Koinonia Gennaio 2020


L’attacco di Ratzinger

alla Chiesa tedesca

 

Diradatesi le nebbie vaticane, appare chiaro che la ferrea opposizione di Joseph Ratzinger all’ipotesi dei diaconi sposati, ordinati preti in Amazzonia - come aveva proposto un Sinodo ad hoc - non riguardava quella regione dell’America latina ma, piuttosto, la Germania, dove un Sinodo nazionale ta per affrontare un problema simile. Quasi alla vigilia dell’uscita, a Parigi, il 15 gennaio, di «Des profondeurs de notre coeur» (Dalle profondità del nostro cuore, il libro firmato Benedetto XVI e cardinale Robert Sarah), monsignor Georg Gänswein - segretario particolare del papa dimessosi sette anni fa, nonché prefetto della Casa pontificia - aveva smentito che il pontefice emerito avesse davvero collaborato alla stesura di quell’opera. Il porporato (e noi non “possiamo” nemmeno immaginare che abbia mentito!), però, ha pubblicato email nei quali il “co-autore”, mesi fa, plaudiva al libro.

 

Del resto, le sue tesi, assai critiche contro il Sinodo che in ottobre ha proposto una “eccezione” alla legge sul celibato vigente nella Chiesa latina, ripropongono idee già espresse, in anni non sospetti, da Ratzinger. Ma, adesso, per confermare le sue idee egli arriva a dimenticare che nel 1965 il Vaticano II lodò anche le Chiese orientali che ammettono il clero coniugato (il seminarista, prima del sacerdozio, sceglie se sposarsi o no; poi non può cambiare status).

 

L’ipotesi sinodale riguardava la cura pastorale di villaggi sperduti nell’immensa Amazzonia (7,8 milioni di kmq), dove il prete celibe arriva ogni anno o due; una prospettiva ragionevole, alla quale Francesco non si era opposto e che, si presume, avrebbe inserito nell’esortazione post-sinodale che sta ormai ultimando. Ma, forse, la freccia di Sarah e Ratzinger (o chi per lui), non era diretta alla lontana America latina, ma contro la più vicina Germania. Infatti, ora, a fine gennaio, là inizia il Sinodo tedesco che, nell’arco di due anni, dovrebbe affrontare, tra altri temi caldi dell’attuale strutturazione della Chiesa romana, anche i ministeri, mettendo in discussione la legge del celibato sacerdotale.

Per il suo peso storico, teologico e organizzativo la Chiesa cattolica tedesca potrebbe diventare un faro per altre Chiese nazionali, almeno in Occidente dove, come sul Reno, i seminari si svuotano: infatti i giovani d’oggi, salvo eccezioni, non prendono nemmeno in considerazione l’ipotesi di farsi preti celibi. Certo, si illudono quanti pensassero che, dando moglie ai preti, si risolvano d’incanto i problemi della Chiesa. L’uscita di sicurezza sarebbe quella di ridiscutere dei “ministeri” (che non coincidono con il sacerdozio), aprendoli a donne e uomini, emergenti con i loro carismi in una concreta comunità.

 

È proprio tale prospettiva che, facendo pressioni su Francesco, il libro vorrebbe impedire in radice. Esso è firmato da Benedetto XVI: proprio così, con il nome che Ratzinger aveva da papa. Un fatto gravissimo, perché egli «era», ma non «è più» tale, dal febbraio del 2013. Si è forse pentito di essersi dimesso?

 

Luigi Sandri

in “L’Adige” del 20 gennaio 2020

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