Koinonia Novembre 2019


BILANCIO DEL SINODO SULL’AMAZZONIA

 

Domani si conclude il Sinodo convocato da Papa Francesco per discutere della presenza della Chiesa Cattolica in Amazzonia. Oltre ai vescovi, sono stati invitati teologi, capi indigeni e responsabili di movimenti pastorali e sociali.

Nel discorso di apertura (il 6 ottobre) il Papa ha indicato la direzione: “Dio ci liberi dall’ambizione di nuovi colonialismi. Il fuoco acceso da interessi che distruggono, come quello che recentemente ha devastato l’Amazzonia, non appartiene al Vangelo. Il fuoco di Dio si alimenta con la condivisione, non con il guadagno”.

Il documento preparatorio ha suscitato polemiche dentro e fuori la Chiesa per il suo contenuto innovatore. Poiché i popoli indigeni non accettano il celibato, si era pensato alla possibilità di ordinare sacerdoti degli indigeni sposati, ma questo ha provocato una forte reazione da parte dei settori conservatori. La proposta non è stata approvata dal Sinodo, ma ha comunque rafforzato il ruolo degli indigeni nell’attività pastorale.

Bolsonaro temeva che il Sinodo avrebbe screditato agli occhi del mondo il suo governo, per la denuncia delle politiche anti-indigene e antiambientaliste del Planalto. Ha mobilitato perfino i servizi segreti brasiliani per neutralizzare la linea vaticana.

Ma non è stato necessario che il Sinodo denunciasse il Planalto per come affronta il tema dell’Amazzonia. Gli incendi di quest’ultimo periodo, i vari discorsi delle nostre autorità sulla questione indigena, le offese al Capo Raoni sono bastati perché l’opinione pubblica mondiale si rendesse conto dell’ostilità del governo.

Papa Francesco non ha sorpreso nessuno dei nove governi amazzonici. La sua unica enciclica, Laudato si’, pubblicata nel maggio 2015, che tratta dei problemi socioambientali, ha avuto un tale impatto che Edgar Morin ha dichiarato che nella storia dell’ecologia non esiste un documento più coraggioso, perché tutti si focalizzano sugli effetti della devastazione socioambientale, ma Francesco va oltre, ne denuncia le cause.

I semi piantati dal Sinodo tarderanno a dare frutti, come è accaduto per il Concilio Vaticano II. Però lo faranno. Dando voce in Vaticano a indigeni, pescatori, estrattori di caucciù e altri rappresentanti dei popoli dell’Amazzonia, Francesco ha stabilito un precedente che, senza dubbio, ha disturbato i conservatori, ma ha avvicinato ancor più la Chiesa alle sue radici evangeliche.

Il documento finale del Sinodo è stato riesaminato dalla Curia Romana, che tendeva ad ignorare il contenuto proposto dai delegati riuniti in 12 gruppi e a imporre le proprie idee.  La presentazione di martedì 22 ottobre ha suscitato il malcontento dell’assemblea, che lo ha ritenuto astratto; questo ha portato alla sospensione delle sessioni del mercoledì e giovedì per permettere l’inserimento del contributo delle commissioni. La prima versione ignorava il carattere olistico della realtà amazzonica, in cui tutto e tutti sono interconnessi (come chiarisce Francesco nella sua enciclica), come il ministero pastorale delle donne e la presenza della Chiesa nella difesa del popolo e del bioma amazzonico.

Però i 185 delegati ufficiali del Sinodo, quasi tutti vescovi, sono stati d’accordo quanto alla devastazione ecologica dell’Amazzonia causata dalle industrie estrattive (petrolifere, minerarie e del legno), dagli allevatori, dalla monocoltura e dalle industrie idroelettriche.

I partecipanti hanno proposto a tutte le nazioni (invitato tutte le nazioni ad attuare) uno stile di vita sostenibile, di rispetto della Madre Terra, seguendo l’esempio dei popoli indigeni.

“È indispensabile la conversione ecologica verso una vita più sobria. Ciò comporta un cambiamento di mentalità, stili di vita, sistemi di produzione, pratiche di accumulo, di consumo e di spreco.”. Questo è stato proposto dai partecipanti di lingua portoghese. I rappresentanti di lingua spagnola hanno aggiunto che questa conversione deve portare la Chiesa ad “assumere il suo ruolo profetico e a denunciare la violazione dei diritti umani delle comunità indigene e la distruzione del territorio amazzonico”.

Ora, le decisioni del Sinodo indicano una regola per la Chiesa Cattolica, non solo in Amazzonia, ma in tutto il mondo.

 

Frei Betto

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