Koinonia Gennaio 2020


PIANETA SILENZIO

 

Ieri, cinque gennaio 2020, in un momento in cui la guerra sembra avvicinarsi minacciosa, Papa Francesco, nel chiedere ai fedeli presenti in piazza san  Pietro una preghiera, ha chiesto di “pregare in silenzio”.

Mi sono chiesta che significato potesse avere questa richiesta. Il silenzio può essere sinonimo di indifferenza. E’ di oggi, dalla testata di un quotidiano, la frase: “assordante silenzio dell’Onu”.

Il silenzio può anche denotare imbarazzo, non saper che dire, non decidersi se schierarsi dall’una o dall’altra parte.

In silenzio può restare chi è talmente preso dall’emozione da non trovare la forza di parlare.

Non credo che a queste accezioni della parola si riferisse il papa. Credo piuttosto che invocasse un raccoglimento intenso e profondo, impossibile da esprimere in parole.

In un mondo come il nostro, così assordante di voci spesso pronunciate a vanvera, il silenzio può diventare più efficace di qualunque parola sia per attirare l’attenzione degli altri, sia per attingere ad un’energia interiore che il troppo parlare disperde.

Quando di parole se ne sentono troppe, esse perdono valore, si svuotano. Anche a volerle ascoltare con attenzione e sincero desiderio di capire, di farsi un’opinione propria, si prova un senso di disorientamento, si finisce per dare ragione o torto non tanto in base alle parole, quanto a giudizi preconcetti o a superficiali simpatie o antipatie.

Se poi si tratta di corredare di parole una preghiera, si smarrisce il senso ultimo della preghiera, che non è quello di chiedere questo o quello, ma di porsi in ascolto di Dio.

Tornano alla mente i versi di Leopardi:

 

Ma sedendo e mirando, interminato

Spazio di là da quella, e sovrumani

Silenzi, e profondissima quiete

Io nel pensier mi fingo, ove per poco

Il cor non si spaura.

 

Ho pensato che forse la profondissima quiete provata dal poeta, seduto davanti a quella famosa siepe, fosse proprio il tipo di preghiera richiesta da papa Francesco.

Un pezzettino di quello interminato spazio, un minuto di quel sovrumano silenzio, si potrebbe forse anche portarselo dietro, come un amuleto, per i momenti in cui ci sentiamo stretti in uno spazio troppo angusto, assordati dalle troppe parole. 

 

Anna Marina Storoni Piazza

.

.