Koinonia Marzo 2019


PERSONAGGI E VICENDE a cura di Sara Rivedi Pasqui

 

Denis Mukwege, medico e pastore

Premio Nobel per la pace 2018

 

Denis Mukwege è un uomo robusto dalla pelle e gli occhi scuri, dal sorriso dolce e paterno, è il medico che ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 2018. Figlio di un pastore protestante nel 1983 si è laureato in medicina presso l’Università del Burundi e l’anno successivo ottiene una borsa di studio per la specializzazione in ginecologia presso l’Universita Angers in Francia. Ritornato al suo paese, malgrado la situazione tragica in cui volge la sua terra, decide di fondare il PanZi Hospital a Bukavo nel Kivu sud. Ben presto diventa un esperto nella ricostruzione degli organi genitali delle donne le quali hanno subito violenza sessuale e in questo campo diventa un esperto del trattamento delle fistole acquistando fama mondiale, al tempo stesso porta a conoscenza del mondo la barbarie dello stupro collettivo quale arma di guerra ed è proprio a causa di questa sua lotta alle violenze sessuali che nel 2012 resta vittima di un agguato in pieno centro a Bukavo. Il dottor Mukwege oggi vive ed opera nel Kivu sud che è la provincia più insanguinata della Repubblica Democratica del Congo e da oltre venti anni ascolta i racconti di morte e sofferenza dalla voce delle sue pazienti e si batte contro le atrocità di una guerra che ha come campo di battaglia il corpo delle donne, infatti viene chiamato «L’uomo che ripara le donne».

Il dottor Mukwege è figlio di un pastore protestante ed anche lui è pastore, confessa che la preghiera è il suo sostegno spirituale se non vuole soccombere alla violenza di cui è continuamente testimone ed a mani nude si batte contro la barbarie di cui sono vittime le donne.  Il 13 maggio 2012 a Kamalanga, un villaggio distante 3 km da Bunyakiri nel Kivu sud e che ospita una base di caschi blu dell’Onu, dei ribelli ruandesi hanno attaccato in piena notte brandendo maceti e coltelli e violentano uccidendo donne e bambini, trentadue morti e duecento feriti gravi, senza che i caschi blu intervengano in aiuto della popolazione.

Mukwege fra i tanti bambini sventrati si trova davanti una piccola di tre anni abusata ripetute volte e con le gambette divaricate che non avrebbe più potuto chiudere. Sconvolto decide di partire per gli Stati Uniti e in Europa con una serie di fotografie quale testimonianza di una folle e crudele violenza, purtroppo il materiale gli viene rubato quindi le prove di tanto orrore sono perdute e così egli rinuncia al viaggio, ma non potrà mai dimenticare la piccina seviziata e le sua grida strazianti.

Da anni Il dottor Mukwege convive con l’esercito congolese e lo giudica costituito da uomini spietati, dei miserabili che hanno praticato per anni la violenza, secondo il suo giudizio non possono trasformarsi in protettori della popolazione civile. Per il nostro medico questi militari, isolati dalla città, potrebbero convertirsi all’agricoltura traendone un buon guadagno, ma forse un uomo pacifico come Denis e dedito ad aiutare la popolazione della sua terra dimostra di avere una visione ottimista, purtroppo i militari da troppo tempo praticano la violenza sulle donne. In seguito, poco a poco, i tribunali militari entrano in funzione ed alcuni soldati vengono condannati alla pena capitale, ma con il passare del tempo la violenza si trasmette a tutta la società. I bambini arruolati nei gruppi militari vengono reinseriti nella società senza sottoporli a dei controlli, a una rieducazione, e così la violenza si riaccende e si propaga come una malattia contagiosa. Intanto il dottor Mukwege inizia la collaborazione con le ONG locali come l’Ufficio dei Volontari per l’Infanzia e la Salute ed ha il compito di recuperare i bambini usciti dai gruppi armati cercando di reinserirli nella società. Nel 2018 l’opera del dottore viene riconosciuta e ottiene numerosi premi internazionali e il titolo di africano dell’anno mentre in Francia viene decorato Cavaliere della Legion d’onore e una Università svedese gli conferisce il titolo di Dottor honoris causa. Giungono anche dei finanziamenti con i quali nel 2018 viene creata la Fondazione PanZi con lo scopo di sostenere le attività dello stesso ospedale e di creare delle cliniche rurali per le comunità sparse sul territorio. Nell’ospedale di PanZi c’è un’ala adibita ad aiutare le donne vittime delle violenze le quali si rivolgono ad una giurista, ma difficilmente vengono applicate delle sanzioni perché le famiglie cercano di mettersi d’accordo senza tener conto delle donne. Con il tempo le possibilità finanziare sono aumentate e il dottore ha creato una serie di case (Dorcas) dove queste donne vengono aiutate, curate nel corpo e nello spirito, perché hanno perso ogni speranza essendo ripudiate dal marito, rifiutate dalla società e tormentate dalla paura di ricadere nelle mani dei loro violentatori.

Dal giorno in cui la drammaturga Eve Ensler è arrivata a PanZi e ha preso coscienza della situazione in cui volgevano le donne ha deciso di collaborare al miglioramento della vita femminile mettendo a disposizione una parte dei suoi guadagni e così un’ala dell’ospedale viene suddivisa in sale studio, in sale riunioni e in piccole case unifamiliari dove giovani donne vivono in gruppi di dieci per diversi mesi beneficiando di una formazione informatica, dello studio dell’inglese, di corsi di autodifesa, imparano a coltivare gli orti e vengono avviate a creare delle piccole imprese che permettono loro di acquisire indipendenza, nasce così la Città della Gioia che viene inaugurata il 4 febbraio 2011.

Il dottor Mukwege ha ormai 58 anni e per lungo tempo ha esercitato la professione di medico, di uomo d’azione, di conferenziere, spostandosi da un luogo all’altro per narrare le sue esperienze, per far conoscere il dramma delle donne della sua terra. Oggi afferma di voler essere anche marito, padre, nonno, e dedicarsi alla sua bella famiglia, cinque figli e otto nipoti. In tutti questi lunghi e faticosi anni Madelaine, sua moglie, lo ha sostenuto con coraggio ed amore e per questo è un uomo sereno, fedele al suo Signore, perché ha conservato la fede, senza la fede non sa dirsi cosa avrebbe potuto fare nella vita.

 

Sara Rivedi Pasqui

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