Koinonia Aprile-Luglio 2020


IN RICORDO DI EZIO PALOMBO

 

L’emozione suscitata dalla morte di Ezio Palombo, “don Ezio” per chi lo ha conosciuto a Fabio, in val di Bisenzio, non si è fermata ai primi giorni, quando si è sparsa la notizia che era stato vittima dell’epidemia Covid-19. Una guerra.

Da un’altra guerra, l’ultima guerra mondiale, parte la sua storia personale. Da seminarista incontra a Firenze don Lorenzo Milani, da poco sacerdote. Con lui rimane, a fasi alterne, in contatto. Quando don Milani viene spostato a S. Donato di Calenzano e poi a Barbiana, si susseguono gli incontri tra i due.

Don Ezio si ispira a don Lorenzo, aprendo la sua canonica di Fabio, dov’era arrivato nel 1959, a chi ha bisogni sociali, specialmente ai ragazzi. Lì, in un mondo contadino sulla collina che si incontra con quello operaio del fondovalle, realizza ideali di vera democrazia: come l’esperienza del Consiglio Popolare della Parrocchia, che si riuniva nella cosiddetta Baracca de L’Isola, ove celebrava anche messa.

A Fabio don Ezio diventa ‘babbo’ di più di dieci ragazzi, affidatigli dal Tribunale dei Minori di Firenze. Lì l’ho incontrato, quando ero una giovane insegnante. E mi sono tornate alla mente le parole sferzanti del nostro professore: il mitico Agostino Ammannati, che raccontava, a noi studenti del Liceo Classico Cicognini, di don Milani e di Barbiana. Al ritorno da lassù, il lunedì mattina.

Don Ezio è stato un prete ed un uomo particolarmente impegnato nel dare importanza alla scuola, come liberazione dalla schiavitù dell’ignoranza. La sua “scuola” di Fabio è rimasta nei ricordi di tanti. E ce ne accorgiamo proprio in questi giorni, quando molti hanno cercato il suo libro dedicato alla storia del popolo di Fabio, recentemente realizzato a cura dei giovani volontari dell’Associazione Don Lorenzo Milani, da lui fondata a Vaiano nel 1992, assieme ad alcuni genitori. Era accaduto quell’anno che alla Scuola Media erano stati bocciati 18 ragazzi nelle classi prime. C’era da riflettere e da “fare qualcosa”: organizzò dei giovani volontari, il più grande aiutava il più piccolo.

Quest’attività, aperta alle problematiche sociali (diverse e insidiose, ma assai presenti anche oggi), non si è mai interrotta e continua con i giovani volontari di oggi. Quelli che, nell’ultimo anno, hanno incontrato Ezio e, con lui, un periodo storico di cui era stato testimone: la fine del mondo contadino a Fabio, sulla Calvana e nella valle del Bisenzio.

Così è nato il libro, frutto di una sua ampia ricerca storica, scritta con lo stile asciutto tipico di don Lorenzo e accompagnata da pensieri e riflessioni, a volte graffianti: sempre dalla parte degli umili, di personaggi e famiglie che nella storia non hanno mai avuto voce, ma che ora possono parlare e raccontare le loro vicende, dal ‘700 in poi. 

Pochi giorni prima del suo ricovero in ospedale, Ezio ha potuto sfogliare con emozione questo libro. Si apre con le parole di un uomo che “torna” nei luoghi che aveva bruscamente lasciato nel 2000, per una vicenda personale.

Storia, memorie, pensieri sono state salvate e sono un dono prezioso per la comunità. Come il ricordo di Ezio schierato accanto agli ultimi e della sua speranza, ora affidata ai giovani volontari. Valgono le parole di uno di loro, Elia: “Don Ezio ci ha insegnato la speranza, quella che non ci fa rassegnare: anche se viviamo in una società dove navigano squali, pronti a soddisfare i loro appetiti in nome del guadagno e della sopraffazione. E ci ha insegnato l’amore: per cui si è fatto prete, ha aiutato il prossimo, ha lasciato l’abito talare, non si è mai stancato di dialogare.

Voleva che i ragazzi, milioni di ragazzi che aspettano di essere fatti eguali, come disse don Lorenzo, pensassero con la propria testa: per essere davvero protagonisti del loro presente e del loro futuro. E’ un’utopia? No, se mettiamo al primo posto la cultura e lo stare insieme. Fermiamoci a fare scuola dovunque, all’aperto, nella natura, riscopriamo l’arte antica del gioco sano. Apriamoci all’incontro con chi ha bisogno di un gesto: ‘E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me’.

Come don Ezio, che li ha accolti lassù, in quel fazzoletto di mondo chiamato Fabio. Facciamo tesoro del sapere e delle esperienze passate, che ci insegnano a camminare ancora e ad andare avanti, l’uno accanto all’altro però”.

 

Annalisa Marchi

Insegnante, che unisce i suoi ricordi a quelli dell’Associazione

Don Lorenzo Milani di Vaiano, in particolare a quelli dei giovani volontari di oggi.

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