Koinonia Febbraio 2019


PERSONAGGI E VICENDE a cura di  Sara Rivedi Pasqui

 

PIETRO VALDO

 

Scarse sono le notizie sulla vita di Pietro Valdo, il fondatore del movimento valdese e non possiamo garantirne la veridicità. Si narra che un certo Valdo, mercante di tessuti in seta a Lione, possedesse del denaro, avesse una bella famiglia e molti amici, ma che la morte improvvisa di un caro amico gli provocò una profonda crisi spirituale. Per liberarsi dallo stato di angoscia in cui era caduto al pensiero di morire e presentarsi davanti a Dio voleva sapere quale fosse il mezzo più sicuro per piacerGli. La giusta risposta la trovò nella parole di Gesù al giovane ricco (Luca 18, 23) e per Valdo quel versetto fu rivelatore della chiamata del Signore, sistemò economicamente moglie e figlie, fece tradurre in francese alcune porzioni dei testi biblici, distribuì i suoi beni ai poveri ed agli amici comunicò il messaggio evangelico, insomma decise di consacrarsi all’annuncio dell’Evangelo. Sembra che tale conversione sia avvenuta nel 1173, altri stimano sia avvenuta nel 1176, annus horribilis perché segnato da una carestia così violenta da causare numerosi morti fra i poveri, privi di qualsiasi risorsa.
Per Valdo è il momento di accettare la condizione di Cristo, povero fra i poveri, cioè di annunciare ai poveri l’Evangelo e quindi diventare un predicatore itinerante e così nacque la prima comunità costituita da soli uomini laici e privi di formazione teologica. Purtroppo la loro predicazione non era affatto gradita alla chiesa cattolica e Guichard, arcivescovo di Lione, non accettava persone che non riconoscevano la sua autorità ecclesiale. Il movimento valdese progredì rapidamente fra gli artigiani, gli operai, i contadini e così Guichard gli tolse il diritto di predicare e impose l’obbedienza all’autorità ecclesiale. Di fronte a tali imposizioni e proibizioni Valdo, con una delegazione valdese, decise di recarsi a Roma presso il Concilio Lateranense per tentare di ottenere ciò che il vescovo di Lione rifiutava di riconoscere. Fu stabilito che il gruppo dovesse passare un esame dottrinale e così Walter Knapp, un canonico inglese, scriveva a proposito dei valdesi: «Non hanno dimora fissa, conducono una vita itinerante, camminano a due per due, a piedi nudi, indossano una tunica di lana e non possiedono alcunché di personale, ma mettono tutto in comune, discepoli nudi di un Cristo nudo, come gli apostoli». Il voto di povertà non fu negato e per la predicazione si riconobbe la mancanza di teologia scolastica, tuttavia fu accordato il diritto di predicare ma con l’autorizzazione del clero locale.

Gli anni successivi al pellegrinaggio a Roma si distinsero per certi avvenimenti molto gravi, alcune donne si erano convertite dedicandosi alla predicazione, ma una serie di regole canoniche le obbligarono a una condizione di inferiorità sia nella società che nella chiesa. Papa Lucio III durante il Concilio di Verona dichiarò i valdesi ribelli e scismatici scomunicandoli e bollandoli di eresia tanto da rendere impossibile la loro vita costringendoli all’esodo.  Intanto in valdismo conquistò rapidamente al nord la Renania e la Borgogna, nel mezzogiorno la Provenza e la Linguadoca e in Italia la Lombardia. E di Pietro Valdo cosa possiamo dire? Rimarrà fedele per tutta la sua vita alla libertà di annunziare l’Evangelo, alla predicazione laica. Ne 1190, durante una disputa, i valdesi rifiutarono l’autorità della gerarchia cattolica, da quel momento tutti coloro che venivano accusati di eresia furono chiamati valdesi. Per ciò che riguarda la vita di Valdo non sappiamo né dove nacque né dove morì e non abbiamo nessun documento, si suppone che sia morto tra il 1206 e il 1207, frattanto il movimento che da lui aveva preso il nome si era affermato, sviluppato, aderendo alla Riforma e trasformando il movimento in una chiesa riformata ed oggi, dopo circa otto secoli è ancora attivo. I valdesi convocarono un colloquio nella Val Chisone, riuscirono a riunire un notevole numero di rappresentanti di una diaspora assai vasta. Nel 1530 ci fu di nuovo un convegno a Meridol in Provenza a cui parteciparono i pastori Morel e Masson e fu abbozzata una confessione di fede in quattordici articoli e fu indetto un Sinodo in val d’Angrona a Chanforan dal 12 al 18 settembre 1532. Il Sinodo di Chanforan pose una base dogmatica che fu accettata dalle chiese riformate e durante il suo svolgimento fu stabilita una serie di principi tra cui la salvezza per grazia mediante la fede, il servo arbitrio e il riconoscimento di due soli sacramenti: il Battesimo e la Santa cena. Da quel momento inizia la storia della Chiesa valdese, ma non vuol dire che Chanforan rappresenti una rottura piuttosto la continuità spirituale del movimento valdese, d’altra parte accettando la riforma era l’unica scelta per non scomparire e per mantenere l’unità di tutta la storia dei valdesi nel nome della fedeltà all’evangelo.

 

Sara Rivedi Pasqui

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