Koinonia Novembre 2019


Al cuore del messaggio di Gesù

 

Alle soglie dei 90 anni Antonio Thellung continua ad essere un instancabile cercatore. E un teologo di strada che pone e si pone problemi radicali, tentando di aprire percorsi di riflessione, se non di dare risposte. In questo senso va letta anche la sua ultima “fatica”,Il Vangelo spogliato (Gribaudi, 2019, pp. 108, € 10; il libro può essere richiesto ad Adista, tel. 066868692; email: abbonamenti@ adista.it; o acquistato presso la nostra libreria online, www.adista.it): «La parabola discendente della mia vita – scrive Thellung nell’incipit – dura ormai da parecchi anni, e sovente sento affiorare in me delle domande sul mio vissuto. Da qualche tempo, per esempio, mi chiedo perché sono cristiano e mi accorgo che la risposta non è scontata».

 

Thellung parte da una domanda: al di là dei tanti modi di leggere e di interpretare il messaggio evangelico; al di là della figura stessa di Gesù, ora ipostatizzato come “Cristo”, ora demitizzato e riconsiderato come Gesù storico, è possibile «descrivere e sintetizzare quali sono i punti essenziali con i quali bisogna fare i conti, per coloro che vivono, come me, la fede nel quotidiano»? E poi: «Esiste un minimo del messaggio evangelico che sia chiaro, inequivocabile, e possa essere facilmente comprensibile da tutti? Un minimo che offra un imprescindibile punto di riferimento e di confronto per coloro che vogliono dirsi cristiani?».

 

Il criterio chiave che guida Thellung in questo suo difficile percorso di ricerca dell’essenza del messaggio evangelico viene da un grande teologo del ’900, p. Ortensio da Spinetoli: «È mentre gli chiedevo chiarimenti sulle difficoltà di scegliere tra le contraddizioni delle scritture – racconta Thellung – che mi sono sentito rispondere: “Quello che apparteneva già alla cultura dell’epoca, e che ritroviamo nei vangeli, potrebbe essere attribuito a Gesù, ma potrebbe anche essere frutto del bagaglio culturale di narratori e testimoni. Invece quel che risuona come assolutamente originale possiamo credere senz’altro che sia di Gesù, altrimenti dovremmo attribuirlo a qualcun altro di pari significato e importanza”. Confesso che prima di allora non ci avevo pensato, ma da quel momento è diventato per me un metro di misura che potrei dire di consultare spesso, ogni volta che la grazia mi assiste alimentando i miei interrogativi». «Non si tratta perciò – spiega Thellung poco più avanti – di selezionare e discriminare le varie parti del vangelo, perché so bene che non lo saprei fare, né mi propongo d’identificare quel che non va, quel che non può essere oggettivamente considerato messaggio di Gesù, cosa che fanno certamente molto meglio di me gli studiosi e gli esperti. Senza alcuna pretesa storico-critica, vorrei tentare semplicemente di mettere in evidenza quel che colpisce il mio cuore al punto, direi, da “costringermi” a essere cristiano».

 

Nei successivi capitoli l’autore parla dell’amore sconvolgente testimoniato da Gesù, della radicale sequela a cui ha chiamato i suoi discepoli, del messaggio di felicità e riscatto – certamente in questa vita, forse anche in una prospettiva oltremondana – contenuto nei Vangeli.

E siccome, sostiene Thellung, il vangelo è molto concreto e lega i sentimenti al comportamento; e non si limita a dare indicazioni di principio, ma spiega anche come fare a metterle in pratica, in appendice al libro l’autore propone alcune strategie, alcuni comportamenti, alcuni modelli di relazione, in gran parte tratti da sue esperienze. Da quella coniugale, che dura ormai da oltre 60 anni, a quella fatta durante i lunghi anni trascorsi insieme ad altre famiglie nella Comunità del Mattino, da Thellung animata per oltre un decennio.

 

Una possibile, provvisoria conclusione arriva da una conversazione casuale che l’autore ha avuto poco prima di pubblicare il libro. Da un autorevole amico, a cui aveva sottoposto le bozze, arriva questa domanda: «Ma allora alla luce di questo scritto, esiste qualcuno che sia autenticamente cristiano?». A cui Thellung ha risposto: «Cristiano autentico è chi tiene ben chiaro davanti a sé il messaggio di Gesù, senza svalutarlo secondo i propri comodi, e contemporaneamente prova anche un po’ di vergogna perché sa di metterlo in pratica sempre troppo poco».

 

Valerio Gigante 

Adista Notizie n° 37 del 26/10/2019

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