Koinonia Marzo 2019


Messaggio pasquale del Beato Pierre Claverie

 

MORTO E RISUSCITATO*

 

Nella sua morte e nella sua Risurrezione si compie la rivelazione del suo mistero (“l’ora della sua glorificazione” come dirà Giovanni). Gesù in un primo tempo è messo di fronte al fallimento che sembra chiudere per sempre la sua missione terrestre: i suoi nemici hanno vinto e Dio non interviene per salvare  il suo servo (contrariamente all’affermazione del Corano). Il suo Inviato soffrirà e morirà su una croce, della morte degli schiavi. Gesù vive questo fallimento umano abbandonandosi con fiducia a Colui che è stato la sua ragione di vita e del dono di quella vita. I gesti che nell’Ultima Cena compirà con i suoi discepoli, prima della Passione, fanno capire che quella morte, da lui accettata lucidamente e affrontata con coraggio, è per lui un atto d’amore (“Non c’è amore più grande che dare la vita per chi si ama” Gv 15,13).

Ed ecco che i discepoli  affermano che Colui che è stato crocifisso è vivo. Ad Emmaus (Lc 24, 13-25), davanti alla tomba vuota (Gv 20,11-18), in riva al lago (Gv 21, 1-15), nel Cenacolo dove gli apostoli sono riuniti, a Gerusalemme (At 1,3)... Gesù appare a quelli che l’avevano conosciuto e seguito. Essi lo riconoscono quando li chiama per nome, e dai segni che compie (vedi Tommaso, in Gv 20, 19-29). Ormai non è più un personaggio del passato. Si può ancora incontrarlo, sentirlo parlare, condividere con lui il pane e il vino, servirlo e amarlo. Egli agisce con potenza, la potenza della resurrezione con la quale comunica la sua vita a chi crede in Lui. Ha portato la vita fin nel cuore della sofferenza e della morte umana e vi ha immesso la speranza della resurrezione per tutti. 

La Parola d’amore di Dio continua così la creazione portandola al suo compimento. Dopo quella di Gesù, tutte le tombe possono  aprirsi: la morte è sconfitta dall’amore e dalla vita. I discepoli ne faranno esperienza nella fede col dono dello Spirito Santo a Pentecoste. La loro vita ne è rinnovata: “La missione della Chiesa, come quella di Gesù, è opera di Dio o, come dice spesso Luca, opera dello Spirito. Dopo la resurrezione e l’ascensione di Gesù, gli apostoli vivono un’esperienza forte che li trasforma. A Pentecoste, la venuta dello Spirito Santo fa di loro dei testimoni e dei profeti (At 1, 8; 2, 17-18), infondendo loro un’audacia tranquilla che li spinge a trasmettere ad altri l’esperienza di Gesù e la speranza che li anima. Lo Spirito Santo dona loro la capacità di testimoniare con “sicurezza”. (Giovanni Paolo II, La Missione del Redentore, 24).

 

Beato Pierre Claverie op

 

* Proposto e tradotto da Donatella Coppi, questo brano è tratto dal testo “Il libro della fede” che vuole essere uno strumento di lavoro che Claverie e i vescovi del Maghreb propongono a quelli e quelle che provano il bisogno di riflettere la loro esperienza cristiana nel mondo maghrebino.

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