Koinonia Marzo 2019


La visione di Paolo a Troas

 

Dagli Atti degli Apostoli, 16,6-10

Poi attraversarono la Frigia e la regione della Galazia, perché lo Spirito Santo vietò loro di annunciare la parola in Asia; e, giunti ai confini della Misia, cercavano di andare in Bitinia; ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; e, oltrepassata la Misia, discesero a Troas. Paolo ebbe durante la notte una visione: un macedone gli stava davanti, e lo pregava dicendo: «Passa in Macedonia e soccorrici». Appena ebbe avuta quella visione, cercammo subito di partire per la Macedonia, convinti che Dio ci aveva chiamati là, ad annunciare loro il vangelo.

Non ci vien fatto sapere come mai Paolo sia giunto a superare i limiti del suo piano primitivo (15,36) per intraprendere una puntata in territori completamente nuovi. Il racconto di Luca sull’itinerario dei missionari fino al passaggio in Europa è molto conciso e poco chiaro. Riusciamo a ricavarne però che Paolo, forse fin da Antiochia di Pisidia, che questa volta non viene menzionata, si era già proposto di spingersi verso ovest, all’interno della provincia dell’Asia, e cioè probabilmente fino alla capitale di essa Efeso (vedi 1i, 1; 19,22) e fino agli altri centri culturali ellenistici dell’Asia Minore occidentale. Torna a manifestarsi già in quest’intenzione di Paolo la sua strategia missionaria (vedi comm. a 13, 6) di portare l’evangelo nei grandi centri per lasciar irradiare di là i suoi effetti. Ma questa volta il suo piano gli viene mandato a vuoto; Luca non ci fa capire in che modo lo Spirito santo i si opponesse. L’importante è che per ben re volte (vv.6s 9s.) intervenne un ordine dall’alto per dirigere il cammino missionario ero l’Europa. Il testo B riferisce altri tre casi di questo genere (vedi 17,15; 19,1; 20,3). Né ci è più possibile stabilire quale fosse l’itinerario attraverso la Frigia, la Galazia e la Misia. È chiaro però che Paolo fu sospinto fuori mano nei territori interni dell’Asia Minore; infatti la «regione della Galazia»’ (come in 18,23) indica chiaramente la Galazia vera e propria e non la provincia romana dello stesso nome, -che comprendeva oltre ad essa anche la Licaonia, la Pisidia e parte della Frigia. Perciò Paolo in questo secondo viaggio venne a trovarsi nel territorio della popolazione celtica dei Galati presso il corso superiore del Sangrius (oggi Sakarya) e attorno a quello medio dell’Halys (in turco Kizilirmak). Purtroppo né Luca né Paolo nella lettera ai Galati ci dicono quali città di questo territorio egli abbia visitato né ci informano sui luoghi dov›egli può aver fondato delle comunità, p. es. ad Ankyra, l’odierna Ankara. Quello che è certo è che egli ha fondato nel› secondo viaggio le comunità cui è indirizzata la lettera e che è tornato a visitarle durante il terzo viaggio (18,23; cfr. Gal. 4,13). Dopo questa digressione verso nord-ovest, i missionari devono aver ripreso il cammino verso ovest, probabilmente attraverso la Frigia settentrionale-fino ai confini della Misia; perciò l’ordine dei nomi di regione Frigia e Galazia va inteso forse in senso inverso come in Lc. 17,11. Paolo ripete il tentativo di inoltrarsi verso un territorio culturalmente importante, come potrebbe essere Prusa (Bursa), Nicomedia (Izmit), Bisanzio (Istanbul); ma di nuovo una forza superiore lo costringe a cambiare direzione, sempre verso ovest. L’espressione unica in tutto il N.T. «lo Spirito di Gesù» vuol sottolineare che è Gesù in quanto Signore della missione a determinare l’itinerario. La comitiva, così, raggiunge il primo traguardo provvisorio, la regione e la città di Troade nell’estremo nord-ovest dell’Asia Minore Anche qui sorse una comunità (vedi 20,2.7ss) che però qui non viene menzionata espressamente. Un terzo comando divino a Troade fa capire chiaramente l’obbiettivo già implicito nei precedenti. Paolo lo riceve in sogno. Nelle altre visioni di questo tipo narrate dagli Atti sono sempre il Signore in persona ( 8, 9; 23, 11 e anche 9,1) o il suo angelo (27,23) ad apparire; è verosimile, perciò, che anche il «macedone» fosse un messaggero divino, come del resto intende Paolo (v. 10). Lo si può paragonare agli angeli dei popoli di Dan. 10, 13.20 s. e dell’ebraico Test. Nephthali 8 s. che rappresentano i popoli loro affidati e prendono partito per essi; egli porta perciò i segni distintivi del suo popolo e lo si può distinguere da essi (costume o dialetto). La sua richiesta di aiuto può essere intesa da Paolo soltanto come una richiesta dell’evangelo che porta l’unico soccorso veramente importante, la salvezza dalla condanna nel giudizio e dalla dannazione eterna.

 

Gustav Stählin

in Atti degli Apostoli, Paideia Editrice, 2000, pp. 378-380

 

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