Koinonia Gennaio 2019


La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2019

 

“Cercate di essere veramente giusti”  

 

Dal libro del Deuteronomio16,18-20: In tutte le città che il Signore, vostro Dio, sta per darvi, nominerete giudici e magistrati per ogni tribù. Essi amministreranno la giustizia per il popolo in modo imparziale. Non deviate il corso della giustizia e non fate preferenze. Non accettate regali, perché il regalo rende ciechi i sapienti e corrompe le decisioni dei giusti. Cercate di essere veramente giusti e così resterete in vita e possederete la terra che il Signore, vostro Dio, sta per darvi”.

 

INTRODUZIONE TEOLOGICO-PASTORALE

 

In tutto il mondo, come cristiani, ci riuniamo in preghiera per crescere nell’unità. Lo facciamo in un mondo in cui la corruzione, l’avidità, l’ingiustizia causano disuguaglianza e divisione. La nostra è una preghiera unita in un mondo frantumato, per questo è incisiva. Ciò nonostante, come singoli e come comunità siamo spesso complici di ingiustizie, laddove, invece, come cristiani siamo chiamati a rendere una testimonianza comune in favore della giustizia, e ad essere uno strumento della grazia guaritrice di Dio in un mondo lacerato.

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2019 è stata preparata dai cristiani dell’Indonesia. Con una popolazione di 265 milioni di persone, di cui l’86% si professa musulmano, l’Indonesia conta la più ampia maggioranza musulmana rispetto ad ogni altro paese. Vi è, però, un 10% di indonesiani costituito da cristiani di varie tradizioni. Sia per popolazione che per vastità del territorio, l’Indonesia è la nazione più estesa del Sud-Est asiatico. Conta più di 17.000 isole, 1.340 differenti gruppi etnici e oltre 740 idiomi locali, e tuttavia è unita da una lingua nazionale, l’indonesiano bahasa. La nazione è fondata su cinque pilastri basilari chiamati Pancasila, con il motto Bhineka Tunggal Ika (Unità nella diversità). In questa diversità di etnia, lingua, e religione, gli indonesiani hanno vissuto secondo il principio di gotong royong che significa “vivere nella solidarietà e nella collaborazione”. Ciò implica il condividere tutti gli aspetti della vita, del lavoro, i dolori e le feste, e considerare tutti gli indonesiani come fratelli e sorelle.

Questa armonia sempre fragile è oggi minacciata in modi nuovi. La crescita economica che l’Indonesia ha registrato nelle recenti decadi è stata costruita su un sistema competitivo nella sostanza, in netto contrasto con la collaborazione del gotong royong. La corruzione si manifesta in varie forme; colpisce la politica e il mondo degli affari, spesso con conseguenze devastanti per l’ambiente; mina la giustizia e l’applicazione della legge. Troppo spesso coloro che devono promuovere la giustizia e proteggere i deboli, agiscono in modo contrario; di conseguenza, si allarga il divario tra ricchi e poveri, e così un paese ricco di risorse soffre lo scandalo di avere molta popolazione che vive in povertà. Come recita un detto tradizionale indonesiano: “Un topo muore di fame in un fienile colmo di riso”. Allo stesso tempo, alcuni particolari gruppi etnici o religiosi sono spesso associati alla ricchezza in modi che hanno sovente alimentato tensioni. La radicalizzazione scava un solco che allontana le comunità ed è esasperata dal cattivo utilizzo dei social media che demonizza alcune comunità in particolare.

In tale contesto le comunità cristiane diventano consapevoli della loro unità quando convergono in una comune attenzione e una comune risposta ad una realtà di ingiustizia. Nel contempo, a fronte di queste ingiustizie siamo obbligati, come cristiani, ad esaminare i modi in cui possiamo essere stati coinvolti in queste forme di ingiustizia. Solo ascoltando la preghiera di Gesù “che tutti siano una cosa sola” (Gv 17, 21) possiamo testimoniare di vivere l’unità nella diversità. È attraverso la nostra unità in Cristo che saremo in grado di combattere l’ingiustizia e di offrire quanto necessario alle sue vittime.

Mossi da tale preoccupazione, i cristiani in Indonesia hanno trovato che le parole del Deuteronomio “Cercate di essere veramente giusti” (Dt 16, 18-20) parlassero in modo vigoroso della loro situazione e delle loro necessità.

Prima di entrare nella terra promessa, il popolo di Dio rinnova l’impegno all’Alleanza che Egli ha stabilito con loro. La pericope si trova in un capitolo il cui tema centrale sono le festività da celebrare. Dopo ogni festeggiamento, il popolo è istruito: “[…] farete festa voi, i vostri figli e le figlie, i vostri schiavi e le schiave, i leviti, i forestieri, gli orfani e le vedove che abiteranno nelle vostre città” (Dt 16, 14).

I cristiani indonesiani cercano di riscoprire quello stesso spirito di feste condivise tra le comunità, che c’era in passato. Al termine di questo capitolo può sembrare strana l’inclusione di due versetti sulla nomina dei giudici, ma nel contesto indonesiano il legame tra le festività di tutti e la giustizia appare vitale. Quale popolo dell’Alleanza stabilita in Gesù, sappiamo che le delizie del banchetto celeste saranno date a quelli che hanno fame e sete di giustizia e che sono perseguitati perché Dio “ha preparato in cielo una grande ricompensa” (Mt 5, 12).

La Chiesa di Cristo è chiamata ad essere primizia di questo regno. Tuttavia, se rimaniamo nella nostra disunione, presto falliremo e non riusciremo ad essere segno dell’amore di Dio per il suo popolo. Così come l’ingiustizia ha fomentato la divisione che ha deteriorato la società indonesiana, ha anche alimentato le divisioni nella Chiesa. Ci pentiamo dell’ingiustizia che causa divisioni, e come cristiani crediamo anche nella potenza di Cristo che perdona e guarisce. E così, ci troviamo uniti sotto la croce di Cristo, invocando sia la sua grazia per combattere l’ingiustizia, che la sua misericordia per i peccati che hanno causato la nostra divisione. 

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