Koinonia Aprile-Luglio 2020


L’IMPORTANZA DEI SOGNI  IN TEMPO DI CORONAVIRUS :

SEPULVEDA, L’UOMO CHE SAPEVA CREDERE, COLTIVARE E CONDIVIDERE I PROPRI SOGNI

 

Se mi volto indietro a guardare il sentiero che ho percorso nei miei 28 anni di insegnamento, lo vedo cosparso di molteplici fiori, quelli dei tanti scrittori spagnoli e latinoamericani che hanno arricchito e accompagnato le mie lezioni. In tutti questi anni ho sempre cercato di trasmettere ai miei alunni le emozioni che in prima persona ricevevo dalla lettura di tante pagine che tracciavano la mappa con cui muovermi nei sentieri incerti della vita.

Fra di loro un posto importante l’ha sempre occupato Luis Sepulveda, Lucho per gli amici, da quando l’ho conosciuto nel 1996 in occasione del suo famoso libro “Historia de la gaviota y del gato que le ensenò a volar”. Romanzo “per giovani dagli 8 agli 88 anni” come recita la copertina. Mi colpì subito perché ironico, perché più lo leggevo più lo volevo leggere, perché la lingua era diretta al cuore e ricalcava la spontaneità e l’innocenza dei gatti, del gabbiano, dello scimpanzé protagonisti dell’opera. Da allora si è instaurata dentro di me una relazione di affinità elettiva con Sepulveda che, come il poeta della Gabbianella, era l’umano dal cuore grande e sensibile che sapeva capire i sentimenti, che aveva come compito far felice gli altri, che sapeva volare con le sue parole!

Da allora quindi, ho seguito con interesse l’opera di Sepulveda che ha fatto della sua stessa vita una continua avventura, impegnato nelle incessanti sfide del continente latinoamericano dove tutto è instabilità!

Fin dagli anni ‘70 il suo impegno politico come guardia personale di Salvador Allende, ammirato per autorevolezza e equilibrio, lo aveva portato, dopo il colpo di stato, ad affrontare torture e un lungo periodo di carcere dal quale era uscito grazie a Amnesty International.  Anni duri quelli della dittatura in cui anche la moglie, la poetessa Carmen, eterna compagna che gli è stata accanto fino alla sua ultima battaglia combattuta ad Oviedo, viene torturata e poi lasciata in una discarica perché creduta morta. 

Sepulveda fa quindi della parola la sua arma e racconta la sua storia e quella di tutti, dando voce alla molteplicità delle culture sudamericane a partire dai più umili, dagli ultimi che per lui erano i primi.

Poi dal ’79 l’esilio che lo porta a conoscere  tanti paesi del Sudamerica, dal Paraguay all’Ecuador, e a vivere per un periodo a stretto contatto con la civiltà indigena, vero spirito dell’America Latina, che molto gli insegnerà.

Infine, dal ‘79 in Europa, in Germania, dove il Consolato cileno gli rilascia il permesso di tornare finalmente nel suo amato Cile ormai irriconoscibile ai suoi occhi, in cui i rapporti umani si erano sporcati dalla sfiducia della mentalità utilitaristica e dal quale Lucho resta profondamente deluso.

L’eterno viaggio di Lucho lo porterà successivamente a vivere in Francia e infine in Spagna, a Gijon; se la molteplicità di esperienze che Sepulveda ha vissuto lo hanno indubbiamente arricchito, allo stesso tempo lo hanno rafforzato nel sentirsi orgogliosamente latinoamericano, orgogliosamente discendente da madre mapuche e orgogliosamente con sangue spagnolo. indio e cileno.

 

Ho avuto l’onore di incontrarlo personalmente più volte, ma in particolare mi è rimasto impresso quando venne a Firenze nel novembre del 2017 a ritirare il Premio Pegaso d’Oro con cui la Regione Toscana l’aveva insignito. L’ Associazione America Latina, di cui faccio parte, lo aveva invitato per conoscerlo meglio e farlo conoscere al sempre più vasto pubblico di giovani e meno giovani che lo vedeva non solo come difensore dei diritti umani ma anche impegnato su altri fronti sempre più attuali come quello dell’ambiente.

Con tanta emozione mi recai all’evento con la mia classe 5C Liceo linguistico e mi ricordo che nella sala c’erano così tante persone che ci si doveva accalcare alle pareti stretti gli uni con gli altri… Altri tempi!

Mi ricordo che alla fine della serata tornammo tutti a casa contenti da quest’incontro, come se avessimo passato una serata con un amico che aveva condiviso con noi, con parole intellegibili a tutti, momenti e sogni della sua vita.

Ricordo che i miei alunni rimasero così impressi dalla genuinità di questo scrittore che alcuni vollero rivederlo pochi giorni dopo alla libreria Feltrinelli.

Quando il passato 16 aprile mi ha chiamato Laura, mia alunna di quei giorni ed ora amica nonché insegnante di spagnolo, per confrontarci sul vuoto lasciato dal nostro scrittore, ho avuto di nuovo prova di quanto Sepulveda fosse importate per tutti noi.

Grazie Lucho, scrittore capace di parlare al cuore di grandi e piccini, e se la tua perdita inaspettata ci ha lasciato in un silenzio glaciale, saranno le tue parole e la tua autorevolezza conquistata durante la tua vita vissuta appieno, a parlare per te e a farti restare per sempre fra di noi!

Come diceva il poeta della gabbianella ed il gatto:

            “sólo vuela el que se atreve a hacerlo”

 

Francesca Giannetti 

Firenze, aprile 2020,

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