Koinonia Dicembre 2019


MANIFESTO-APPELLO SUL DIRITTO ALLA SALUTE:

LA MEDICINA PARLI, LA POLITICA E LE ISTITUZIONI ASCOLTINO E AGISCANO CON DECISIONE ED URGENZA

 

Politica e Istituzioni rischiano di restare estranee ai bisogni essenziali dei cittadini, primo fra tutti il diritto alla salute inteso come pieno benessere, non solo come assenza di malattia.

La Medicina moderna, al pari delle dinamiche politico-istituzionali, ha finito con il perseguire un suo sviluppo (clinico-tecnologico) piuttosto che un complessivo progresso (sociale) nel contrastare le profonde radici delle incalzanti malattie cronico-degenerative: neoplasie (oltre 1.000 al giorno, con un incremento in quattro decenni del 62% delle pancreatiche con tassi di guarigione dopo le cure dell’8% entro i primi 5 anni con un crollo al 3% entro i successivi 5 come riportato da “The Lancet Global Burden Disease, 2019”), affezioni cardiocircolatorie e respiratorie, obesità, cirrosi, patologie infettive ed autoimmuni e da stress psico-fisici, ecc.. Queste risultano sostenute in larga parte da fattori culturali e da significativi disagi sociali, trascurati nella trasmissione del sapere medico e nelle Istituzioni sanitarie incentrate in attività e ricerche diagnostico-terapeutiche per un sovrastante empirismo orientato verso alterazioni anatomiche, geometrie e formule matematiche.

In sostanza, il Servizio sanitario diagnostica e cura malattie evitabili ab initio (l’80% secondo l’OMS), ne trascura i fattori  che le favoriscono e le sostengono, Intanto molte, troppe persone inconsapevoli continuano ad ammalarsi e a perire perché le cause patogene, indovate nelle pieghe della Società, vere fabbriche della malattia, conservano e diffondono intatta la loro straripante violenza mentre il diritto costituzionale alla Salute viene confuso con elevati livelli di farmaci e servizi, complessità tecnologiche e gestionali che fanno imprimere alle Strutture ospedaliere, intese come fabbriche della salute, le ragioni oggettive della malattia con un involontario suggerimento: la salute si preserva apportando modifiche al corpo con tecnologie e terapie sofisticate al punto da esonerare le Istituzioni dalla loro primitiva missione ideale come i mezzi di locomozione esonerano dal  camminare e ne superano l’esigenza.

Nella percezione comune le malattie vengono così assunte ad evento ineluttabile e fatale come la forza di gravità e i movimenti tellurici... E intanto oltre un terzo della popolazione, inconsapevole, è colpita da malattie cronico-degenerative ed acute, in costante crescita, in larga parte evitabili (prevenzione primaria) oltre che prevenibili (prevenzione secondaria=diagnosi precoce), non facilmente guaribili, più spesso trattabili con terapie riequilibratrici e palliative il cui costo diverrà presto incompatibile con l’universalismo del Servizio sanitario per vari fattori, fra cui il progressivo invecchiamento della popolazione.

La peste nera del secolo del progresso, suo misterioso lato oscuro e corollario innominabile, indicata per allusioni e parafrasi, avanza alimentata da almeno 150 cancerogeni e particolati sparsi nell’ambiente; da 30 milioni di tonnellate di amianto (letale per 10-12 persone al giorno) sul nostro territorio; da 52 miliardi di sigarette fumate da italiani ogni anno, fin dall’età scolare, con rischi connessi di malattie gravi che raggiungono il 3.000%  e 90.000 decessi; per la permanenza di estreme diseguaglianze sociali che costringono ampi strati della popolazione ad inaccettabili livelli di vita e che riducono la stessa percezione di malattia; per assenza di informazioni serie su errati stili di vita che conducono ad abusi di farmaci, psicofarmaci, stupefacenti ed alcoolici, zuccheri, proteine e grassi animali causa dell’esposizione di 10 milioni di italiani al rischio di cirrosi e di 5 milioni di obesi candidati a malattie gravi, a partire dall’età scolare, con ridotte aspettative di vita, ecc.  

Sul piano socio-economico basterà citare un solo dato, e non il maggiore: nonostante i 25 miliardi annui che l’Italia spende (OMS, 2016) per gestire le conseguenze degli eccessivi consumi di alcoolici, gli abusi rappresentano la causa principale di morte e disabilità tra i giovani, oltre ad un aumentato rischio di declino cognitivo prima dei 65 anni e di decessi  alcool-connessi di 75.000 persone. Va aggiunto che il consumo di oltre 10 gr/die di alcool aumenta in modo significativo l’incidenza di tumore alla mammella in pre-post-menopausa e che dosi di oltre 20 gr/die favoriscono le neoplasie dell’apparato digerente senza contare le combinazioni sommatorie dirette con i prodotti del tabacco e con una erronea alimentazione (International Agency for Research on Cancer, 2018).

Di fronte a questa situazione, catastrofica, il compito di donne e uomini di tutte le Istituzioni è “seminare dubbi, non raccogliere certezze”.

La Medicina parli in Scienza e Coscienza, la Politica e le Istituzioni ascoltino e agiscano per il bene comune con decisione ed urgenza.

Fra le priorità: informazioni dirette, dettagliate ed inequivocabili alla cittadinanza, fin dalle Scuole primarie, sulle conseguenze dei diversi stili di vita; invito formale, fatta salva l’autonomia didattica, che la trasmissione del sapere medico evidenzi le origini delle malattie, la loro evitabilità e prevenzione; un sostegno serio della Ricerca epidemiologica e di base che contenga l’obiettivo di individuare i fattori scatenanti il processo patogenetico; un piano articolato e strettamente cadenzato per l’eliminazione di amianto e cancerogeni circolanti; l’avvio di indagini sui possibili effetti nocivi delle onde elettromagnetiche; lotta alle complesse ragioni della diffusa povertà economica e culturale; favorire il trasporto sicuro, efficiente e puntuale con assenza di emissioni tossiche; privilegiare la “produzione pulita” di alimenti e merci di ogni genere; varare programmi nazionali di prevenzione primaria e secondaria ben motivati davanti alla cittadinanza; istituire incisivi controlli permanenti sulla sicurezza in strade (oltre 160.000 incidenti con 3.200 letali annui) e luoghi di lavoro (un decesso ogni 3 giorni); affrontare il disagio e le patologie, incipienti e conclamate, prevedibili nelle età avanzate con provvedimenti che favoriscano aggregazioni, mobilità, assistenze attive e mirate a contrastare la solitudine, la povertà e il decadimento fisico e mentale.

Cordiali saluti

 

Francesco Domenico Capizzi, già docente di Chirurgia Generale nell’Università di Bologna e direttore di Chirurgia generale negli Ospedali Bellaria e Maggiore di Bologna         

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