Koinonia Gennaio 2020
LUCIANI E BERGOGLIO: I PAPI DELLA MISERICORDIA
Sono stato ispirato a scrivere questa nota dalla lettura del recente saggio del giornalista Rai Antonio Preziosi Indimenticabile, i 33 giorni di papa Luciani, edito da Rai Libri, per evidenziare le somiglianze fra il pontificato seppur brevissimo di Luciani e quello di papa Francesco.
Il nuovo corso iniziato dal papa del sorriso, con l’abolizione della tiara, del plurale maiestatico, l’innovazione del doppio nome (Giovanni Paolo), rendono il papa dei 33 giorni profondamente attuale e per questo indimenticabile. Volendo trovare i motivi ispiratori dei gesti e delle parole di Luciani, il giornalista Preziosi, nel suo volume mette in risalto come il sacerdote don Filippo Carli, parroco di Canale e suo grande maestro, ha influenzato la formazione del futuro papa.
Questi nel commentare il passo evangelico, «Lasciate che i bambini vengano a me» (Mc 10,14) in un’omelia del 6 agosto 1920 e ritrovata nell’archivio parrocchiale: «Gesù Cristo Dio non ci ha amati e non ci ama forse di un amore generoso e infinito? […] Ama i fanciulli e li trae a sé, se li porta tra le braccia con tenerezza materna e minaccia con gravi castighi a chi oserà offendere con il cattivo esempio la loro innocenza». Parole rimaste nel cuore di quel bambino nato a Forno di Canale che 58 anni dopo, divenne papa. I
Il 10 settembre 1978 commentando gli avvenimenti legati alla crisi internazionale e agli sforzi per la pace in Medio Oriente con i negoziati di Camp David fra il presidente americano Carter, quello egiziano Sadat e il primo ministro israeliano Begin, Luciani prese in prestito le parole di Isaia: «Ci hai abbandonati Signore, ci hai dimenticati? No! - ha risposto Dio per mezzo del profeta Isaia - può forse una mamma dimenticare il proprio bambino? Ma anche se succedesse, mai Dio dimenticherà il suo popolo».
Dopo aver pronunciato questo passo, senza avere un testo davanti, ma con una profonda intuizione spirituale, alla folla radunata in piazza San Pietro disse: «Anche noi che siamo qui abbiamo gli stessi sentimenti; noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. È papà, più ancora è madre». Parole che fecero rizzare le orecchie a tanti cardinali e teologi, ma che commossero il mondo intero.
È questa la prima somiglianza con papa Francesco; Bergoglio mette continuamente in evidenza la tenerezza di Dio. Dice il papa: «Dio in Cristo suo figlio ama, segue, custodisce, protegge come una madre». In secondo luogo è il tema della misericordia a unire i due pontificati. Luciani da vescovo nei suoi scritti e nelle omelie richiamava il tema della misericordia; papa Francesco, nel libro intervista con Andrea Tornielli cita le parole di Luciani sull’amore di Dio che qualche volta permette anche dei peccati gravi, affinché il peccatore, dopo il pentimento, possa restare umile.
Una terza somiglianza è nella grande considerazione che entrambi ebbero da parte di due cardinali brasiliani, arcivescovi di Sao Paulo, ma in epoche differenti: Lorscheider, per Giovanni Paolo I e Hummes per Francesco. Il primo disse di aver votato al conclave per Luciani, perché sapeva della sua predilezione per i più deboli, appresa dal padre socialista che gli consentì di diventare sacerdote a patto che si mettesse «dalla parte dei poveri e i lavoratori, perché Cristo era dalla loro parte»; il cardinale Humes, dopo l’elezione di Bergoglio disse all’eletto: «Ricordati dei poveri» e per papa Francesco i poveri sono i prediletti, basti pensare l’attenzione agli ultimi continuamente espressa tramite l’elemosiniere pontificio, che di notte si reca nei bassifondi romani per portare la “carità del papa”.
Quello di Luciani è stato un pontificato breve ma intenso, che come affermò Giovanni Paolo II «il suo valore era inversamente proporzionale alla sua durata»; quello di Francesco ci auguriamo ancora lungo perché la Chiesa sia sempre «più povera e per i poveri». Alberga nell’animo di molti la certezza che Albino Luciani, papa del sorriso, continua a sorridere alla Chiesa e in particolare a papa Francesco che, seppur assediato, sente la preghiera del popolo salire a Dio per lui.
Gaetano Federico
parroco della Chiesa di Sant’Antonio a Corigliano Calabro