Koinonia Aprile 2019


FREI FERNANDO E FREI GIORGIO

MIEI COMPAGNI DI CARCERE

 

Del gruppo dei domenicani, che più tardi sarebbero stati colpiti dalla repressione poliziesca per il loro coinvolgimento con Marighella, facevano parte anche Fernando de Brito, Giorgio Callegari, Roberto Romano e Joào António Caldas (Frei Maurício).        

        

Fernando era prete ed era stato uno dei primi militanti della JEC di Belo Florizonte, quando era ancora diretta da Frei Mateus Rocha, a entrare nell’Ordine di san Domenico. Pelle cotta dal sole, capelli precocemente imbiancati, aveva optato per la pratica pastorale, quando ancora tra i domenicani predominava l’ attività culturale. Aveva una voce dal timbro gradevole, fumava tre pacchetti di sigarette al giorno e divorava, nella biblioteca del convento, trattati di teologia classica. Lettore infaticabile, conosceva quasi tutta la letteratura brasiliana del XX secolo, con spiccata predilezione per Guimaràes Rosa, di Minas Gerais, e per i nordestini José Lins do Rego e Graciliano Ramos. Aveva mantenuto la semplicità delle sue origini popolari e, in lui, il cuore prevaleva sulla ragione. Era un amico sempre disposto ad ascoltare e pronto ad aiutare. Era riuscito a vivere il suo sacerdozio senza clericalismo e le sue celebrazioni liturgiche erano i momento più espressivi del suo sentirsi in comunione con tutti quelli che vi partecipavano.

        

Frei Giorgio, italiano di Venezia, era militante della Democrazia Cristiana, prima di abbracciare la vita religiosa. Grasso, bonario, spiritoso, sapeva conciliare la sua formazione clericale con un interesse politico che lo spingeva a un’instancabile attività giornalistica. In lui l’affetto sprizzava da tutti i pori. Parlava con le mani, come se stesse tessendo in aria, con le sue dita piccole e grasse, le idee che esprimeva con passione. Dotato di eccezionale coraggio, sembrava si preoccupasse contemporaneamente di tutti i popoli oppressi del mondo; non c’è famiglia o regione dove Giorgio sia passato, che non lo ricordi con nostalgia, preoccupazione e gioia. Ma era, soprattutto, lottatore solitario.

 

Frei Betto

In Battesimo di sangue, 2000, pp.52-53

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