Koinonia Giugno 2019


PERSONAGGI E VICENDE a cura di Sara Rivedi Pasqui

 

RICORDANDO PIERRE CLAVERIE MARTIRE DEL DIALOGO

 

Pierre Claverie è stato vescovo a Orano in Algeria dal 1981 al 1 agosto 1996 quando fu assassinato. Era un padre domenicano che apparteneva ad una famiglia “piede nero” cioè era un francese nato in Algeria e appartenente ad una famiglia cattolica molto devota stabilitasi in Algeria già da quattro generazioni. Superato l’esame di maturità si trasferì nella città di Grenoble per proseguire gli studi universitari decidendo di scegliere la vita religiosa nell’ordine dei domenicani. Nel 1958  entrò nel noviziato del convento di Lille, poi fece i suoi studi al Saulchoir à Etiolles, una regione parigina ed è proprio negli anni del convento che si svolge l’ultima parte della guerra in Algeria. Nel 1965 viene ordinato sacerdote e proprio nello  stesso anno ritorna in Algeria con lo scopo di aiutare il paese a formarsi come stato, nazione. Studia l’arabo e diviene un esperto dell’Islam. Viene nominato direttore del Centro dei Glicini, ma ben presto questo istituto non attirerà solamente i religiosi desiderosi di vivere ad Algeri ma anche numerosi algerini di religione islamica interessati ad approfondire la loro conoscenza della cultura e studiare l’arabo.

Monsignor Claverie cerca da subito di partecipare agli incontri cristiani-musulmani. Nel 1981 viene nominato vicario di Orano e consacrato il 21 maggio dello stesso anno. Ormai aveva acquisito una perfetta conoscenza dell’Islam tanto che gli abitanti di Orano lo chiamavano il vescovo dei musulmani. Nel 1992, allo scoppio della guerra civile algerina, la Chiesa Cattolica è frequentata da lavoratori stranieri e collaboratori, perciò viene minacciata e le autorità francesi, laiche e religiose, consigliano di rientrare in patria, ma monsignor Claverie si oppone in quanto si considera algerino e si rifiuta di abbandonare la terra che ha ospitato la sua famiglia da più generazioni sentendosi di appartenere a quel popolo ed è proprio per questo motivo che apertamente critica il Fronte Isalmico (FIS) e il governo algerino:

 

«Nulla temo di più del settarismo e del fanatismo soprattutto religioso.

La nostra storia cristiana ne porta numerose tracce e non possiamo non guardare senza preoccupazione allo sviluppo dei movimenti integralisti. Già dividono la Chiesa: nell’Islam sotto il nome di Fratelli Musulmani sembrano allargare il loro raggio d’influenza.»

 

Nel maggio 1996 vengono massacrati i monaci di Thibirine ed il vescovo Calverie avverte la minaccia che incombe su di lui ed infatti il 1 agosto 1996 viene ucciso con l’amico Mohamed Bouchikhi, un musulmano di 21 anni che conosceva da quando era un bambino e aveva frequentato le suore della parrocchia a Sidi Bel Abbas, una città a sud-ovest di Algeri. Le suore avevano aiutato numerose volte la famiglia di Mohamed  e il ragazzo per poter aiutare la madre orgogliosamente accetta di essere l’autista di Pierre pe ril periodo estivo. La famiglia ed i vicini di casa temono che il vescovo cattolico possa convincere il ragazzo a convertirsi, ma a Pierre non interessava “convertire” e neppure “tollerare” bensì rispettare l’altro. Con il trascorrere dei giorni i timori della comunità musulmana si placano, poi avviene la tragedia, al rientro al vescovato i due amici sono travolti da una esplosione proprio davanti all’ingresso del palazzo. Così si esprimerà il domenicano Jean-Jacques Perennés biografo di Claverie: «Pierre e Mohamed giacciono al suolo … .ed il loro sangue si mescola».

Fu una morte violenta e drammatica, avvenuta dopo nove settimane dalla strage dei sette monaci del monastero di Nostra Signora dell’Atlante a Thibirine. Pierre Claverie rientrato in Algeria dopo la consacrazione a sacerdote chiese la cittadinanza perché si sentiva di appartenere al paese dove era nato e cresciuto. La frase che ripeteva spesso era «Bisogna trovare il modo di vivere insieme» che ritorna attuale perché il tempo attuale è tenebroso in quanto ovunque si alzano voci di odio, egoismo, razzismo, intolleranza, mancanza di comprensione e invece «Bisogna trovare il modo di vivere insieme». E come? Accettare la diversità, dialogare con l’altro. Pierre Claverie avrebbe desiderato ardentemente la cittadinanza algerina che tuttavia nei quindi anni di episcopato non gli fu concessa anche se ben presto divenne il pastore di cristiani e musulmani tanto che lo sceicco Abbas lo invitò a tenere una conferenza nella moschea di Parigi che risultò un successo.

La sua tomba si trova nella cattedrale di Orano, guarnita con fiori freschi e la sua memoria è ancora viva nel cuore di cristiani e musulmani che lo hanno conosciuto. Fu un profeta del dialogo, ma egli preferiva considerarsi un artigiano della pace.

L’impegno di Pierre Claverie per il dialogo interreligioso fu forte, egli affermava che la religione può essere il luogo dei peggiori fanatismi e questo avviene perché gli uomini rivestono di divino la loro sete di potere, solamente il dialogo può permettere di disarmare il fanatismo.

Il giovane Mohamed è consapevole del rischio che corre l’amico e pur provando rimpianto e tristezza all’idea di lasciare sua madre e la sua famiglia non vuole comunque abbandonare Pierre ma decide di accompagnarlo portando con sé il taccuino a cui affidava i suoi pensieri, le suppliche, i fatti della vita, le confessioni:

 

«Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso.

Prima di alzare la mia penna vi dico “la pace sia con voi.

Ringrazio chi leggerà questo mio taccuino di ricordi e dico a ciascuno di coloro che ho conosciuto nella mia vita che lo ringrazio. Dico che sarà ricompensato da Dio nell’ultimo giorno»

 

Sara Rivedi Pasqui

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