Koinonia Aprile-Luglio 2020


LA CHIESA AL TEMPO DEL COVID-19

 

La vita personale e sociale, in questi ultimi mesi ha subito uno stravolgimento inatteso che ci ha colti impreparati e a cui è stato difficile abituarsi. Di particolare importanza  la necessità di arginare una deriva, alimentata dai social, a cui ormai accedono anche gli anziani: quello che è successo e che sta succedendo è un castigo e una punizione di Dio per i nostri peccati e per tutto quello che succede nel mondo. “Sa padre Giovanni: l’ho visto in televisione… mi è arrivato un messaggio wtzp di tal padre o di tale comunità…”. Tutto ciò non ha fatto altro che mettere in evidenza, qualora qualcuno ancora non l’avesse ancora compreso, che il giudizio su fatti e persone non si formi, per la maggior parte delle persone, all’interno di un processo formativo o delle nostre comunità cristiane, ma attingendo a fonti diverse rispetto alla Parola di Dio e alle relazioni personali. Per cui nessuno si sente responsabilizzato a formare una coscienza libera per formulare poi un’analisi critica e alla consapevolezza di rispettare la libertà di coscienza delle persone. Tutti sono coscienti, e lo sanno fare bene… che, oggi l’importante è: parlare alla pancia della gente!

Occorre molta fatica per riportare la serenità negli animi delle persone, anche dei giovani, su quanto richiama continuamente papa Francesco “sulla misericordia e bontà di Dio che è Padre e come tale non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva” e che decisiva  appare invece la “responsabilità delle nostre azioni e di ogni nostro gesto… il virus si vince con la preghiera, la tenerezza e la solidarietà”.

L’emergenza ha colto tutti di impreparati molti parroci che, fino ad allora, erano muniti del solo cellulare e delle campane elettriche per comunicare, si sono muniti e attrezzati di sistemi video per iniziare dirette streaming a tutte le ore e per diverse circostanze. Altri hanno preferito le tradizionali processioni di immagini sacre portate su motoape, carrellini della spesa ecc. ecc. . Il Santissimo Sacramento portato per benedire i negozi, lasciato alla porta della chiesa, per essere adorato dai passanti… Le Celebrazioni Eucaristiche celebrate nei terrazzi delle parrocchie e sui tutti dei conventi, perché la gente potesse partecipare dal proprio balcone. Rimane da vedere quanto di queste performance rientrano nella sollecitudine pastorale lodata anche da papa Francesco e, soprattutto, quante di queste iniziative sopravviveranno al coronavirus…

Grave l’incapacità dei fedeli, e sicuramente la colpa è soprattutto di chi avrebbe dovuto farlo (sacerdoti e operatori pastorali) di comprendere il senso, il valore e il significato della vita spirituale e della relazione con Dio, al di là dei sacramenti e delle ritualità, della cosiddetta pietà popolare. Inascoltata la parola di papa Francesco che diceva “ci sono stati alcuni fratelli e sorelle che sono diventati santi e hanno affrontato il martirio senza andare a Messa per anni”. Per molti, la Bibbia è sconosciuta e i sacramenti sono solo dei momenti di preparazione ai banchetti. Questi sì, organizzati e preparati anni prima nei minimi particolari. Essendo stato parroco, non era insolita l’affermazione degli interessati: già abbiamo prenotato il locale…

Per cui hanno trovato credito affermazioni di personaggi politici quali Salvini o di opinion leader come Sgarbi, padre Livio Fanzaga o Mario Giordana: vogliamo le chiese aperte e la Messa! Sarebbe bello poter chiedere a Matteo e a Vittorio, a quando risale la loro ultima partecipazione a una Celebrazione Eucaristica…

Tutti abbiamo imparato che “ce la faremo”, anch’io ho aderito all’iniziativa e dal davanzale della finestra della mia stanza ho esposto il tricolore. Ma i più ignorano l’origine e il significato della citazione, salvo poi costringere i bambini a colorare i cartelloni e gli striscioni da esporre ai balconi o a fare interpretare ai congiunti esibizioni più o meno comiche, da mettere e da esibire poi rete. Di Dio, qualcuno già ne fa a meno… Ma del calcio, dei centri commerciali, delle passeggiate con il cane o in bici, dello sport all’aperto o del personal trainer?

 

P.Giovanni Calcara op<

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