Koinonia Aprile-Luglio 2020


IN MEMORIA DI MONS.PAOLO ANDREOTTI

NEL 25° DELLA MORTE - 10/7/1995

 

Caro P.Paolo,

         come ben sai, non ti abbiamo affatto dimenticato, ma desideriamo ricordarti particolarmente allo scadere dei 25 anni da quando ci sei mancato! Sì. sono scadenze che valgono nel mondo, ma sono comunque  occasione di rinnovare  l’incontro di  comunione con te.

Questo desiderio è nato in me rileggendo casualmente le poche parole di solidarietà e di incoraggiamento in uno di  quei messaggi, con cui ti facevi sempre presente. Le tue poche parole di una volta sono ancora viatico e motivo di forza nel nostro cammino, mentre la tua memoria ravviva in noi lo spirito che hai saputo trasmetterci nella tua vita terrena:

La tua attenzione alle persone nella loro reale condizione ti ha sempre portato a farti carico delle esigenze e delle situazioni di ciascuno, fino a farci sentire accolti in tutto e per tutto.  Hai dismotrato e insegnato che è sempre possibile venire a capo di ogni situazione,  sostenuti dalla  speranza. Ricordiamo il motto che ci hai lasciato in eredità: “Coraggio, tutto andrà bene nella volontà di Dio”!

         Ma  il nostro grazie è prima di tutto per lo spirito missionario tanto concreto quanto universale che ci hai trasmesso, e che ha segnato profondamente il nostro cammino ecclesiale sulla scia di S.Domenico. Quando, dopo decenni di missione in Pakistan, sei stato eletto Provinciale della Provincia Romana del Frati predicatori, hai cercato quasi imperecettibilmente ma efficacemente,  di infondere e promuovere anche tra noi la disponibilità ad un rinnovato servizio del vangelo,  in risposta alle istanze della storia e secondo  gli orientamenti del Concilio Vaticano II.   

In questa prospettiva hai tu stesso promosso e condiviso la disponibilità ad intraprendere una iniziativa di evangelizzazione dal basso, in parallelo alla azione pastorale prestabilita, per dare vita  ad una “casa di predicazione” tutta da ripensare sul campo,   e non solo da elaborare in assemblee  legislative e da impiantare su strutture preesistenti.

Sarebbe farti un torto ignorare e dimenticare che hai avuto la semplicità e il coraggio di lanciare e sostenere  l’iniziativa, fino ad adoperarti  in prima persona per aprire una strada e creare le condizioni perché tutto andasse in porto. E se anche oggi scrutassimo i segni dei tempi e ci mettessimo in ascolto  dei tuoi suggerimenti, forse ci stai dicendo che se anche un simile  tentativo non ha avuto formalmente successo, esso va comunque continuato e semmai ripreso daccapo, perché in gioco non c’è la nostra sorte ma il vangelo da comprendere e da servire più con la povertà di noi stessi che con la efficienza delle nostre opere! Ed è proprio questa semplice consapevolezza che ci hai lasciato in preziosa eredità e come consegna, tu che hai fatto veramente tanto senza darlo a vedere, ma che soprattutto hai speso te stesso per tutti.

Tornato in Pakistan come Vescovo, non ti sei affatto disinteressato  del cammino intrapreso e non hai fatto mai mancare la solidarietà e l‘incoraggiamento, insieme al sostegno della tua preghiera.Non possiamo infatti dimenticare che andiamo avanti nella strada intrapresa grazie a te, ed  è giusto dirlo per ragioni di verità, perché si tratta di una tua opera e nel tuo spirito!

Se il Santo Padre Domenico ha insegnato qualcosa, è proprio il desiderio di andare ai Cumani e il coraggio di aprire strade nuove per la predicazione del vangelo. Ed  anche se il suo sogno non l’ha potuto realizzare, lo ha lasciato a noi come impegno storico, e tu non hai mancato di fartene carico e testimone. Tentare di farlo proprio e ritrovarsi in involontario contrasto con istanze formali, peraltro immancabilmente rispettate, è quanto di più sconcertante ci sia, ma hai insegnato ad accettarlo senza per questo recedere!

Vengo a me, con la fiducia di sempre nei tuoi confornti! Come ben vedi, pur non desistendo dall’intento e dall’impegno di sempre, ormai sto terminando la mia corsa, e vorrei poter dire con san Paolo: “fidem servavi”, così come ho tentato di suscitare e sostenere questa fede in quanti ci sono debitori della Parola di Dio.

Ma sempre Paolo suggerisce il sentimento giusto da avere: “Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli” (Rm 9,3). Quello che desidero infatti è che  non venga meno l’”obbedienza al vangelo” fino in fondo, quella a cui sempre Paolo ha cercato di portare tutte le genti,  e che è stata in fondo la spinta propulsiva di tutti questi anni!

Il mio grazie è anche a nome di quanti hanno goduto della tua  testimonianza in tutti questi anni.  Un pubblico e doveroso rendimento di grazie spero lo si possa fare insieme il giorno del tuo anniversario, il 10 di luglio, vicini alla tua tomba e sotto il tuo sguardo.

In semplicità di cuore e in comunione di speranza, filialmente e fraternamente nel santo Padre Domenico,  tuo

 

Fra’ Alberto

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