molto.

Vengono onorati e elevati i preti che si distinguono nelle più corruttive attività (gioco, televisione, cine ecc.) e vengono destituiti i santi come Facibeni che è gloria non degli orfanotrofi, ma dei parroci fiorentini. Mi pare che l’indicazione divina sia trasparente come l’acqua. Non bisogna dire come diceva Giovanni di Boccino (parrocchiano di San Donato, che così commentava l’allontanamento di don Lorenzo: “Satana ha vinto”. Ma: “Dio ha scelto i suoi eletti” e perché tutto il popolo (quello sano) sapesse riconoscerli senza possibilità di errore li ha segnati come si segna gli alberi da tagliare o gli usci ebrei per Pasqua.

Naturalmente il suo segno di riconoscimento è il segno della croce. Nulla di strano. Anzi il normale coronamento della santità di Facibeni e del tuo e mio desiderio di salvezza interiore. Sono tanto contento che tu così giovane e in così poco tempo di parrocchia sia già riuscito a far conoscere al tuo vescovo che sei onesto e buono e desideroso di salvarti l’anima e quindi assolutamente inadatto a essere onorato dagli uomini e dai vescovi.

Se ti proibiscono di scrivermi o di frequentarmi obbedisci ciecamente. Sai bene che io faccio così. Ma ciecamente non vuol dire interiormente.

Prima di abbandonare o porre sotto inchiesta quel che hai amato e creduto finora attendi un documento qualificato. Non è documento qualificato un provvedimento amministrativo del vescovo provocato da calunnie, malvagità ecclesiastiche, rivalità, gelosie, invidie di preti. I documenti qualificati cercateli nelle pagine dell’Enchiridion symbolorum (libro che fa testo in questioni di fede), nel consiglio di sacerdoti anziani e santi e negli ordini del vescovo solo se ha il coraggio di metterli in forma esplicita, specifica, circostanziata (ti condanno per questo e questo, ti proibisco questo e questo, ti proibisco dì frequentare il tal dei tali e ti permetto di avvertirlo di questa mia proibizione in modo che lui possa fare i suoi passi per difendersi e per denunciarmi al tribunale ecclesiastico come calunniatore).

Mi fa tenerezza, il pensare come sei giovane per addentrarti nell’immensa solitudine dì chi cerca solo di salvarsi l’anima. Ma solitudine per modo di dire. Si perde tutti i superiori, quasi tutti i confratelli, tutti i signori, quasi tutti gli intellettuali e si trova in compenso tutti i poveri, gli analfabeti, i deficienti (mi ha fatto tanto ridere di gioia il sentire che a vespro non avevi che un deficiente. Io sono più in gamba di te, ne ho quattro. Molte domeniche non ho che loro e penso sempre che Dio mi deve volere molto bene se mi circonda di suoi elettissimi a quella maniera).

Insomma io ti ho scritto questa lettera non per corromperti dell’altro, ma solo per dirti che non mi pento d’averti corrotto. Stammi pure lontano se proprio Dio vuole che io gli regali anche questo (tanto in questi giorni m’ha dato una gioia immensa con una lettera di Giovanni, anche troppo bella). Ma non ti far prendere dagli scrupoli sull’ortodossia mia e tua senza uno di quei qualificati motivi di cui ti parlavo prima.

Se invece non hai avuto ordine di fuggirmi e se non sei spaventato e se vuoi osare qualcosa di bello e da pagar caro, dimmelo. Mi metterei subito in moto e a ottobre, con te direttore, io come consigliere di lontano, Socrate nella sua Apologia (ti prego per piacere personale a me di leggertela tutta attentamente in questi giorni) come santo protettore e tutta la scienza e la cultura fiorentina cattolica e non cattolica a tua completa e gratuita disposizione (scommetto quello che vuoi che non avresti un rifiuto su mille) si mette su la scuola popolare a Firenze. Dopo un anno ti prometto che tu non farai più scuola, ma ti sarai costruito uno sgabuzzino accanto alla scuola con un inginocchiatoio e un crocifisso dove confesserai tutti gli operai fiorentini ininterrottamente da gennaio a dicembre senza confessarne uno di più il giorno di Pasqua né uno di meno in giorno di lavoro. Io vi farò la figura che fece quel povero san Francesco di Sales colla Visitazione: aveva sognato una congregazione di suore che visitassero i poveri e i malati e morì che la Visitazione era una congregazione di clausura sulla regola di sant’Agostino. Ma dopo morto lui san Vincenzo realizzò il suo sogno e gli dette il nome e ne porta l’onore.

E ora ti lascio sperando che il tuo vescovo non t’abbia proibito di rispondermi e che la tua giovane ma brava sapienza ti farà chiedere a altri più anziani di me consiglio sui consigli che t’ho dato. Un abbraccio affettuoso (se il tuo vescovo permette)

 

Lorenzo

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